Insospettita dal via vai a diverse ore del giorno e della notte, era stata la Guardia di Finanza a scoprire cosa accadeva in due alloggi di Aosta, nelle vie Vevey e Voison. Dalle indagini, condotte tra maggio e luglio del 2015, era emerso un giro di prostituzione, che coinvolgeva numerose ragazze straniere. A tirarne le fila, secondo gli inquirenti, erano il 29enne colombiano Jahiner Suarez Parra, la 24enne ecuadoriana Jennifer Intriago Burgos e il 28enne romeno Ionut Lupu. Tutti e tre sono stati processati stamane al Tribunale di Aosta, con rito collegiale, per accuse che, a vario titolo, includevano il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione. Sono stati condannati a cinque anni di reclusione ciascuno, oltre a tremila euro di multa.
Tutti gli imputati erano difesi dall’avvocato Filippo Vaccino di Aosta. L’attività investigativa delle “Fiamme Gialle” aveva messo in luce vari livelli di responsabilità, con una strutturazione ben definita del sodalizio cui faceva capo il gruppo di “squillo”. A tutti e tre i chiamati a comparire era contestato, in concorso tra loro, il favoreggiamento: Parra e Burgos, in particolare, avrebbero preso in locazione gli alloggi ad Aosta, mettendoli a disposizione delle giovani donne (cinque delle quali identificate, ma diverse altre rimaste anonime). Lupu avrebbe poi lavorato come “autista”, trasportando le prostitute dall’arrivo alla stazione ferroviaria, o al terminal bus di Aosta, alle abitazioni dove incontravano i clienti. Inoltre, assieme a Parra, avrebbe fornito alle ragazze le utenze telefoniche da inserire in annunci online a sfondo erotico, per essere contattate.
Quanto allo sfruttamento, Parra e Burgos erano accusati di essersi fatti consegnare parte dei proventi dell’attività di almeno quattro ragazze, richiedendo loro la somma di 50 euro al giorno, come contributo spese per l'uso degli alloggi. Lupu, invece, secondo i Finanzieri, tratteneva gli incassi di una sola delle giovani: quella con cui risultava intrattenere una relazione sentimentale. Solo così, per gli inquirenti, si spiegava, malgrado fosse disoccupato, la vita sfarzosa notata indagando. Le “Fiamme gialle” avevano annotato, tra l’altro, il possesso di due auto di lusso (una Volkswagen Passat e un BMW serie 3 cabro), numerose nottate in alberghi, la frequentazione di ristoranti costosi, la spesa ripetuta di una quarantina di euro per il lavaggio delle sue vetture, sempre pagate in contanti, nonché un trasferimento di circa seicento euro, a favore di un congiunto.
Addebiti sostanzialmente ammessi dagli imputati nei rispettivi interrogatori durante il procedimento a loro carico e che il collegio giudicante – composto dai magistrati Massimo Scuffi, Marco Tornatore e Paolo De Paola – ha ritenuto fondati, sentenziando per la colpevolezza dei tre ed accogliendo, nella pena detentiva, quanto chiesto dal pubblico ministero Eugenia Menichetti. Per la sanzione, invece, il verdetto ha visto il dimezzamento della richiesta dell’accusa, che era di seimila euro.