“Tutto è molto più complicato di quanto sembri”, ma non impossibile. A Cannes – la pellicola sarà in concorso nella selezione ufficiale del Festival, in programma fra il 17 e il 28 maggio –, con il film Le otto Montagne, diretto da Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, non ci saranno solo le vette valdostane, ma anche dei volti valdostani. Tra questi soprattutto quello di Elisa Zanotto, che, nella pellicola ispirata all’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017, interpreta il personaggio di Barbara, amica di Pietro (Luca Marinelli n.d.r.).
Elisa, attrice per lavoro, è una di quelle che “lavora per pagare l’affitto e andare al cinema. Ci vado tutte le settimane, anche più volte a settimana, sono capace di andare anche più volte al giorno”; la parte nel film in concorso a Cannes non le è caduta tra le braccia per caso, ma è frutto di un percorso lavorativo preciso: “Questa avventura è cominciata, da una parte, secondo un percorso molto canonico: la mia agente mi ha mandato le battute della scena, qualche indicazione per il personaggio. Io ero un po’ perplessa perché il ruolo era quello di una donna provata dalla vita, che dimostra più anni rispetto alla sua età. Non ero sicura di avere il physique du rôle e per di più avevo un taglio di capelli che non si adattava molto. La mia agente mi ha semplicemente detto di farlo bene, perché il casting era uno importante. Allora ho messo un fazzolettone in testa come le valdostane di una volta e via. Mi hanno presa, in realtà, per un altro ruolo, Barbara, amica di Pietro (Luca Marinelli). Un ruolo piccolo, ma per me era davvero emozionante; uno dei miei film preferiti è ‘Alabama Monroe‘, sempre di Felix. Quanto al cast, non ricordo esattamente quando l’ho scoperto, ma stiamo parlando di attori per cui nutro una grandissima ammirazione, sia Marinelli che Borghi e anche Timi e Lietti, ma non avevo scene con loro”.
Il suo percorso per arrivare al grande schermo passa dalla scuola, dalle scene del teatro e dalla consapevolezza che recitare “è una specie di malattia che ti lascia in pace solo quando la fai” e quindi bisogna arrendersi quando la passione diventa un chiodo fisso e metterci la tenacia perché possa diventare finalmente realtà. Elisa dopo l’inizio a Torino si sposta nuovamente ad Aosta e poi si arrende alla recitazione e si sposta definitivamente a Roma: “Ho cominciato a studiare recitazione mentre ero a Torino per l’università. La scuola che frequentavo, una scuola serale, ha iniziato a mandarmi ai casting, e da lì i primi lavori. Parti minuscole all’inizio, poi un po’ più grosse. Quello che considero un po’ il debutto è stato “Nel nome del male” di Alex Infascelli, una delle prime produzioni Sky in Italia. Poi mi sono laureata e a quel punto dovevo portare la pagnotta a casa, per cui sono tornata in Valle d’Aosta per fare tutt’altro, ma alla fine mi sono arresa e ho deciso di andare a Roma. Da lì in poi, teatro, cortometraggi, poi un ruolo di puntata nella fiction Rai ‘Un passo dal cielo‘ e questo film. Si va avanti a piccoli passi”.
I “piccoli passi” di Elisa Zanotto sono però costanti e carichi di una voglia di scena e di traguardi, così come di rimanere ben salda a terra per avere più forza nello spiccare il volo: “Ogni giorno potrebbe arrivare il provino giusto. Pensarla così, però, non è molto sano, non ci si può crogiolare troppo nelle illusioni. Io ho la fortuna di dovermi mantenere lavorando, sembra un paradosso e invece mi aiuta: non ho davvero tanto tempo per illudermi, mi stanca, ma almeno mi tiene impegnata. Al momento, lavorativamente parlando, non ho progetti in arrivo; dovrei dire la solita frase ‘non ne posso parlare’ per fare la vaga, ma preferisco la sincerità al marketing. Ho fatto dei provini, non so assolutamente se otterrò delle parti. Sarebbe bello pensare che questo film possa aprire delle possibilità, ma non è detto, la realtà è che è tutto molto più complicato di quanto sembri“.