Lei lo lascia, lui la picchia e la tempesta di messaggi: condannato

L’udienza nei confronti del 33enne si è tenuta nella mattinata di ieri, venerdì 4 febbraio, al Tribunale di Aosta. All'uomo sono stati inflitti un anno e tre mesi di carcere. I fatti dall’estate dello scorso anno.
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Cronaca

Un anno e tre mesi di carcere sono la pena inflitta dal giudice monocratico Marco Tornatore ad un 33enne di origini marocchine, chiamato a rispondere di stalking nei confronti della ex moglie e di lesioni sulla donna e sul suo nuovo compagno. L’udienza si è tenuta nella mattinata di ieri, venerdì 4 febbraio, al Tribunale di Aosta, perché la coppia viveva in Valle all’epoca dei fatti.

I problemi tra i due, secondo quanto ricostruito dalla Procura, iniziano quando l’allora consorte dell’imputato, sua connazionale, a maggio dello scorso anno si reca nel Paese d’origine per rescindere dal matrimonio per procura contratto con il 33enne. Lui lo viene a sapere e, il mese dopo, quando lei è rientrata in Valle, si reca sotto l’abitazione della ex moglie.

Secondo quanto denunciato dalla vittima, volano gli insulti. Non solo. La donna è assieme al nuovo compagno e l’imputato colpisce, in quel frangente, sia lui, sia la già consorte. Nei mesi dopo, secondo l’accusa, l’uomo non si rassegna e inizia a inviare messaggi, di testo e vocali, alla ex moglie, tutti con lo stesso contenuto minaccioso ed oltraggioso.

La Procura (il fascicolo è affidato al pm Manlio D’Ambrosi) ottiene una misura cautelare a carico del 33enne, che dopo alcune ricerche – dal momento che si era allontanato – viene reperito e posto agli arresti domiciliari in Lombardia. La richiesta di riesame, presentata dal suo difensore a seguito dell’applicazione, viene rigettata, con conferma della misura in vista del processo.

Nell’udienza di ieri, oltre alle parti offese, ascoltate sui fatti, in aula sono stati sentiti alcuni testimoni che hanno evidenziato i timori della donna rispetto alla vicenda, portandola tra l’altro a rescindere il contratto della casa in cui abitava. Il pubblico ministero aveva chiesto al giudice una pena di quattro anni e mezzo di detenzione. Nel frattempo, l’imputato, assistito dall’avvocato Andrea Urbica, è stato raggiunto da un decreto di espulsione per altri fatti.

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