In Valle d’Aosta un parto su tre avviene con taglio cesareo. Siamo ben distanti dal limite consigliato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, fissato al 15% sul totale delle gravidanze. Mal comune mezzo gaudio, però: la nostra regione risente della situazione poco incoraggiante in cui versa generalmente tutto il Paese, e che porta la media italiana, secondo l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, a superare il 38% di parti cesarei sul totale delle nascite.
I dati sono stati pubblicati ieri in anteprima dal Corriere della Sera. La situazione cambia drasticamente da regione a regione, toccando punte del 62% in Campania. Da noi la situazione è migliore, ma questo non è sufficiente. Ogni anno nel reparto maternità dell’ospedale Beauregard di Aosta nascono 1200 bambini circa, e, come sottolinea il dottor Giuseppe Cannizzo, Primario del reparto di Ginecologia, troppi di questi nascono ancora con il cesareo. “Sono molte le ragioni che portano a scegliere di fare nascere i bambini con un intervento di questo tipo, i tagli ripetuti, la presentazione anomala del feto, la sofferenza fetale. Inoltre, una percentuale esigua di madri decidono volontariamente di sottoporsi al parto cesareo”. Alla base di questa scelta ci sarebbe il timore del travaglio e del dolore che comporta. Eppure il parto cesareo comporta una serie di rischi che sarebbe meglio, se possibile, evitare. “Si tratta pur sempre di un’operazione chirurgica, e quindi può portare ad emorragie, infezioni ed endometriti, potenzialmente molto pericolose” aggiunge il dottor Cannizzo. “Per questo motivo dobbiamo ridurre il numero dei parti cesarei, a cominciare da quelli volontari. Possiamo intervenire, però, anche sui casi di presentazione anomala del feto”. Informare le future mamme dei rischi correlati al parto cesareo è una priorità, e l’azienda ospedaliera regionale ha avviato una campagna di comunicazione incentrata su questo tema, diffondendo capillarmente volantini e opuscoli nelle strutture. Ma l’ostacolo principale alla promozione del parto naturale risiede altrove. “In Italia sono state depositate diecimila denunce contro ostetrici e ginecologi per mancato cesareo, o cesareo intempestivo” conclude Cannizzo. “Il fenomeno ha assunto una tale ampiezza che la categoria ha adottato una politica difensiva, intervenendo anche se non strettamente necessario, per tutelarsi”.