Nuova Università della Valle d’Aosta, un’odissea lunga 24 anni

Dossier

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“Un progetto ambizioso”, “una grande opera”. Per comprendere il destino della Nuova Università della Valle d’Aosta, fin dal 2014, bisognava leggere fra le righe delle dichiarazioni dell’allora presidente della Regione Augusto Rollandin, ma soprattutto bisognava ricordarsi cosa vuol dire in Italia e anche in Valle d’Aosta “grande opera”. Si sa forse quando si inizia, difficile dire quando si finisce. Basta sfogliare il nostro archivio per rendersi conto della gara fra i vari assessori alle Opere pubbliche o Istruzione degli ultimi anni ad annunciare l’apertura della nuova sede dell’Università della Valle d’Aosta. Annunci. Nessuna certezza all’orizzonte.

Gli annunci nel corso degli anni
Gli annunci nel corso degli anni

Neppure sui costi totali dell’opera, su cui aleggia l’ennesima iscrizione di riserve da parte delle ditte costruttrici, e tanto meno sulla responsabilità della nuova fase di stallo. La Regione? L’Università? La Société Infrastructures Valdôtaines (SIV)? Il Comune di Aosta? Le imprese costruttrici? La burocrazia?

Abbiamo provato a cercare delle risposte, ma soprattutto abbiamo chiesto e siamo riusciti, non senza difficoltà, ad entrare nel primo lotto della nuova Università, per farvi vedere in anteprima, prima che la polvere lo ricopra o il riscaldamento climatico lo sciolga, il “ghiacciaio” immaginato dall’archistar Mario Cucinella.

Breve storia della grande opera

La storia della Nuova università inizia ben prima del 30 luglio 2008, anno in cui la Regione firmò con il Ministero della Difesa e l’Agenzia del Demanio l’accordo di programma attuativo per il rilascio della Caserma Testafochi. Fin dagli anni Ottanta, infatti, si parlava di far rientrare la Caserma nel patrimonio regionale e negli anni successivi si iniziò a immaginare quegli spazi per accogliere la sede dell’Ateneo.

Nel 2000 si arrivò all’approvazione, con Decreto legislativo n. 282 del 21 settembre, della norma di attuazione dello Statuto speciale della Regione Valle d’Aosta in materia di potestà legislativa regionale inerente al finanziamento dell’università e l’edilizia universitaria. Già nel 2004 l’allora consigliere regionale Dario Frassy interpellava il presidente della Regione Carlo Perrin per chiedere i tempi di insediamento dell’Università alla Testafochi. Domanda che in questi anni in tanti hanno rivolto ai vari assessori e presidenti che si sono succeduti.

L’anno successivo al 2008, ovvero alla firma dell’accordo di programma, la Regione decise di affidare il progetto ad una società a totale partecipazione pubblica, costituita ad hoc, la Nuova Università Valdostana (NUV), che in seguito diventerà Siv, accorpandosi con l’altra partecipata Coup, creata per seguire i lavori di ampliamento dell’ospedale Parini.

Nel gennaio 2011 si arriva all’approvazione, da parte della Giunta regionale, del progetto preliminare firmato dall’archistar Mario Cucinella, già collaboratore di Renzo Piano.

La “cittadella universitaria”, come fu all’epoca immaginata, doveva essere anche uno spazio a disposizione dell’intera città, con caffetteria e negozi. Il costo per l’intero progetto (quattro lotti) si aggirava sui 134 milioni di euro. Nell’ottobre 2013 parte la gara che verrà aggiudicata nel giugno 2014 per 33 milioni di euro (la Regione ne stanziò per l’opera 46,7 milioni di euro) all’associazione temporanea di imprese guidata dalla Vico srl, con partenza ufficiale nel novembre dello stesso anno dei lavori per il primo lotto, che prevedeva la demolizione della Caserma ex Zerboglio e la realizzazione di uno dei due edifici in cui si svolgerà la didattica. Il primo di tanti annunci delinea l’apertura per il 2018.

 

 

Partono i lavori e lievitano i costi

Ricorsi e controricorsi fermeranno il cantiere fino a fine 2015. Con la ripresa dei lavori iniziano le perizie di varianti (Nda variazioni rispetto al progetto originale autorizzate dalla Regione). Saranno in tutto otto ed allungheranno i tempi del cantiere e i costi, saltando anche agli occhi della sezione di controllo della Corte dei Conti.

Per finanziarle, prima NUV e poi SIV utilizzeranno in buona parte risorse derivanti da economie e dal ribasso in sede di gara. Nel settembre 2022 la Regione trasferì ulteriori 1,2 milioni di euro per “lavori aggiuntivi del 1° lotto del Polo universitario, per il corrispettivo all’impresa per adeguamento prezzi e per le ulteriori spese tecniche”.

Ma la partita economica non sembra essere ancora chiusa. Come si legge nel bilancio 2022 di SIV, infatti, durante i 16 stati di avanzamento lavori sono state formulate da parte dell’appaltatore 22 riserve (Nda richieste di maggiori risorse da parte dell’appaltatore ad esempio per adeguamento prezzi materiali o impreviste lavorazioni) per un ammontare di 16.925.701 euro. La richiesta è stata analizzata da un’apposita Commissione di accordo bonario che ha portato alla proposta, poi accolta, di 3 milioni di euro, a seguito di apposito finanziamento regionale.

Successivamente l’Appaltatore ha esplicitato ulteriori riserve fino al 30 giugno 2022 per complessivi 7,1 milioni di euro. “A seguito della conclusione dei lavori il 13 gennaio 2023, sulle nuove riserve sono state redatte due relazioni riservate da parte del Direttore dei lavori e del Responsabile Unico del Procedimento che sono state inoltrate alla Commissione di collaudo in corso d’opera e finale per le proprie determinazioni” si legge ancora. La convenzione stipulata fra SIV e Regione prevede che le somme occorrenti ad adempiere alle obbligazioni che dovessero sorgere risultano riconducibili unicamente a lavori autorizzati e quindi coperti dalla Regione autonoma Valle d’Aosta per il tramite di Finaosta Spa.

Nuova Università - Spazi comuni
Nuova Università – Spazi comuni

Una macchina nuova ma senza adeguata benzina

La prima delle quattro macchine della Nuova università è pronta. Certo, mancano ancora da consegnare le chiavi – è freschissima la notizia che ciò avverrà mercoledì 13 dicembre 2023, come annunciato dal Presidente della Regione Renzo Testolin durante l’inaugurazione dell’anno accademico – e il “mezzo” è da testare, ma le speranze di alunni e docenti di potervi salire si sono riaccese. Per metterla in moto e farla funzionare gli organi politici e amministrativi dell’Ateneo da tempo chiedono alla Regione maggiori risorse. Per far crescere l’università locale l’investimento non può essere solo immobiliare. Servono nuovi corsi e quindi nuovi professori.

I numeri del bilancio dell’Università della Valle d’Aosta raffrontati con quelli dell’Università di Bolzano sono impietosi. Entrambe le università non statali vengono considerate piccole, ovvero con meno di 5mila studenti. Gli investimenti attuati nel tempo su quella di Bolzano l’hanno portata al primo posto nella Classifica Censis.

Unibz dispone di cinque facoltà con percentuale di docenti (35%) e studenti (17%) provenienti dall’estero che studiano, insegnano e fanno ricerca nei campi delle scienze economiche, naturali, ingegneristiche, sociali, dell’educazione, del design e delle arti: 4.100 studenti sono iscritti a più di 30 corsi di laurea e post-laurea.

L’Università della Valle d’Aosta, che progressivamente ha perso posizioni nella classifica Censis, arrivando quest’anno al decimo e ultimo posto, offre quattro corsi di laurea triennali, un corso di laurea magistrale a ciclo unico (Scienze della formazione primaria – 5 anni) e un corso di laurea magistrale in Economia e politiche del territorio e dell’impresa.
Mentre la Regione sognava un grande campus universitario, destinato ad ospitare almeno 2000 studenti, l’Ateneo perdeva iscritti, passando da 1244 dell’anno accademico 2010-11 ai 927 del 2021-22.

Ma è nei finanziamenti che ogni anno ricevono dagli enti pubblici (regioni o province autonome) le due università che l’ateneo valdostano ne esce sconfitto. L’Università di Bolzano può infatti contare su 82,2 milioni di euro di cui 79,5 da Regioni e province autonome e 1 milione dal Miur. Soldi che in buona parte vanno a coprire i costi del personale, 43,8 milioni di euro per docenti e ricercatori e 16,7 milioni di euro per personale dirigente e tecnico amministrativo.

L’Università della Valle d’Aosta invece ha a disposizione 8,6 milioni di euro di contributi (dati bilancio 2022) di cui 7,5 milioni da Regioni e province autonome e 731mila euro dal Miur. Il costo del personale ammonta a 7,2 milioni di euro di cui 4,5 per docenti e ricercatori e 2,7 per personale dirigente e tecnico amministrativo.

Insomma se Bolzano ha quattro volte gli studenti di Aosta, riceve però contributi dieci volte superiori a quelli del nostro piccolo Ateneo.

L'università in numeri - Confronto UniVda - unibz
L’università in numeri – Confronto UniVda – unibz

LA NUOVA UNIVERSITÀ OGGI

In attesa delle chiavi dell’immobile

Arriviamo, dunque, ai giorni nostri. I lavori sono terminati e il 20 novembre scorso la Giunta regionale ha approvato la bozza di concessione gratuita all’Università della Valle d’Aosta dell’immobile di proprietà regionale, che ad oggi non risulta però ancora firmata. L’Università è infatti in attesa del passaggio effettivo. “Tale concessione decorrerà dalla data di consegna dell’immobile da parte della Regione”, scriveva solo pochi giorni fa in una nota l’Ateneo, che attende solo le “chiavi” per poter dar corso all’installazione e manutenzione dei sistemi tecnologici e informatici, appaltato nelle scorse settimane. “Se la consegna effettiva dello stabile avverrà nei tempi previsti ci consentirà di ottimizzare i lavori e di poter avviare l’anno accademico 2024 – 2025 nella nuova sede”, spiegava nella stessa nota la direttrice generale, Lucia Ravagli Ceroni.

Le dotazioni tecnologiche e le “ultime pratiche amministrative”

Insomma, a far slittare ulteriormente l’apertura della nuova sede, dunque, non sembra essere stata la procedura per la fornitura delle dotazioni tecnologiche e informatiche, necessarie per l’entrata in funzione del nuovo polo, ma i vari ritardi nel passaggio di consegne (e di chiavi) all’Università. SIV, in un certo senso, conferma: “Le aule sono pronte, ci sarebbe già tutto il necessario per effettuare delle lezioni in sede”. Il motivo del ritardo a cosa è dovuto, dunque? Secondo gli uffici regionali i collaudi erano stati tutti completati, restava solo una parte di “pratiche amministrative”, non meglio definite, da chiudere, per poi procedere al passaggio di consegne. Tutto sistemato, dunque, ora che è stata fissata una data, e cioè il 13 dicembre 2023? Lo scopriremo presto.

Nel frattempo, noi, dopo essere stati rimbalzati tra assessorati, uffici e dirigenti vari, alla fine siamo riusciti ad entrare nella sede della Nuova Università (come già avevamo fatto nel 2019), accompagnati dagli ingegneri della SIV, per verificare con i nostri occhi lo stato di avanzamento dei lavori, curiosare nelle aule e toglierci un po’ di curiosità. Spoiler: sì, le finestre si aprono.

Il grande ghiacciaio

Il sistema di facciata costituisce senza dubbio l’elemento più caratterizzante in termini di relazione con gli spazi esterni e di riconoscibilità dell’edificio. Durante la visita, la SIV ci ha spiegato che “in effetti la facciata è un unicum, non ci sono altri esempi di questo tipo. Le curve e lo sviluppo nelle tre dimensioni conferiscono alla facciata una particolarità che è quella che ogni pezzettino è unico: non c’è un concio che sia simile all’altro, perché o sull’asse verticale o sull’asse orizzontale la facciata subisce sempre una deformazione”.

Nuova Università - Esterni
Nuova Università – Esterni

Tutto nasce dall’idea dell’architetto che vedeva questo edificio come un ghiacciaio che si scioglie: “L’utilizzo di queste forme plastiche e liquide vanno proprio in questa direzione”. Tale sistema è stato trattato diversamente tra fronte città e fronte piazza prevedendo per quest’ultimo, a ridosso degli spazi di circolazione, la creazione di un involucro intelaiato, costituito da centine metalliche appoggiate al solaio del piano terreno e ai ballatoi degli altri livelli fuori terra, e di cassoni scatolari orizzontali in Corian.

Anche l’area esterna, con la piazzetta e le aiuole, rappresenta delle gocce derivanti dal ghiaccio che si scioglie, perimetrate da percorsi di ghiaia. “L’estetica segue le scelte architettoniche – spiegano ancora gli ingegneri della SIV – con proposte stilistiche in toni freddi, principalmente in bianco e azzurro, che danno la sensazione, anche fisica fisiologica, di sentirsi un po’ in un ambiente alpino”.

Un po’ di numeri

Una reception, una caffetteria, un’aula magna (da 180 posti a sedere), un parcheggio interrato (da 111 stalli), due parcheggi esterni (200 stalli), cinque laboratori e sedici aule didattiche (per un totale di 1330 posti a sedere), dodicimila metri quadrati di aree esterne, 52 milioni di euro spesi fino ad oggi. Sono questi i numeri riguardanti la struttura che ospiterà la Nuova Università. L’unica cifra destinata a cambiare, aumentando, quella inerente alla spesa: servono infatti altri 2,5 milioni di euro per la fornitura delle dotazioni tecnologiche. Senza contare le eventuali riserve che la Regione riconoscerà all’impresa.

Nuova Università della Valle d'Aosta vista dall'alto
Nuova Università della Valle d’Aosta vista dall’alto

La questione energetica

“Un edificio è climaticamente reattivo quando costituisce una protezione efficace dalle condizioni meteorologiche estreme, sfruttando al contempo le risorse ambientali per sostenere la propria operatività”. L’analisi delle condizioni climatiche tipiche del luogo è stata quindi fondamentale nell’articolazione del progetto realizzato da Mario Cucinella, individuando le potenzialità e le criticità dell’area di intervento, come i percorsi solari, la dinamica delle ombre e l’esposizione ai venti dominanti. La domanda, a questo punto, sorge però spontanea: come si raffredda (d’estate) o riscalda (d’inverno) il grande ghiacciaio? La struttura è mastodontica e gli spazi molto ampi. “C’è un importante impianto di climatizzazione che prevede sia la fase estiva che la fase invernale – spiega la SIV – perché poi d’estate il problema si ribalta. Dall’altra parte del termostato ci sono pompe di calore che sfruttando i pozzi geotermici restituiscono all’edificio anche una classe energetica di rilievo”. In merito all’impianto di ricircolo dell’aria, in ogni caso, sfatiamo subito una leggenda metropolitana: le finestre delle aule, quelle che danno sul lato est, si aprono.

Nuova Università della Valle d'Aosta vista interna
Nuova Università della Valle d’Aosta vista interna

Uno degli obiettivi progettuali, in effetti, era anche di riuscire a farne uno dei primi edifici pubblici italiani NZEB (Nearly Zero Energy Building). “Un consumo purtroppo c’è sempre – continuano gli ingegneri della SIV – perché i volumi sono importanti e le dispersioni ci sono: insomma è difficile climatizzarli a costo zero”. Per riuscire nell’impresa sono stati installati dei pannelli fotovoltaici sul tetto. “Si tratta di un impianto da circa 172 kW, che corrisponde al fabbisogno annuale di circa 70 famiglie – svelano gli ingegneri della SIV – perché la superficie è importante e lo permetteva: speriamo che produca un ritorno in grado di aiutare nel bilancio della gestione del fabbricato”.

Il progetto bioclimatico Universita Valle DAosta diagramma by Zup Copia
Il progetto bioclimatico Universita Valle D’Aosta diagramma by Zup Copia

 

L’UNIVERSITÀ DEL FUTURO

Stanziati i soldi per il secondo dei quattro lotti

La realizzazione del nuovo campus universitario, da progetto originario di Cucinella, era suddivisa in quattro lotti ciascuno con una specifica autonomia funzionale e di destinazione. Quest’ultima è stata in parte modificata dai vari governi che si sono succeduti alla guida della regione. Al momento risulta completato soltanto il primo lotto, con una spesa di 52 milioni di euro. “Il transatlantico”, come ironicamente è stato ribattezzato dagli aostani, doveva essere uno dei due edifici destinati alla didattica. Ma già nel 2014, alla vigilia dell’avvio del cantiere, l’amministratore unico della società partecipata Nuv, Bruno Milanesio spiegava: “Il rischio era di rimanere senza soldi a metà dell’opera  per questo motivo abbiamo progettato l’intervento in maniera graduata e flessibile. Il primo lotto risponderà da subito, in maniera immediata, alle esigenze degli studenti lasciando aperta la possibilità di procedere ad un ulteriore sviluppo, in futuro, se la politica riterrà opportuno farlo”.

Per concludere l’intero progetto del campus e realizzare i prossimi tre lotti la stima dei lavori è di 81 milioni. La Regione per il momento ha finanziato sul bilancio regionale 16 milioni di euro per la ristrutturazione della fatiscente palazzina Giordana, destinata ad ospitare oltre ad uffici amministrativi, la Biblioteca con aule studio e il museo del Sacrario militare con importanti testimonianze del Battaglione alpino. Il secondo lotto, dal costo stimato di 35,6 milioni di euro, prevedeva anche la ristrutturazione della caserma Beltricco, per la quale sono al momento stati previsti soltanto lavori per la messa in sicurezza. Da progetto iniziale questa caserma, monumento documentale, doveva accogliere tutti gli uffici amministrativi.
“Il secondo lotto – ricordava nel novembre 2021 l’Assessore Carlo Marzi –  è quello che oggettivamente risulta comprendere le opere necessarie ad una piena e completa funzionalità dell’intero campus universitario e pertanto è volontà di questa amministrazione reperire le risorse necessarie per poter avviare il completamento anche di questo secondo lotto di interventi”.

Sul terzo e quarto lotto alcune decisioni adottate dalla regione lasciano ipotizzare la volontà al momento di non portarli a compimento. Il terzo lotto, ad esempio, prevedeva la realizzazione del secondo nuovo edificio per la didattica sull’area a ovest dove oggi è presente il parcheggio, ma come abbiamo visto il primo lotto dovrebbe riuscire a rispondere alle esigenze attuali dell’Ateneo. Nel quarto lotto sarebbe invece dovuto sorgere lo studentato, che la Regione ha deciso nei mesi scorsi di realizzare negli spazi di Palazzo Cogne ad Aosta (al momento si è ancora in attesa di una risposta del Miur sugli eventuali finanziamenti).

Lo Studentato a Palazzo Cogne?

Mentre gli anni passavano e pietra dopo pietra prendeva forma l’edificio “ghiacciaio” che accoglierà la didattica dell’Ateneo valdostano, a Piazza Deffeyes si consolidava un’idea: per arrivare a concludere l’intero progetto dell’architetto Mario Cucinella oltre al tempo mancavano i soldi. E così, dopo il venir meno della foresteria del Montfleury, e dopo l’emergenza pandemica, emergeva sempre più forte la necessità di individuare una soluzione alternativa al quarto lotto per accogliere lo studentato dell’Università della Valle d’Aosta. La fretta però, si sa, è cattiva consigliera. E infatti in pochi mesi è tutta una giravolta sulla futura sede. La prima ipotesi è di realizzare lo studentato a Palazzo Cogne, ma viene scartata perché gli spazi sono troppo grandi. Si punta quindi su via Trottechien, nei locali che un tempo ospitavano gli uffici dell’Agenzia delle Entrate. Ma i condòmini si oppongono e alla fine vincono. La Regione torna, quindi, a scommettere su Palazzo Cogne, prima rispondendo ad un avviso del Miur per rendere disponibili immobili da destinare ad alloggi o residenze universitarie per studenti, poi con una delibera della Giunta regionale che rende disponibile il palazzo aostano. La delibera prevede “la locazione all’intero del Palazzo Cogne di uno studentato che potrebbe accogliere 70 ragazzi, come indicato dall’Università della Valle d’Aosta, in uno dei piani dell’edificio, con circa 2000 m² di superficie“. Al momento la Regione è ancora in attesa di conoscere se il progetto sarà ammesso a finanziamento da parte del Miur.

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