Da un lato ci sono le imprese, dall’altro le famiglie. Anch’esse al centro del rapporto annuale sull’economia della Valle d’Aosta redatto dalla Banca d’Italia.
Com’è stato il 2023? “È stato un anno di rallentamento ma positivo – ha detto in conferenza stampa, illustrando il report, Luciana Aimone Gigio, della Divisione analisi e ricerca economica territoriale di Bankitalia –. Il reddito è cresciuto, potere d’acquisto lo ha fatto in modo marginale ma è migliore rispetto al dato nazionale. Sono cresciuti i consumi, come per l’andamento del Paese, ma in modo più contenuto rispetto al 2022, in cui c’era un ‘effetto recupero’ dopo due anni di rallentamento”.
Non solo: “Redditi e consumi hanno recuperato i livelli pre-pandemia – ha aggiunto –. Consumi che includono anche quelli turistici, per un recupero più ampio rispetto al dato nazionale”. E una peculiarità: “Il tratto distintivo dell’anno è stata una ripresa forte dei consumi e di beni durevoli come l’immatricolazione delle autovetture, un tratto comune a tutta Italia”.
L’occupazione, miglior dato d’Italia
Nel report di Bankitalia si legge che “Nella media del 2023 il numero di occupati è aumentato del 3,0 per cento (4,6 nel 2022), in misura più marcata rispetto alle regioni settentrionali e all’Italia nel suo complesso (rispettivamente 1,8 e 2,1 in base ai dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat)”.
Una dinamica positiva “a cui hanno contribuito esclusivamente i comparti delle costruzioni e dei servizi (specie quello del commercio, degli alberghi e della ristorazione)”, e che “ha riguardato sia i lavoratori dipendenti sia quelli autonomi”. Crescono le ore lavorate totali del 3,9 per cento, alle quali si è associata un’ulteriore riduzione delle ore di integrazione salariale autorizzate.
Il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni “è salito di 2,0 punti percentuali rispetto all’anno precedente, al 71,8 per cento. I maggiori incrementi hanno riguardato gli individui tra i 25 e i 34 anni e tra i 55 e i 64 anni e quelli in possesso di un diploma di scuola secondaria”.
Continua a crescere il tasso di occupazione femminile che raggiunge il 68,1 per cento, rispetto al 52,5 in Italia. “Nel complesso, sia il numero di occupati sia il tasso di occupazione, che avevano già recuperato i livelli pre‑pandemici nel 2022, sono ulteriormente cresciuti rispetto ai valori del 2019”.
Il problema demografico
Non è però “tutto oro quello che luccica”. E lo si direbbe soprattutto guardando – oggi, ma anche in prospettiva – i dati demografici. O, per dirla con la dottoressa Aimone Gigio, “è il tratto negativo della regione, a fronte della crescita di quelle del Nord. L’inversione cominciata verso 2014/15 si è accentuata. Cosa l’ha determinata? La demografia naturale, ovvero la differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità”.
“Sicuramente – ha aggiunto – un contributo positivo arriva dalle dinamiche migratorie, sia interne sia con l’estero. Sono state più basse della dinamica negativa del saldo naturale”, il report dice che “in regione, come nel resto del Paese, il contributo positivo dei flussi migratori è legato ai cittadini stranieri, mentre i trasferimenti di residenza degli italiani hanno dato un apporto negativo all’andamento della popolazione”
“Al calo del numero di abitanti residenti in Valle d’Aosta si è associato un più accentuato invecchiamento della popolazione – prosegue il documento –: l’età media, pari nel 2023 a 47,1 anni, era leggermente superiore rispetto alle aree di confronto (46,8 nel Nord e 46,4 in Italia) e un cittadino su quattro aveva più di 65 anni. Ne derivava un indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella nella fascia 0‑14) più elevato (205,9 in Valle d’Aosta, 198,5 nel Nord e 193,1 in Italia)”.
Guardando invece agli individui in età da lavoro – tra i 15 e i 74 anni –, “la riduzione della popolazione residente tra il 2007 e il 2023 è stata ancora più marcata (‑3,4 per cento; ‑0,7 e 0,6, rispettivamente, nella media nazionale e delle regioni del Nord)”.
Il riflesso sulla sanità e la digitalizzazione
Dati che, inevitabilmente, si riflettono sul Sistema sanitario. Non oggi, ma in prospettiva di un futuro non troppo lontano. Se nel 2023 – si legge dal report – “la spesa sanitaria è tornata ad aumentare, trainata soprattutto dalla componente a gestione diretta e in misura minore da quella in convenzione”, Aimone Gigio spiega che “l’Istat ci dice che al 2042 non solo la popolazione si ridurrà, ma anche che lo farà forza lavoro di quasi 9 punti percentuali. Questo pone, in prospettiva, il problema della ricerca di lavoratori. Crescerà maggiormente l’incidenza della popolazione con più di 72 anni, e creerà un problema di domanda di servizi e di assistenza”.
In soldoni: “Una popolazione più anziana necessita di più assistenza – ha aggiunto –. Il Pnrr prevede la creazione di strutture ma per farle funzionare serve personale”.
E – questione già molto attuale –, quello del personale sanitario è l’altro nodo. “Alla fine del 2022 – si legge ancora nel documento –, circa il 18 per cento dei medici e il 4 per cento degli infermieri aveva almeno 60 anni, percentuali che pur rimanendo inferiori alla media nazionale (poco più di un quarto dei medici e circa il 9 per cento degli infermieri), risultano sostanzialmente triplicate rispetto ai valori che si osservavano in regione nel 2011”.
Quindi, “sulla base della legislazione vigente è ipotizzabile considerare che i professionisti sanitari che avevano almeno 60 anni a fine 2022 potranno maturare la scelta di andare in pensione in un arco temporale compreso tra i 5 e i 10 anni”.
E il nodo “età” ha anche un altro riflesso: “L’invecchiamento riguarda anche il personale del pubblico impego e la digitalizzazione – chiude Aimone Gigio –. L’Italia si pone indietro su questo tema rispetto all’Unione europea: siamo ventesimi per i servizi online alle famiglie e ventitreesimi per quelli alle imprese”.