Nasce l’Atlante digitale che mappa edifici e siti abbandonati della Valle d’Aosta

La piattaforma sviluppata dal Politecnico di Torino in collaborazione con la Fondazione Courmayeur Mont Blanc, il Celva e il GAL Valle d’Aosta censisce 50 edifici e siti abbandonati o sottoutilizzati, suggerendo nuovi possibili utilizzi.
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Società

Dopo quasi tre anni di lavoro e ricerche, è online l’“Atlante digitale del patrimonio architettonico sottoutilizzato della Valle d’Aosta”. Lo scopo dello studio, che ha portato alla realizzazione della piattaforma, è quello di individuare le strutture valdostane strategiche non utilizzate o abbandonate per definire come potrebbero acquistare una seconda vita.

L’atlante conta al momento 50 siti schedati tra edifici industriali dismessi, strutture turistiche abbandonate come ex colonie e alberghi, edifici militari, minerari e industriali, infrastrutture, edifici scolastici ed edifici per servizi. Si tratta di un lavoro che punta non solo a documentare lo stato attuale di questi beni, ma anche a stimolare riflessioni su come possano essere riqualificati e reintegrati nel tessuto economico, sociale e culturale valdostano. 

Mappa del patrimonio architettonico dismesso
Mappa del patrimonio architettonico dismesso

Le Alpi sono un luogo in cui nel corso del Novecento una serie di strutture e siti sono diventati obsoleti e giacciono oggi in condizioni di sottoutilizzo o abbandono – ha spiegato Roberto Dini, responsabile scientifico del progetto, durante la presentazione del progetto -. L’obiettivo della ricerca è quello di mettere a fuoco questo patrimonio attraverso un censimento e, oltre a fare una ricognizione, capire come riqualificare queste strutture e promuovere un sistema di servizi per una nuova abitabilità del territorio.

Presentazione dell'atlante digitale
Presentazione dell’atlante digitale

Il progetto nasce dallo “Studio per la rigenerazione del patrimonio edilizio alpino sottoutilizzato nel territorio della Valle d’Aosta”, realizzato nell’ambito del Progetto PNRR Courmayeur Climate Hub e avviato nel 2021 dal dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino con la collaborazione della Fondazione Courmayeur Mont Blanc, del Celva e del Gal Valle d’Aosta.

L’atlante digitale

Il lavoro si è sviluppato in diverse fasi. La prima è stata dedicata all’individuazione di siti di proprietà pubblica o di altri immobili privati “sottoutilizzati”. A questa fase sono seguiti momenti di confronto con le amministrazioni e gli enti territoriali per selezionare le aree da censire. Successivamente, è stato lanciato un questionario online rivolto ad amministratori locali, rappresentanti delle associazioni, aziende, professionisti e cittadini per capire quali fossero le necessità di spazi e servizi nelle comunità.

lascito proment fondazione courmayeur
Lascito Proment – Atlante digitale del patrimonio architettonico sottoutilizzato della Valle d’Aosta

I manufatti censiti sono stati poi suddivisi in quattro categorie principali, definite “ambiti di valore”, in base alle loro potenzialità d’uso: gli edifici che hanno un valore storico-documentario, gli edifici con valore paesaggistico-ambientale che vanno a incidere sul contesto naturale in cui si inseriscono, le strutture con valore comunitario, ovvero edifici a servizio delle comunità ed edifici con valore socio-economico che possono contribuire allo sviluppo del territorio. Come ha sottolineato Wanda Chappellu, membro del Consiglio di Amministrazione del Celva: “il recupero non si limita a far rivivere un edificio ma rimettere in gioco un intero territorio”. Tra le strutture schedati ci sono ad esempio, la stalla sociale di Gignod, la Stazione di Morgex, la colonia Don Bosco di Valtournenche, l’ex cinema Ideal di Verrès, solo per citarne alcuni.

Skye Sturm, borsista di ricerca del Politecnico di Torino, ha spiegato nel dettaglio la struttura dell’atlante online che raccoglie per ciascun sito una scheda dettagliata con fotografie e video realizzati da Lorenzo Ciarfella e Matteo De Bellis. Ogni scheda include informazioni sullo stato di conservazione, le qualità architettoniche e paesaggistiche, le criticità e i potenziali utilizzi futuri.

“L’Atlante non è un progetto concluso – ha sottolineato Roberto Dini –  ma può essere aggiornato grazie a nuove segnalazioni di aree e strutture considerate sottoutilizzate”.

Al momento non sono stati individuati gli edifici da riqualificare, ma sono in programma diversi eventi per approfondire il tema. “L’auspicio è di una maggiore collaborazione tra gli enti – ha concluso Marta Anello, coordinatrice del Gruppo di Azione Locale -. Vorremmo anche individuare dei futuri gestori per gli edifici, non possiamo puntare su delle belle ristrutturazioni e poi lasciare chiusi i luoghi ristrutturati. Non possiamo permetterci questo tipo di sprechi”.

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