L’accoltellamento nel bar di Aosta in appello resta tentato omicidio

Pronunciata oggi, mercoledì 24 aprile, la sentenza di secondo grado nei confronti del 43enne Stefano Corgnier, accusato di aver accoltellato un conoscente all’interno del locale di cui era titolare. Ridotta la pena a 7 anni e 10 mesi di carcere.
Palazzo di giustizia Torino
Cronaca

Per la Corte d’Appello di Torino, i fatti accaduti nella notte tra il 30 e 31 marzo di due anni fa nel bar “Crazy Fox” di Aosta, restano un tentativo di uccisione. I giudici hanno condannato oggi, mercoledì 24 aprile, il 43enne valdostano Stefano Corgnier, accusato di aver accoltellato un conoscente all’interno del locale di cui era titolare, a 7 anni e 10 mesi di reclusione. L’imputazione era di tentato omicidio e porto di armi od oggetti atti ad offendere.

La pena è quindi stata ridotta rispetto a quella inflitta all’uomo dal Tribunale di Aosta il 21 dicembre 2022 (9 anni e 2 mesi di reclusione). Per l’accusa, il gesto era avvenuto sull’onda della rabbia per un’amicizia tradita. Corgnier, nella ricostruzione dei Carabinieri, si era avvicinato ad una ragazza alla fine del 2021, prendendo poi coscienza, all’inizio dell’anno nuovo, che lei intrattenesse una relazione con il conoscente. Da lì, per gli inquirenti, aveva maturato un astio non tanto verso la giovane (anche se, nel frattempo, è stato condannato in primo grado anche per stalking nei suoi confronti), ma dell’altro ragazzo.

Nella scorsa udienza del processo di appello, il 3 aprile, la Procura generale aveva chiesto di confermare la condanna inflitta dal tribunale collegiale aostano (indagò il pm Luca Ceccanti, anche disponendo una perizia medica). I legali dell’imputato, gli avvocati Matteo Iotti e Valentina Zancan, nella loro arringa hanno posto l’accento sulla lettura dei fatti propugnata sin dai primi passi delle indagini e posta alla base dell’impugnazione della sentenza aostana: la colluttazione accesasi nel bar non è stata un attacco premeditato dell’imputato all’altro ragazzo, ma la risposta di Corgnier all’aggressione da parte del giovane ferito.

Per questo è stata da loro rilanciata la necessità di qualificare le contestazioni all’imputato non quale tentato omicidio, ma come legittima difesa (quindi, non punibile) o, in subordine, quale reato di lesioni personali. Una visione che, però, non ha convinto i giudici della Corte, che hanno confermato l’affermazione di responsabilità dell’imputato per tentato omicidio. Le motivazioni alla sentenza odierna sono attese entro 90 giorni da oggi e i legali potranno valutare l’eventuale ricorso in Cassazione.

Durante il processo di secondo grado, era emerso anche che l’imputato avesse risarcito la somma liquidata dal Tribunale aostano a favore del giovane ferito. In sostanza, un risarcimento di danni pari a 25mila euro, più spese legali e oneri per circa 9mila euro. “Ho sempre sostenuto, dall’inizio, che fossimo di fronte ad un fatto molto grave di tentato omicidio – sottolinea l’avvocato Corrado Bellora, che ha rappresentato il giovane ferito – e non posso che esprimere soddisfazione per l’imputazione rimasta tale anche all’esito della sentenza d’appello odierna”.

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