Cambiamento climatico, Università e Cai: non c’è più tempo, bisogna invertire la rotta

E' l'appello lanciato dal Monte Bianco dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS), di cui fa parte anche l’Università della Valle d’Aosta, e dal Club Alpino Italiano (CAI) nell'ambito della quarta edizione di "CFC – Climbing For Climate".
Escursione osservazione Col des Flambeaux
Ambiente

Non c’è più tempo. Per rallentare il cambiamento climatico l’Italia e l’Europa devono fare di più. E’ l’appello lanciato dal Monte Bianco dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS), di cui fa parte anche l’Università della Valle d’Aosta, e dal Club Alpino Italiano (CAI). Courmayeur ha ospitato ieri e oggi la quarta edizione di “CFC – Climbing For Climate”. I partecipanti venerdì 22 luglio hanno preso parte ad un’escursione verso il Ghiacciaio e il Lago del Miage (2.040 mt). Dopo aver pernottato al Rifugio Torino, sabato hanno effettuato un’osservazione in cordata del Ghiacciaio del Gigante sul Col des Flambeaux.

“Il recente disastro della Marmolada ha profondamente colpito e intristito anche chi, come i gruppi delle Università per la ricerca e formazione sull’ecosistema e lo sviluppo sostenibile, è da sempre pienamente avvertito sia della traiettoria del surriscaldamento globale che delle più dolorose implicazioni per le società” sottolinea la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile.

Le ricerche confermano che “ogni decimo di grado di aumento delle temperature medie globali comporta incrementi sempre più catastrofici e irreversibili dei rischi e dei costi della crisi climatica”. prosegue la nota “Il cambiamento climatico, l’aggressione alla biodiversità e agli equilibri naturali stanno uccidendo, direttamente e indirettamente, milioni di persone ogni anno, e il bilancio non può che aggravarsi. ”

Secondo le analisi raccolte dall’IPCC, per conservare una probabilità del 50% di limitare il surriscaldamento globale al di sotto di 1.5°C entro il 2100, le emissioni residue di gas serra ammontano a circa 500 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. Agli attuali tassi di emissione, si tratta di poco più di dieci anni. Le emissioni globali devono iniziare a ridursi entro il 2025 e scendere del 43% rispetto al 2019 entro il 2030.

“Si tratta di scadenze ormai prossime, difficilmente traguardabili in assenza di una consistente accelerazione nelle azioni di mitigazione.  – evidenziano la Rus – Perfino l’azzeramento delle emissioni climalteranti nette al 2050 rischia di essere compromesso dall’insufficiente ambizione e concretezza dei piani nazionali”.

Secondo gli accademici, è necessario che l’Italia “imprima un’accelerazione agli sforzi concreti per salvare e proteggere il Pianeta e i suoi ecosistemi, a partire dai territori.”
Il patrimonio territoriale deve essere “preservato e arricchito, attraverso il controllo delle sue dotazioni finite e il riequilibrio dei flussi di risorse rinnovabili.”

In particolare le Università organizzatrici dell’evento e il Cai chiedono l’attuazione prioritaria dei seguenti interventi: individuare analiticamente e su base integrata e sistematica i rischi per la preservazione del patrimonio territoriale e le opportunità e i benefici della sua tutela e valorizzazione, attraverso valutazioni quantitative integrate e nella prospettiva degli SDGs 2030; adottare più rigorosi meccanismi di pricing delle emissioni, in grado di ridurre drasticamente l’impronta ecologica in tutti i settori-chiave: industria, trasporti, turismo, energia, edifici,
agricoltura, acque, suolo, ecc. ma anche individuare e implementare rapidamente misure incentivanti concrete e strumenti finanziari innovativi che il settore pubblico e privato possano impiegare per la protezione, rigenerazione e valorizzazione dell’ecosistema e dei suoi servizi, in chiave sostenibile. Infine si chiede di rivedere il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), allineando i suoi obiettivi almeno con quelli di “Fit for 55” dell’Ue e con l’azzeramento delle emissioni nette al 2050 e  attuare una profonda revisione dei sussidi ambientalmente dannosi riducendo drasticamente i sussidi diretti e indiretti alle fonti energetiche fossili.

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