La Valle è prima in Italia per percentuale di negozi sfitti. Confcommercio lancia l’allarme

I dati dell'Ufficio studi di Confcommercio “rivelano una situazione critica per la Valle d'Aosta" che fa segnare il 28,1% di negozi sfitti. L'Associazione, che avanza una serie di proposte per invertire il trend, chiama la politica: "Dobbiamo investire insieme".
negozi chiusi, serrande abbassate
Economia

In Italia i negozi sfitti sono, complessivamente, 105mila. E in cima alla classifica – dice Confcommercio Valle d’Aosta – c’è proprio la nostra regione con il 28,1 per cento. Dal nazionale, l’Associazione lancia l’allarme: “Entro il 2035 scomparirà un quinto di negozi italiani”.

I dati

I dati dell’analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio – spiega una nota – “rivelano una situazione particolarmente critica per la Valle d’Aosta, che si posiziona al primo posto per percentuale di negozi sfitti: il 28,1 per cento della rete distributiva commerciale risulta infatti vuoto, seguita da Friuli-Venezia Giulia (26,7 per cento) e Liguria (23,7 per cento)”.

In termini assoluti, sono oltre 105mila i negozi sfitti stimati in Italia al 2025, un quarto dei quali da oltre un anno. In testa c’è la Lombardia, che registra il numero maggiore (9.447), seguita da Veneto (9.118) e Piemonte (8.948).

La questione valdostana: l’appello di Confcommercio

“I dati sulla Valle d’Aosta sono drammatici e richiedono un intervento urgente“, spiega Graziano Dominidiato, presidente di Confcommercio Valle d’Aosta. Che lancia un appello: “Chiediamo con forza alla Giunta regionale e ai sindaci neoeletti di porre la massima attenzione a questi dati allarmanti. Non possiamo permetterci di avere paesi e città privi di attività commerciali. Le vetrine vuote non sono solo un problema economico, ma rappresentano la morte dell’anima dei nostri centri abitati e della vita sociale delle comunità.”

Per questo, Dominidiato aggiunge: “Faccio un appello accorato alla politica regionale e comunale. La Giunta regionale e i sindaci neoeletti devono comprendere l’urgenza della situazione. Questi dati ci dicono che rischiamo di spopolare interi paesi. Quando chiude l’ultimo negozio, quando si spegne l’ultima vetrina, inizia l’agonia di una comunità. I nostri borghi e le nostre città non possono sopravvivere senza il tessuto commerciale che rappresenta il cuore pulsante della vita sociale ed economica”.

Non solo: “La ristorazione valdostana, inoltre, è uno dei principali elementi attrattivi turistici del nostro territorio, al pari delle eccellenze alimentari, delle stupende montagne e dei borghi storici – aggiunge il Presidente Confcommercio –. Non dimentichiamo che la candidatura della ristorazione italiana come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco rappresenta un riconoscimento del valore culturale e sociale del nostro settore. La Valle d’Aosta, con la sua offerta turistica a 360 gradi di livello internazionale, non può permettersi di perdere questa ricchezza nei paesi: verrebbe impoverita tutta la regione.”

Lo scenario futuro

Stando alle stime fatte da Confcommercio, il futuro rischia di avere tinte ancora più fosche: “Le proiezioni al 2035 dipingono uno scenario ancora più preoccupante – aggiunge l’Associazione –: senza interventi di rigenerazione urbana, città come Ancona (-38,3 per cento), Trieste (-31,1 per cento) e Ravenna (-30,9 per cento) rischiano di perdere circa un terzo delle proprie attività di vicinato. Nel 2024 si contano in Italia oltre 534mila imprese del commercio al dettaglio, ma il confronto con il 2012 evidenzia la scomparsa di quasi 118mila imprese in sede fissa e di circa 23mila attività ambulanti”.

Le cause? Per Confcommercio “sono riconducibili a una crescita insufficiente dei consumi interni, al cambiamento dei comportamenti di spesa dei consumatori e alla diffusione delle tecnologie digitali”.

Le proposte di Confcommercio Valle d’Aosta

Per questo, Dominidiato dice: “È necessario un cambio di passo immediato e Confcommercio Valle d’Aosta si mette a disposizione delle amministrazioni comunali e regionali per cercare insieme di invertire questa drammatica tendenza“.

Confcommercio in campo alcune proposte:

  • patti locali per la riattivazione dei locali sfitti con canoni calmierati e incentivi strutturati per il recupero degli spazi commerciali vuoti;
  • tavoli di lavoro permanenti per analizzare e attuare misure concrete di supporto all’economia di prossimità, con azioni coordinate a livello comunale e regionale;
  • sinergie con l’Assessorato regionale alle Attività produttive, Energia e Politiche del lavoro per aggiornare la normativa sul commercio, che ha ormai oltre 25 anni e non risponde più alle esigenze di un quadro economico e turistico completamente trasformato;
  • programmi di animazione urbana e interventi di riqualificazione che valorizzino i centri storici e i borghi come luoghi di attrazione commerciale e turistica;
  • partenariati pubblico-privato per la rigenerazione degli spazi commerciali e lo sviluppo di progetti innovativi per l’economia di prossimità.

“La nostra associazione invita le amministrazioni comunali e regionali a prendere atto della gravità della situazione – conclude Dominidiato –. Non possiamo permetterci di ‘svuotare’ interi paesi o quartieri di Aosta senza la presenza dei presidi commerciali. La Valle d’Aosta è una meta turistica che rappresenta un’eccellenza in Italia e su questo dobbiamo investire insieme. Confcommercio Valle d’Aosta si fa portavoce delle imprese valdostane per definire le strategie migliori per supportare le aziende che credono nel nostro territorio e che rappresentano l’anima viva delle nostre comunità”.

Una risposta

  1. Si dimentica sempre il problema numero uno: il fisco.
    Imposte dirette, indirette, diritti, adempimenti e peso di una IVA altissima i risultati non possono essere diversi. Ma questo tasto non lo vuole (non lo può) toccare nessuno, nemmeno Confcommercio…

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