Un incidente in via Chambéry, ad Aosta, con un’auto in corsa che finisce contro una parcheggiata. L’uomo a bordo scende e arriva anche il proprietario della vettura urtata. Si accende una discussione e, nel frattempo, passa una Volante, con i poliziotti che intervengono. I toni si alzano, volano parole grosse, anche nei confronti degli agenti.
La pattuglia decide di condurre l’automobilista in Questura e, mentre viene fatto salire sulla Volante, scalcia per opporsi alla manovra e colpisce un poliziotto al volto. Scatta così, nella serata di sabato scorso, 11 febbraio, l’arresto per resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale di Alin Doca Raiu, 34 anni.
L’agente nel frattempo è stato sottoposto ai controlli in Pronto soccorso, uscendone con una prognosi di 7 giorni. Stamane, l’arrestato è stato condotto in Tribunale per essere giudicato con rito direttissimo. L’arresto è stato convalidato e l’udienza rinviata al prossimo 27 aprile. Doca Raiu è stato scarcerato, con l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.
L’aggiornamento è stato chiesto dal difensore dell’arrestato, l’avvocato Davide Meloni del foro di Aosta, per intraprendere negoziazioni finalizzate al risarcimento dell’agente, costituitosi parte civile nel procedimento. L’accusa, in aula, era rappresentata dal pm Luca Ceccanti.
2 risposte
Ho notato che molto spesso il vostro giornale fa nome e cognome quando si tratta di stranieri coinvolti in fatti di cronaca, cosa che non succede quando c’è di mezzo un italiano…A voi trarre le dovute conseguenze.
La visione del giornalista che si alza al mattino e decide chi “salvare” dal “linciaggio mediatico”, e chi “sputtanare” (con preferenza, in quest’ultima categoria, per i cittadini stranieri), è tanto insensata che non avrebbe nemmeno bisogno di essere smentita, ma visto che nei commenti ciclicamente riemerge, proviamo a tornarci.
I nomi di chi viene sottoposto a provvedimenti di limitazione della libertà (come un arresto), cerchiamo di indicarli il più possibile. Ci sono eccezioni? Sì, ma non le stabiliscono i giornalisti sulla base del loro umore del giorno, ma la loro deontologia. E la privacy non c’entra nulla.
Sono rappresentate dai reati rientranti nel cosiddetto “codice rosso” (violenze sessuali, maltrattamenti familiari, ecc…), perché indicando pubblicamente indagati o arrestati, si rischierebbe di rendere identificabili le persone offese, che in quelle vicende è prioritario preservare.
In altri casi (ma non sono numerosi), le generalità degli arrestati non compaiono, perché a noi non note: a volte vengono aggiunte in seguito (magari quando il processo inizia), altre restano così (perché se non si arriva a una informazione, non la si inventa). Il nostro impegno, comunque, è di provare ad essere più esaustivi possibile, ogni volta, in ogni articolo.
Buona lettura e buona giornata,
CD