Un nuovo impianto regionale per trasformare i fanghi in pellet e fertilizzante

Il finanziamento da 10 milioni di euro a fondo perduto derivanti dal Pnrr è vincolato al reperimento, entro il termine ultimo del 30 dicembre, di un soggetto privato interessato alla costruzione e alla successiva gestione per i prossimi 15 anni dell’infrastruttura.
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Ambiente

La Valle d’Aosta avrà un nuovo impianto di trattamento delle acque reflue capace di convertire i fanghi in fuoriuscita dai depuratori in pellet adatto al riscaldamento domestico e non. È la sfida accettata dalla Giunta durante la seduta di lunedì 13 febbraio scorso, per realizzare la quale la Regione potrà beneficiare di un finanziamento da 10 milioni di euro a fondo perduto derivanti dal Pnrr e finalizzato a favorire la rivoluzione verde e la transizione ecologica.

L’iniziativa, nell’ambito del Piano regionale di gestione dei rifiuti 2022/2026, segue la serie di proposte progettuali inoltrata già l’anno passato al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Ma le tempistiche sono stringenti: entro il termine ultimo del 30 dicembre prossimo, la Regione è chiamata a definire e approvare il progetto di fattibilità tecnico-economica prima e il progetto definitivo poi nonché a lanciare la procedura di gara per trovare tramite project financing un soggetto privato interessato alla costruzione e alla successiva gestione per i prossimi 15 anni dell’infrastruttura.

A oggi, a causa della mancanza di adeguati impianti locali, la Valle d’Aosta si vede costretta a conferire fanghi e scorie interamente al di fuori della regione percorrendo oltre 200 chilometri; le ricadute sono evidenti non soltanto in termini ambientali bensì anche in termini economici poiché i cittadini sono vincolari a importi in bolletta maggiorati per via dei costi di trasporto e smaltimento del materiale.

L’innovativo sistema si occuperà per contro di trattare e recuperare i fanghi da depurazione tramite un processo di cosiddetta carbonizzazione idrotermale o Hydro Thermal Carbonization. Simulando la naturale conversione dei vegetali in torba o lignite, in meno di dieci ore il processo separa dalla biomassa acqua, anidride carbonica e altri suoi composti sfruttando basse temperature e pressioni. I prodotti finali della lavorazione sono in sostanza due: alla biolignite pellettizzata a norma UNI – il canonico pellet combustibile – si associa un prodotto secondario concentrato dotato di proprietà fertilizzanti di macro nutrienti ed elementi solubili potenzialmente utile in campo agricolo.

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