Stalking ad una giovane, 43enne condannato anche in appello

I giudici hanno inflitto un anno e 4 mesi di reclusione a Stefano Corgnier. L’uomo è imputato anche in un processo per tentato omicidio (chiusosi con la condanna nei primi due gradi di giudizio).
Palazzo giustizia Torino
Cronaca

Dopo il Tribunale di Aosta, anche la Corte d’Appello si è pronunciata oggi, giovedì 21 novembre, per la colpevolezza del 43enne Stefano Corgnier rispetto all’accusa di atti persecutori. I giudici di secondo grado hanno però ridotto la pena nei suoi confronti, infliggendogli un anno e 4 mesi di reclusione (lo scorso 20 marzo, in primo grado, la condanna era stata di due anni).

Corgnier è imputato anche in un processo per tentato omicidio (chiusosi con l’affermazione della sua responsabilità nei primi due gradi di giudizio e prossimo all’udienza in Cassazione). L’accusa per atti persecutori era relativa a condotte nei confronti di una giovane cui si era avvicinato alla fine del 2021 e, successivamente, aveva scoperto intrattenere una relazione con l’uomo che, secondo l’accusa, aveva quindi provato ad uccidere all’interno del bar di cui era titolare all’epoca, il “Crazy Fox” di Aosta.

Nell’udienza d’appello, era stato lo stesso procuratore sostituto generale a richiedere l’affievolimento della pena, in considerazione dell’avvenuto risarcimento dell’imputato dei danni patiti dalla ragazza. L’imputato è assistito dagli avvocati Matteo Iotti e Valentina Zancan, che nel processo di primo grado sugli atti persecutori avevano sollevato questioni relative all’assenza di prove del reato e alla consistenza numerica degli episodi contestati, ritenuti pochi nell’arco temporale di 18 mesi preso in esame dalle indagini.

L’accusa mossa a Corgnier (attualmente sottoposto agli arresti domiciliari fuori Valle) era di aver continuato a perseguitare la ragazza, dopo la chiusura della relazione con lei, con messaggi o anche in occasioni in cui lei usciva la sera. L’imputazione per stalking s’intreccia anche con il processo per tentato omicidio, con episodi in cui l’imputato si sarebbe recato da parenti della giovane, affinché le consigliassero di ripensare ad alcune dichiarazioni testimoniali rese. Per l’accusa, un caso evidente di difficoltà nell’accettare il “no” della giovane.

“Sono soddisfatto della sentenza, che così come quella per tentato omicidio conferma la nostra impostazione” è il commento di Corrado Bellora, l’avvocato che ha assistito la ragazza, costituitasi parte civile nel processo. “Ritengo – aggiunge – che la mia cliente sia stata vittima di atti persecutori ed ora, dopo il Tribunale di Aosta, lo afferma anche la Corte d’Appello di Torino”.

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