A Pollein, nella penultima eliminatoria primaverile delle batailles, la star è stato un cinquantenne di un metro e settanta e sessantacinque chili di peso. Gilberto Simoni, vincitore del Giro d’Italia di ciclismo del 2001 e del 2003, sabato scorso 30 aprile si è fatto affascinare dal mondo delle batailles (e prima dalla corvée di Saint-Christophe), confermando che lo spettacolo delle reines non è prerogativa dei valdostani.
Questo trentino nato a Palù di Giovo – paese di porfido e viti tra Trento e Cembra – ha fatto 700mila chilometri in bicicletta nella sua vita: ha vinto tappe al Tour de France, alla Vuelta Espana e alla corsa rosa ed è tornato in Valle d’Aosta per partecipare a una serata sul ciclismo, dimostrando che nella vita si può sempre scoprire qualcosa.
Che le mucche di montagna combattono per affermare la loro leadership all’interno di una mandria. Concetto semplice da descrivere a parole, meno da mettere in pratica, come Simoni sa bene. Vincere è difficile, che sia sui pedali o nel prato di un’arena. Lo sa bene pure Daniel Berriat di Nus, che la vittoria l’aveva accarezzata il 15 agosto dell’anno scorso. Nella notturna di Ferragosto ad Aosta Souris si era fermata in semifinale, conquistandosi il diritto di tornare alla Croix-Noire per la Regione. Ma un conto è qualificarsi, un altro vincere. Stavolta Souris ha vinto la sua semifinale (contro Dior di Remo Dalbard, già terza a Fénis l’anno scorso, quando ancora era di proprietà di Livio Pervier) e poi, nella finale di primo peso, ha superato Tarzan di Anselmo Chabloz, una reina nuova di zecca della quale si sentirà ancora parlare. Tarzan ha dei numeri – non si elimina per caso la reina di Saint-Christophe del 2019, Marmotta di Davide Viérin – ma per stavolta si accontenta del secondo posto: Souris ha imparato, ha indossato il campano più importante e soprattutto il bosquet.
La nouvelle vague alla Grand Place, ma per Pollein non c’è gratificazione
In prima categoria le reines di Pollein si sono fermate in semifinale, ed è successo lo stesso anche nel secondo peso. In terza? Due semifinaliste e una finalista, Souris di Michel Fragno, che ha conteso il bosquet a Manda di Dario Bétemps di Saint-Christophe. La finale ha sancito la superiorità di Manda, alla prima qualificazione della carriera al pari di Souris, di Veleno di Fulvio Borbey e Nerveusa dei fratelli Viérin, semifinaliste di giornata. I fratelli Viérin, un’istituzione delle batailles e un caposaldo del comitato di Pollein, chiudono l’eliminatoria con tre qualificazioni: un risultato niente male, anche se manca “l’acuto” di un successo. In seconda le loro Prudence e Versailles si sono fermate in semifinale, sconfitte rispettivamente da Duchesse di Stefano Mosquet e Falchetta di Lorenzo Rosset, reina e vice di giornata. Anche qui nessun precedente tra le 4 fortunate. A livello statistico gli allevatori di Pollein fanno 7 su 12, ma con una sola semifinalista. Poteva andare meglio, considerata soprattutto la portata delle stalle di Pollein. Ma la stagione, nel suo insieme, è ancora lunga. La primavera, invece, sta per finire. Sabato a Villeneuve l’ultima chiamata, verosimilmente si supereranno le 200 iscritte di sabato a Pollein. La ripartenza delle reines, lo sanciscono i numeri, è un dato di fatto.
L’addio a Marcel Bich
Il combat di Pollein si è disputato sabato 30 aprile perché la giornata del 1° maggio, nel piccolo mondo dell’allevamento valdostano, è legato indissolubilmente a una cosa soltanto : la Reina dou Lace è sempre un concorso, ma legato alla produttività delle bovine. Normandie della Maison Agricole Moin di Denis Moin di Quart (7.600 chili di latte annui) e Tiki di Ernesto Lazier di Lillianes (5.449) sono state – tra le pezzate rosse e le nere – le mucche con la lattazione più alta dell’ultimo anno in Valle d’Aosta.
E’ stato un primo maggio di festa, almeno fino a un certo punto. A Valsavarenche, nel giorno dedicato ai Lavoratori, è stato dato l’addio a Marcel Bich, una vita lunga novantaquattro anni fatta quasi esclusivamente di fatica e sacrifici. Marcel era un allevatore di una volta, esponente di una generazione che purtroppo ormai non c’è più: stalle piccole, scelte oculate, pochi capi e qualche colpo di genio, perché le reines erano (e sono) una passione i cui confini non devono mai prevalere sulla produttività delle bovine, da cui spesso e volentieri dipende il sostentamento alla propria famiglia. Famiglia, ecco la parola chiave. Per Marcel erano i figli Giuseppino e Livio, più tardi le nipoti Erika, Ileana e Corinne. Furono proprio le nipoti, il 22 ottobre del 2016, a telefonare a nonno Marcel per comunicargli che Allegra, la sua regina, aveva vinto l’Espace Mont Blanc: Marcel, dalla sua casa di Creton, si lasciò sfuggire un sorriso per quel risultato che ripagava anni di sacrifici, suoi e dei suoi familiari.
LE QUALIFICATE
Prima categoria (55 iscritte)
- Souris di Daniel Berriat (Nus, 660 chili)
- Tarzan di Anselmo Chabloz (Quart, 690 chili)
- Dior di Remo Dalbard (Pollein, 680 chili)
- Marmotta di Davide Viérin (Pollein, 715 chili)
Seconda categoria (69 iscritte)
- Duchesse di Stefano Mosquet (Brissogne, 562 chili)
- Falchetta di Lorenzo Rosset (Nus, 542 chili)
- Prudence dei fratelli Viérin (Pollein, 559 chili)
- Versailles dei fratelli Viérin (Pollein, 562 chili)
Terza categoria (76 iscritte)
- Manda di Dario Bétemps (Saint-Christophe, 503 chili)
- Souris di Michel Fragno (Pollein, 497 chili)
- Nerveusa dei fratelli Viérin (Pollein, 517 chili)
- Veleno di Fulvio Borbey (Pollein, 513 chili)