Gli atleti che si sono resi più o meno protagonisti alle Olimpiadi di Tokyo hanno avuto un posto speciale dove tenersi in forma, rifinire la preparazione, puntare ad una medaglia o ad un nuovo record, ma anche incontrare i propri idoli. Lì, nel Villaggio Olimpico, a tirare le fila era un valdostano, Ismael Mrani Alaoui, responsabile del centro di allenamento da cui sono transitati tutti gli olimpionici.
“Sono Master Trainer e Educator Trainer per Technogym, main sponsor delle Olimpiadi e fornitore ufficiale delle attrezzature del centro di allenamenti”, racconta Ismael una volta rientrato dalla Terra del Sol Levante, “ed ho passato una selezione a livello internazionale attraverso il Comitato Olimpico. Mi occupavo sia di dare supporto logistico che della parte atletica, medica e fisioterapica della struttura. Ho lavorato a stretto contatto con le Federazioni e con gli allenatori, per finalizzare al meglio la preparazione degli atleti”.
Un impegno teoricamente super partes, ma per l’Italia il valdostano ha avuto “non favoritismi ma sicuramente un occhio di riguardo: conoscevo bene tutti i preparatori e tanti atleti, quando finivo il mio lavoro ordinario mio staccavo e seguivo la preparazione degli azzurri, facendo lavori specifici con loro. Si è creato un bel legame, dopo ogni medaglia venivano da me ad abbracciarmi e a fare delle foto”.
Il momento più bello, a detta di Alaoui, è stata la medaglia d’oro nel salto in alto vinta da Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim in società: “L’oro di Marcell Jacobs e della staffetta 4×100 sono stati una cosa pazzesca, ma quando Tamberi e Barshim hanno diviso la medaglia è stato bellissimo. Io avevo un incarico anche con la federazione qatariota, durante la gara ero seduto in mezzo a loro con la bandiera dell’Italia. Abbiamo festeggiato fino a notte fonda”. Un altro momento cruciale è stato il record sui 400m ostacoli del norvegese Karsten Warholm in 45”94: “Prima della gara con il suo allenatore abbiamo fatto dei test: non avevo mai visto parametri simili, ero sicuro che avrebbe fatto qualcosa di storico”.
Ismael ha vissuto in prima persona tanti momenti emozionanti, senza risparmiare lavoro né convivialità, soprattutto a Casa Italia: “Essere lì era talmente bello che facevo tante cose extra, come il fisioterapista per la nazionale di Portorico di basket femminile, ad esempio, o da “tutor” ad alcuni atleti un po’ spaesati. Le giornate duravano 20 ore, si dormiva poco ma ne valeva la pena”.
Tra l’interesse di vedere fianco a fianco grandi campioni – come Djokovic e Doncic, ad esempio – allenarsi con degli esordienti assoluti, per il personal trainer valdostano quella di Tokyo è stata un’esperienza arricchente sia professionalmente che umanamente, nonostante si fosse di fronte ad Olimpiadi tanto anomale: “Una delle cose belle che si è creata è che, non essendoci il pubblico, gli atleti si fermavano ad incitare gli altri”, continua Ismael. “Credo che nessun’altra nazione a parte il Giappone potesse farsi trovare così pronta ad organizzare un evento simile. Anche se non potevano assistere alle competizioni facevano sentire il calore dell’ospitalità, ad ogni ora trovavamo fan che volevano autografi e foto e regalavano degli origami”.
Tokyo, però, potrebbe non essere l’unica esperienza a cinque cerchi per Ismael Mrani Alaoui: “Quasi sicuramente sarò anche a Parigi nel 2024, e lì sarà ancora più emozionante, abbiamo già fatto una riunione. Ora devo pensare ai Giochi invernali di Pechino e, in teoria, dovrei tornare in Giappone per le Paralimpiadi”, conclude. “Ma probabilmente non ci andrò: starò vicino a mia moglie che aspetta un figlio”.