Aveva 50 anni ed era del bolognese l’alpinista morto finendo in un crepaccio, dopo essere scivolato durante l’attraversamento di un canale in prossimità del rifugio Gonella, nel massiccio del Monte Bianco. Si chiamava Michele Raule ed era ingegnere meccanico a San Lazzaro di Savena. Ieri era con tre compagni, incluso il fratello, che hanno assistito alla caduta e dato l’allarme.
Il gruppo era in discesa (il punto è sulla via normale alla vetta del Bianco) e, secondo quanto ricostruito, gli alpinisti non erano più legati. La vittima, nel punto in cui ha tagliato il nevaio, procedeva senza ramponi. Stando a quanto riferito ai compagni, sentiti dal Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Entrèves, impegnato , non li aveva indossati per non sentirsi impacciato, vista la presenza di rocce su quel tratto.
A tradirlo, però, è stato il residuo di neve sul terreno, a detta dei professionisti del settore più significativo degli anni scorsi. Un incidente, per il luogo (il ghiacciaio del Miage) e la dinamica, del tutto simile a quello in cui lo scorso 26 giugno aveva perso la vita un alpinista tedesco di 54 anni.
Raule, appassionato di montagna sin da piccolo, aveva annunciato la salita su Facebook, perché il progetto aveva una finalità benefica. “Il 12 luglio (meteo permettendo) – si legge nel suo post – tenterò un’impresa per me ‘estrema’: dal mare alla vetta del Monte Bianco senza dormire, con il solo uso delle gambe. Partirò alle 5 di mattina da Genova con la bici, che lascerò in fondo alla Val Veny, per proseguire a piedi fino alla vetta”.
“Mi sono allenato parecchio (75.000 D+ da inizio anno), – spiegava l’alpinista il 23 giugno scorso, illustrando il suo progetto – ma non è sciuro che ce la farò. La mia motivazione, già non piccola, sarà rafforzata da una buona causa in cui credo molto: raccogliere fondi per Ageop, associazione di Bologna che aiuta i bambini malati di tumore”. L’ascensione al Bianco rientrava in un’idea più ampia di Raule, risalente al 2022: scalare quattro vette per cinque Stati (Italia e paesi confinanti).
Ieri sera, dopo l’allarme dei compagni, il Soccorso Alpino Valdostano aveva compiuto un sorvolo in elicottero. Il materiale rimasto sul canale, tra cui la piccozza dello scalatore, assieme alla testimonianza dei compagni, faceva pensare che il corpo fosse finito nella terminale. Un luogo dalla natura che rendeva impossibile il recupero, ma da subito i soccorritori avevano evidenziato che poche erano le speranze di ritrovare in vita l’alpinista.
Stamane, Sav e Sagf hanno compiuto un nuovo tentativo. Il crepaccio in cui l’alpinista era caduto, perdendo la vita, non era quello terminale ma uno adiacente. Il recupero è terminato poco prima delle 10. Molto noto nel suo Comune, dov’era stato anche presidente dell’Azione Cattolica, è ricordato da molti amici e conoscenti sui social. Una veglia di preghiera è stata indetta per domani, martedì 16 alle 21, nella parrocchia alle porte di Bologna.
“C’è stato un incidente nel percorso che Michele Raule stava facendo sul Monte Bianco, lì ha terminato la sua vita terrena – scrive il parroco Don Stefano Savoia – In attesa di poter celebrare la messa di suffragio, faremo insieme un momento di preghiera e di ricordo”. Raule lascia la moglie e tre figli.
Una risposta
Una persona meravigliosa. Buona strada ingegnere!