Le acque e i ghiacciai della Valle d’Aosta, storiche sentinelle del nostro ambiente, stanno subendo trasformazioni senza precedenti, e gli esperti riuniti nell’Aula Magna Sant’Anselmo dell’Univda hanno presentato un quadro del loro stato.
Non si tratta solo di un allarme, ma di una chiamata all’azione per comprendere e affrontare le sfide che ci attendono. In un momento in cui la narrazione catastrofista rischia di sopraffarci, è fondamentale adottare un approccio scientifico e costruttivo, capace di guidarci verso soluzioni sostenibili. La conferenza, parte del programma Action for Climate 2024, programma di eventi diffusi promossi dalla RUS – Rete delle Università sostenibili a cui Univda aderisce, ha offerto una visione interdisciplinare riunendo esperti di diversi settori che si sono confrontati sugli impatti che questo fenomeno sta avendo sull’equilibrio ambientale e della sicurezza del territorio montano.
I dati presentati da ARPA Valle d’Aosta non lasciano spazio a dubbi ed evidenziano come i dati registrati mostrino un progressivo e inesorabile aumento delle temperature, con una componente antropica ormai accertata che non può e deve essere negata. Un fenomeno che in Valle d’Aosta si manifesta con particolare intensità, come dimostrano le rilevazioni della centralina di Punta Helbronner, dove quest’anno si sono registrate temperature sopra lo zero per 33 ore consecutive, un evento senza precedenti.
L’anno 2024 si colloca in un orizzonte di crescita graduale della temperatura e in Valle gli effetti sono ancora più evidenti dato che la temperatura aumenta più rapidamente con l’aumentare della quota.
La situazione dei ghiacciai è costantemente monitorata dai professionisti che operano sul territorio anche grazie all’ausilio di tecnologie all’avanguardia come evidenziato da Fabrizio Troilo di Fondazione Montagna Sicura. Il monitoraggio tecnico e scientifico dei ghiacciai e la loro mappatura sono importanti per valutarne lo stato ed i dati indicano che la loro salute è particolarmente preoccupante: la regione perde circa 2 chilometri quadrati di superficie glaciale all’anno, l’equivalente del centro storico di Aosta.
Jean Pierre Fosson, Segretario Generale della Fondazione, ha presentato il progetto divulgativo “SottoZERO VDA”, che raccoglie e diffonde dati e informazioni sui ghiacciai valdostani. Lo scopo è di evitare una narrazione catastrofista e puntare ad informare e le immagini, dati e le foto risultano un mezzo utile per mostrare il cambiamento e la variazione avvenuta negli anni.
Il cambiamento climatico impatta anche sul settore energetico, come evidenziato da Giuseppe Argirò, amministratore delegato di Cva. L’azienda, 100% rinnovabile, sta diversificando le fonti energetiche per adattarsi ai cambiamenti in corso. Gli eventi meteorologici estremi, come quelli del 28 e 29 giugno scorso, rappresentano una sfida crescente per le infrastrutture presenti e per la sicurezza del territorio. Il gruppo Cva mette in campo una capacità di investimento notevole per far sì che l’azienda mantenga il suo valore sul mercato con le importanti ricadute economiche sull’intero territorio e il cambiamento non può essere sottovalutato.
La montagna è anche un laboratorio a cielo aperto per la ricerca, e l’adattamento è una delle risposte chiave, come sottolineato dal Generale Alessio Cavicchioli. Il “Progetto Alta Quota 2023” in cui si è studiato l’adattamento al clima e durante il quale sono stati testati nuovi materiali, ha visto come protagonista il ghiacciaio del Bianco, che rappresenta un unicum nel panorama italiano perché è il solo luogo con caratteristiche simili alle condizioni estreme dell’ambiente artico. Un ambiente che, proprio a causa del riscaldamento, è diventato oggetto di particolare attenzione. Le terre rare che contiene sono oggetto di attenzione legata a scenari strategici futuri, specialmente in ambito geopolitico.
Le guide alpine, attraverso le voci di Ezio Marlier e Marco Camandona, hanno portato la loro esperienza diretta del cambiamento in atto. Cambiamento che vivono quotidianamente con la loro attività. Camandona, reduce dall’ultima spedizione dove ha conquistato il suo ultimo ottomila senza ossigeno, ha evidenziato come l’esperienza avuta quest’anno in Antartide sul monte Vinson gli abbia fatto comprendere la fragilità dell’ecosistema e l’importanza dei piccoli gesti e comportamenti quotidiani.
Quale risposta dare dunque al cambiamento climatico?
Dalla conferenza è emerso come la risposta al cambiamento climatico richieda uno sforzo condiviso su molteplici livelli, dalla ricerca scientifica alla formazione, dalla comunicazione all’adattamento delle pratiche professionali. L’obiettivo, come emerso dai vari interventi, è mantenere una “montagna viva” dal punto di vista economico e turistico, attraverso strategie sostenibili che bilancino lo sviluppo e la protezione ambientale.
La peculiarità della Valle d’Aosta è di essere un “hotspot” del cambiamento climatico e questo la rende un osservatorio privilegiato e un caso studio emblematico delle trasformazioni in atto nell’ambiente alpino, richiedendo un impegno coordinato di tutti gli attori presenti sul territorio per affrontare le sfide presenti e future. Non ci sono soluzioni ad effetto immediato ma solo azioni e politiche da mettere in atto per la riduzione dell’impatto e a seconda del loro grado di efficacia si apriranno scenari più o meno favorevoli.