Il 25% in meno di nuove imprese nate rispetto al 2019, ristori che tengono a galla aziende oramai di fatto “inattive” – la stima parla di circa 350 attività “zombie” -, un lieve, lievissimo, ottimismo fino al 30 giugno.
È salato il prezzo della pandemia che paga il settore terziario valdostano, colpito più duramente rispetto alla media nazionale e con un crollo dei consumi complessivo di circa 500 milioni di euro, uno scostamento negativo del -14% sul 2019, più pesante rispetto alla media italiana che si ferma al -12%.
Sono, poi, 735 le imprese a rischio chiusura nel 2021.
Questi i dati dell’andamento delle imprese del terziario in regione, nell’analisi dell’Istituto di Ricerca Format Research di Roma, commissionata da Confcommercio Valle d’Aosta.
“Le imprese valdostane del Terziario hanno perso mediamente, nel 2020, il 33% dei ricavi rispetto al 2019, una contrazione notevolissima – spiega Pierluigi Ascani, dell’Istituto romano -. I settori che hanno perso di più sono stati i pubblici esercizi, con il 64%, ed il commercio al dettaglio non alimentare, con il 45%”.
Numeri che, legati ad un – 43% di arrivi e un – 40% di presenze turistiche in regione, fa emergere un dato inquietante: “La prospettiva per il 2021, tenuto conto della fine del blocco dei licenziamenti, non induce visioni rosee per l’occupazione – prosegue Ascani -. Con numeri così gravi sulla riduzione dei consumi e dei ricavi, che valutiamo del 40% in meno, stimiamo che un lavoratore su cinque del Terziario è a rischio”.
Il 55% degli imprenditori valdostani è soddisfatto dalle misure regionali anticrisi
Dall’analisi commissionata da Confcommercio, emerge anche che il 55% degli imprenditori intervistati considera efficaci le azioni economiche messe in campo dall’Amministrazione regionale.
Questione che cambia quando si parla dei “Ristori” romani: l’88% boccia infatti senza appello le misure messe in atto dal passato governo Conte, mentre solo il 34% considera efficaci quelle dell’esecutivo guidato da Draghi. Sull’ex numero uno della Bce, e attuale Presidente del Consiglio, pesa anche un 60% di imprenditori che considera eccessivo il “lockdown” di Pasqua.
Le lunghe mani della malavita
In generale, dalla ricerca emerge come la crisi economica accentui i timori degli imprenditori – si legge – “di rimanere vittima di trame criminali”.
Il 63% dei commercianti e dei pubblici esercizi teme il fenomeno dell’usura, il 55% i tentativi della malavita di impadronirsi delle aziende. Tra coloro i quali ritengono che la crisi possa accentuare l’usura, un’impresa su cinque avverte concretamente dei rischi nella zona dove opera la sua attività.
Timori concreti anche in Valle, dove il 18% degli operatori del terziario avverte da vicino il rischio che la criminalità possa impadronirsi della propria attività commerciale.
“Da questo osservatorio congiunturale emerge un’immagine ancora particolarmente difficile per la nostra regione – spiega il Presidente di Confcommercio VdA Graziano Dominidiato -, e non danno una grande prospettiva per il 2021. Rimanendo per un periodo ancora importante in zona rossa, con le imprese chiuse, ci si avvicina oltretutto al periodo delle imposte. E senza liquidità sarà un altro problema riuscire a far fronte agli impegni di fronte all’Agenzia delle entrate”.