“Affaire Bccv”, chiesta in appello la conferma delle condanne

Il sostituto procuratore generale Avenati Bassi ha invocato di ribadire, in secondo grado, tre anni di carcere per l’ex assessore Perron e un anno ognuno per i già presidenti della banca Cossard e Linty.
Ego Perron
Cronaca

Il trasferimento, mai andato in porto, della filiale di Fénis della Banca di Credito Cooperativo Valdostana è approdato alla Corte d’Appello di Torino. Nell’udienza di oggi, giovedì 2 maggio, il sostituto procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi ha chiesto ai giudici la conferma delle condanne di primo grado nei confronti dei tre imputati: l’ex assessore alle finanze Ego Perron ed i già presidenti dell’istituto Martino Cossard e Marco Linty.

Al Tribunale di Aosta, l’11 novembre 2017, il Gup Davide Paladino, al termine del processo con rito abbreviato, aveva condannato – ritenendoli colpevoli di induzione indebita a dare o promettere utilitàil politico a tre anni e i due ex rappresentanti della banca ad un anno ognuno (pena sospesa). Perron, a seguito della sentenza, si era dimesso da componente della Giunta ed era successivamente stato sospeso dalla carica di consigliere regionale, per effetto della “legge Severino”.

L’ipotesi di reato, su cui avevano indagato i Carabinieri coordinati dal pm Luca Ceccanti, riguardava il progetto di spostare la filiale da una sede di proprietà dell’istituto a locali dell’assessore, in affitto. Secondo l’accusa, Perron, con l’obiettivo di ottenere un contratto di locazione per l’immobile, si prodigò per far rieleggere Linty nel Consiglio di amministrazione della banca, in vista dell’assemblea dei soci.

Le motivazioni della sentenza aostana avevano collocato i fatti in un contesto di “forte legame di compenetrazione di tipo clientelare fra il mondo politico locale e la banca, a struttura cooperativistica, di maggior diffusione regionale”. Le elezioni per il rinnovo degli organi societari della Bccv “erano l’occasione per uno scontro per la conquista del controllo della banca stessa tra opposte fazioni in seno al partito politico dell’Union Valdôtaine, che deteneva il potere all’interno degli organi politici regionali”.

Il Gup Paladino aveva inoltre, nel motivare la condanna dei tre imputati, ripreso ampi stralci delle conversazioni intercettate durante le indagini, tali da evidenziare “l’intensa attività di pressione esercitata da Perron sui coimputati, al fine di convincerli ad assecondarlo nel tentativo di ovviare all’ostacolo” che farà poi saltare l’operazione (rappresentato da un vincolo di destinazione d’uso a bar-ristorante sui locali, a contratto tra lui e la banca già stipulato. L’udienza in Corte d’appello proseguirà il prossimo 6 giugno, con le arringhe difensive.

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