L’Università della Valle d’Aosta “sbarca” oltreoceano. L’Ateneo valdostano, infatti, ha siglato due convenzioni con l’Université du Québec à Chicoutimi e l’Université du Québec à Rimouski, per consentire a quattro studenti di vivere un periodo di studio in Canada.
Dal 30 agosto al 20 dicembre Bin Lin (corso di Laurea in Lingue e comunicazioni per l’impresa e il turismo) e Fidalma Intini (corso di Laurea in Scienze della formazione primaria) andranno a Chicoutimi; mentre a vivere l’esperienza accademica a Rimouski saranno Carola Rosso (corso di Laurea in Lingue e comunicazioni per l’impresa e il turismo) e Nicole Borettaz (corso di Laurea in Scienze della formazione primaria). Tutti selezionati attraverso una prova orale e titoli.
“Le due convenzioni sono attive da quest’anno e questi ragazzi sono i primi ad utilizzarle – spiega Mariagrazia Monaci, Rettrice dell’UniVdA -. È stato un percorso complesso, e ci siamo stupiti del numero di domande presentate, che sono state tante, ben tredici. Abbiamo attivato delle Borse di studio da 2500 euro indipendentemente dall’Isee, e ci appoggiamo al contributo ministeriale. È un grande impegno far partire una convenzione del genere, extraeuropea e con Paese lontano. Ma siamo convinti che l’internazionalizzazione sia davvero importante”.
Questione suffragata dai numeri dal momento che , stando alla classifica Censis del 2020, l’Ateneo valdostano è al terzo posto, tra le Università non statali di piccole dimensioni, proprio nell’aspetto dell’internazionalizzazione.
Al centro delle convenzioni la lingua, ma soprattutto un’opportunità inestimabile: “La valorizzazione della francofonia è una priorità per la nostra Università – dice invece Teresa Grange, titolare della Chaire Senghor de la Francophonie, delegata rettorale all’internazionalizzazione e referente per la Convenzione con l’Ateneo di Rimouski -. Questo accordo non si basa solo sulla mobilità degli studenti ma si apre alla ricerca e a diversi progetti specifici”.
Che non sono pochi: “Scambi di docenti, visite di personale amministrativo, ricerca, accesso alle strutture di ricerca, seminari, colloqui e racconti, scambio di documentazione, pubblicazioni congiunte”, prosegue Grange, che vede in queste convenzioni un primo passo, con gli studenti ad assolvere un compito non di poco conto: “saranno gli ambasciatori e le ambasciatrici della Valle d’Aosta”, spiega la docente.
Non solo: “Per gli studenti sarà un’esperienza assolutamente straordinaria – aggiunge Françoise Rigat, referente per la Convenzione con l’Università a Chicoutimi -, per perfezionare la lingua francese, per frequentare un campus all’americana, internazionale, con ragazzi di 50 diversi paesi. Sono convinta che approfitteranno per aprire lo spirito, aprirsi a culture diverse e conoscere altre discipline, altri esami e altri modi di insegnare. Un’esperienza didattica ma anche culturale straordinaria”.
L’impatto della pandemia
Le convenzioni, in realtà, nascono un paio di anni fa, trascinate nei tempi dall’onda lunga della pandemia.
Carola Rosso, una delle studentesse pronte a partire a fine agosto, racconta i diversi scogli e paletti trovati sul proprio percorso verso il Canada: “Vista la situazione Covid abbiamo dovuto chiedere un permesso di studi anche per un periodo inferiore a sei mesi, e farlo nel giro di una settimana, inserendo un sacco di documenti che ci venivano richiesti. Abbiamo poi dovuto prenotare a Roma per far registrare i nostri dati biometrici e c’era grande incertezza sui tempi per ricevere il permesso”.
Documento che alla fine è arrivato domenica scorsa, anche se le incognite restavano molte: “C’era incertezza anche sulla quarantena – continua la studentessa – e sul percorso, con un tampone da fare qui in Italia, uno in Canada, tre giorni da passare in un hotel a Montréal e poi in una residenza adatta ad una quarantena”.
O, per dirla ancora con la professoressa Grange: “Ci sono state delle difficoltà inedite non solo perché questi studenti sono degli ‘apripista’ per noi, ma anche perché la situazione è stata davvero molto mutevole. Ma forse questa è stata la prima prova per loro: trovarsi in una condizione un po’ diversa da soliti Erasmus, nei quali la strada è sempre piuttosto tracciata”.
Difficoltà che non vogliono fermare l’Ateneo valdostano, che intanto ha aperto le iscrizioni ai suoi corsi fino a settembre inoltrato: “Questa è la prima mobilità extraeuropea, e per un periodo così lungo, della nostra Università – chiude la Rettrice Monaci -. Quasi metà dei nostri studenti fanno un’esperienza all’estero, anche se quasi sempre in Francia. Speriamo il prossimo anno di avere nuovi posti e le disponibilità economiche per attivare nuove convenzioni, anche perché non ci aspettavamo tanta partecipazione da parte degli studenti”.