“Specifici approfondimenti sulla problematica” sono in corso “in modo che avendo acquisito una casistica dei problemi sia pianificata una soluzione complessiva e definitiva”. Il Presidente della Regione Renzo Testolin è ritornato oggi, mercoledì 6 novembre, sulle infiltrazioni d’acqua nella nuova sede dell’Università della Valle d’Aosta. Rispondendo ad un question time di Chiara Minelli, il presidente ha ricordato come “l’appaltatore, in forza del contratto, è obbligato a intervenire per la soluzione di eventuali problematiche emergenti”.
Nella replica Chiara Minelli si è detta “basita, come peraltro mezza Valle d’Aosta se non tutta per il comunicato stampa di Siv, che parlava di disagi da sopportare”. La consigliera di Pcp ha poi espresso la speranza che gli approfondimenti in corso “siano accurati e confido, che se vi saranno responsabilità in chi doveva controllare i lavori, vengano evidenziati”.
Infiltrazioni d’acqua all’UniVdA, Siv: Disagio da tollerare per usufruire di un’opera unica
11 ottobre 2025
Le infiltrazioni d’acqua nella nuova sede dell’Università della Valle d’Aosta? Un “disagio” legato alle “estreme complessità realizzative” che Siv, la Société Infrastructures Valdôtaines, soggetto attuatore dei lavori realizzati, chiede oggi con una nota di comprendere e tollerare “per poter usufruire di un’opera tanto prestigiosa quanto unica”.
La controllata regionale ricorda come il progetto dell’archistar Mario Cucinella, “fin dalla sua prima proposizione ha evidenziato i propri caratteri formali marcatamente innovativi nel panorama valdostano”.
“La facciata ovest è di tipo composito e risulta costituita da una messe di elementi e materiali diversi e singolarmente unici” prosegue la nota, snocciolando poi alcuni dati: 39 costolature (centine di sostegno) d’acciaio “ognuna di diversa sagoma e sviluppo”, 2040 elementi “rivestiti in materiale acrilico/minerale (tipo corian) ognuno di diversa dimensione e geometria”, 36000 elementi e componenti “che costituiscono complessivamente la facciata”, ed infine 25000 metri (25 Km) “è lo sviluppo dei giunti siliconici realizzati alfine di garantire la tenuta all’acqua fra i vari elementi verticali e orizzontali”.
I lavori sono stati eseguiti da un consorzio di imprese, “tutte valdostane”, che per contratto, doveva “assicurare la progettazione costruttiva di dettaglio della facciata e si è avvalso, per la progettazione, di uno dei più reputati studi professionali, a livello nazionale, specializzato nel campo specifico”.
La facciata dell’Ateneo valdostano, definita come un “unicum”, spiega ancora Siv “è estremamente sensibile alle variazioni di temperatura, di soleggiamento e meteorologiche in generale; ricorrendo ad una metafora, la facciata a suo modo “respira”, risulta in continuo e marcato movimento anche se questo non è percepibile”.
Sulle”giuste e preoccupate segnalazioni pervenute di infiltrazioni d’acqua della facciata” , infine la società ricorda come, “l’impresa realizzatrice è tenuta per contratto ad intervenire ogniqualvolta si registri il fenomeno”.
All’UniVdA piove dentro: il Ghiacciaio perde acqua
08 ottobre 2024 di Viola Feder
A dieci giorni dall’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico nella nuova sede dell’Università della Valle d’Aosta, dopo una serie di segnalazioni girateci dagli utenti, siamo tornati a vedere cosa succede al “Ghiacciaio” quando piove. A parte il piano seminterrato, ancora transennato e chiuso al pubblico, il piano terra è aperto e percorribile. Qui si trova l’inizio della scalinata centrale per salire ai piani superiori, sul lato est la caffetteria (ancora vuota), gli ascensori, alcune aule e bagni.
Sul lato ovest, invece, dove si trova la facciata dell’edificio con la vetrata sui nuovi giardini, il vuoto: dai travi metallici della vetrata di design cola acqua fin sul pavimento. Lungo il muro si notano alcuni secchi e cestini posizionati per raccogliere l’acqua, mentre attorno ai travi si formano comunque larghe pozzanghere. Lungo la facciata si vedono chiaramente i segni dell’umidità e le tracce del percorso dei rivoli d’acqua, che seguono la curvatura della struttura fino a cadere sul pavimento.
“Siamo al corrente del problema ed abbiamo come Università già interessato la SIV, struttura di supporto della regione che ha seguito i lavori di costruzione dell’edificio, per la sua soluzione” commenta la Direttrice Generale dell’Università della Valle d’Aosta Lucia Ravagli Ceroni. La palla è quindi nel campo di SIV che, a quanto emerso, si sta occupando, con l’impresa che ha curato la realizzazione dell’edificio, di organizzare i lavori per rimediare alle infiltrazioni. Nel frattempo l’università è attiva, piena di studenti e personale intenti a seguire le lezioni e svolgere le loro mansioni. La priorità è quindi arginare l’acqua.
Un’addetta alle pulizie asciuga con uno spazzolone il pavimento, a pochi metri dalla facciata, per contenere le pozzanghere e tenere l’acqua a distanza dal punto di passaggio. Dall’altra parte – vicino agli ascensori – una seconda addetta alle pulizie cerca di tenere asciutto il pavimento, reso scivoloso dalle suole bagnate degli studenti e del personale. Nonostante le ombrelliere piene all’ingresso, anche la scalinata centrale – sempre in cemento – è decisamente bagnata e scivolosa. Insomma, a poco più di un mese dalla sua prima apertura al pubblico, la struttura comincia già a rivelare crepe che sembrano aver avuto anni per radicarsi.
Apre la nuova sede dell’Università, ma alcune zone restano ancora inaccessibili
26 settembre 2024
di Silvia Savoye
Avete comprato casa nuova e avete atteso anni perché venisse costruita, così quando vi viene finalmente consegnata poco importa se manca la camera da letto e le porte non sono perfettamente funzionanti, perché troppa è la voglia di entrarci. Una storia simile a quella vissuta dalla nuova Università, inaugurata ufficialmente nel pomeriggio di oggi, giovedì 26 settembre, con il taglio del nastro da parte del Presidente della Regione e del Consiglio d’Ateneo Renzo Testolin.
Attesa da oltre 20 anni, la struttura – “il ghiacciaio” come è stato ribattezzato – aprirà lunedì le porte agli studenti .Non a tutti però. Alcuni dovranno ancora per un periodo seguire alcuni corsi, pochi, nella vecchia sede di via dei Cappuccini. Chi entrerà invece non avrà a disposizione tutti gli spazi. Il primo e il secondo piano interrato non sono stati ancora consegnati all’Ateneo, anche se oggi eccezionalmente è stata utilizzata l’Aula Magna per l’inaugurazione. Anche la scala principale rimane al momento inaccessibile perché priva di corrimano.
A mancare però è soprattutto il Certificato di Prevenzione Incendi, pratica che in altre situazioni ha portato a tenere chiuse altre strutture pubbliche.
Lunedì scorso l’Ateneo ha affidato un apposito incarico ad un ingegnere specializzato della durata di 100 giorni. “L’agibilità c’è, – spiega la direttrice Lucia Ravagli Ceroni – c’è solo una questione di raccolta di dati di tutta la certificazione tecnica. Con il responsabile del servizio di prevenzione abbiamo concordato che si poteva aprire e confidiamo a giorni di chiudere tutta la parte della certificazione”. I vigili del fuoco hanno effettuato tutti i sopralluoghi previsti e l’Università ha apportato gli adeguamenti richiesti.
Il rettorato resta in via dei Cappuccini
Se per definire questi dettagli, più o meno importanti, ci vorranno settimane o mesi, bisognerà invece attendere anni per vedere completato il polo universitario immaginato dall’archistar Mario Cucinella. La struttura inaugurata oggi, oltre agli studenti e a 56 docenti e ricercatori, accoglie soltanto una parte degli uffici amministrativi, 65 persone in tutto. Il rettorato è rimasto in via dei Cappuccini e dovrà attendere la ristrutturazione dell’ex Caserma Giordana. “L’abbiamo già finanziata per 16 milioni di euro” ha ricordato il presidente della Regione Testolin. Oltre agli uffici amministrativi ospiterà la biblioteca e il Sacrario degli Alpini. Per le altre strutture del progetto, come ad esempio la Caserma Beltricco, bisognerà invece individuare i fondi.
Scongiurato il calo atteso, tengono le iscrizioni
Sono oggi 1000 circa gli studenti iscritti all’Ateneo valdostano, 1400 circa quelli che potranno essere in totale accolti nella nuova sede. Al momento non ci sono ancora i dati sulle nuove immatricolazioni, ma il calo temuto con la chiusura della ferrovia non c’è stato. “Siamo in linea con gli altri anni, con un calo sulla laurea magistrale in economia, in ragione della partenza del Master in management delle Pmi, e un aumento della laurea in scienze politiche” spiega la Direttrice Ravagli Ceroni.
Da domani la sede dell’Università sarà aperta anche alla cittadinanza, con i primi eventi sulla Notte dei Ricercatori. Da fine ottobre dovrebbe invece aprire al pubblico la caffetteria con servizio di tavola calda, per la quale è ora in corso il bando.
“La Regione Valle d’Aosta ha fatto un investimento importante su un edificio, collocato in una posizione strategica e storicamente densa di memorie, dal carattere innovativo, – ha evidenziato la rettrice Manuela Ceretta – concepito in maniera tale da essere un luogo di studio, ricerca e lavoro accogliente e, al tempo stesso, un’area aperta ad attraversamenti e passaggi non esclusivamente per la comunità universitaria, ma per la cittadinanza tutta“.
23 risposte
io per sistemare la cosa metterei due bei vasi con relative piante dove arriva l’acqua…
Così da una perdita diventa un sistema di innaffiatura automatizzato… :-)))
Ma l’archistar responsabile ha detto che è tutto normale perchè è un edificio che “respira”… sono ridicoli!
Belandi, il gabibbo avrebbe qualcosa da dire… però si sa: l’università deve ricordare un ghiacciaio e i ghiacciai con i cambiamenti climatici si sciolgono…. É normale che gocciolino…..respirano…
Tutta la tirata sulla “grandiosa complessità” non è altro che una supercazzola. L’edificio è stato appena inaugurato e fa acqua da tutte le parti, che altro c’è da dire?
Chi se ne frega se “è tanto complesso”: se lo facevano più semplice, magari era meno complicato farlo. Lo so che è banale dirlo… ma cominciamo a riscoprire la “banalità” va… che è meglio. Che mo’ questi a raccontarci la supercazzola della complessità, giustificano dei difetti che non aveva nemmeno la Caserma dismessa che c’era prima e che, quando fu costruita, fu sicuramente concepita meglio. In modo più semplice: quindi più intelligente. Non è che fare le cose “strane” è per forza meglio.
Ma il direttore dei lavori dormiva mentre l’impresa realizzava un acquario anziché una università?
Ho dovuto rileggere il titolo alcune volte, perché pensavo-speravo fosse uno scherzo!
Sguazzare nelle pozzanghere, dopo i tempi esagerati e i costi esosi, “per poter usufruire di un’opera tanto prestigiosa quanto unica”. “L’impresa realizzatrice è tenuta per contratto ad intervenire ogniqualvolta si registri il fenomeno”, era già previsto? A spese di chi?
Di qualche assessore avventato? O dell’archistar?
Archistar citata per difendere un progetto che fa acqua da tutte le parti, decontestualizzato e sproporzionato come peraltro anche quello in costruzione vicino al teatro romano!
Monumenti alla grandeur di qualche politico che non riuscirebbe a essere ricordato per altro?
Ecco svelato l arcano ….una piscina coperta vicino a delle mura millenarie !!! Grazie !!!
Se non siete capaci a costruire opere complesse , lasciate stare. Abbiate almeno la decenza di chiedere scusa!
Ahahahahah, gli studenti e i docenti dovranno comprendere e tollerare “per poter usufruire di un’opera tanto prestigiosa quanto unica”.
Sarà la prima università al mondo con obbligo di galosce.
E vedremo col passare del tempo, come “respirerà” questo fantastico edificio.
Sapevo che le infiltrazioni ammalorano gli edifici e creano problemi di agibilità, sanitari ecc.
Ma qua siamo nelle mani della SIV che sicuramente è mooolto avanti.
Il traghetto in città, barra a dritta e avanti tutta!!!
Infiltrazioni a parte che dovranno cmq essere risolte, personalmente lo trovo un bel edificio, Aosta aveva bisogno di ammodernarsi architettonicamente
e io, fuori dal coro, dico che invece ha un suo perchè. Acqua a parte…
Sì sì, ma l’acqua non credo si possa considerare un “dettaglio”, per qualunque edificio dotato di tetto, soprattutto se di nuova costruzione.
In Italia come in valle d’Aosta è sempre la stessa storia.. Tante lamentele ma poi quando si dovrebbe veramente dire qualcosa tutti zitti e muti.
Ma questo Titanic che ha aspettato il varo ventennale ….non è che è di tecnologia impiantistica oramai obsoleta ?Non era meglio un restiling degli edifici dell ex Caserma ?
Concordo.
Se la raccontano e soprattutto CE la raccontano….
Non è stata ribattezzata “il ghiacciao”, ma Moby Lines. Che cosa ci faccia un traghetto in centro città è un mistero che attiene alle fantasie malate di chi l’ha progettata e ancor peggio di chi chi l’ha scelta e approvata. Uno sgorbio senza senso e uno sfregio alle palazzine storiche circostanti.
Vedremo i costi di gestione e la durata dei materiali di questa meraviglia a gradoni (tutti già sporchi). Tra l’altro, ci sono già infiltrazioni d’acqua, per chi non lo sapesse.
L’architettura moderna può piacere o meno come qualunque stile archittettonico del resto. Ho una domanda: in passato hanno costruito come gli pareva e con gli stili del tempo. Mi pare di intuire che siccome intorno abbiamo un altro stile, allora noi siamo obbligati a non poter fare nulla di diverso. Ma in questo modo diventa impossibile fare qualsiasi cosa che sia diverso e tra mille anni dobbiamo ancora avere l’architettura di mille anni prima?
Basterebbe costruire edifici decenti alla vista. Questo è un pugno in un occhio.
Molto semplicemente… Frutto della necessità di voler per forza e ad ogni costo rendere “visibile” qualcosa.
Questa non è architettura, è desiderio di apparire. Non è funzionale, non è bella, non si inserisce nell’ambiente circostante, è un arzigogolo, progettato male e costruito peggio. Già a settembre ho scritto che c’erano infiltrazioni e adesso lo vediamo scritto, nero su bianco, in questo aggiornamento dell’articolo.
In passato sono stati costruiti edifici stupendi, progettati meditandoli, volti al bello e fatti per durare, non porcherie come questa.
A parte il fatto che per molti aspetti non c’è grande differenza tra la casa di Roma antica a più piani non è tanto diversa da edifici moderni: sono tutte varianti del “parallelepipedo” con portoni e finestre. E ciò semplicemente perché questo è il modo più efficace ed efficiente di costruire un edificio.
Ma ciò detto, avrai anche ragione tu: ma deve funzionare però! Se già si contruisce un’opera “strana”, decontestualizzata, e che per di più ha le infiltrazioni d’acqua già da subito, non è che ti puoi aspettare grande “ammirazione” per la “grande opera futuristica”!
Grazie Rollandin, grazie Rini.
Ditemi che è uno scherzo…