Abbandono di pony e cavalli, 6mila euro di oblazione dall’allevatore Capelloni

02 Aprile 2022

Un’oblazione da complessivi 6mila euro. E’ stata questa la scelta dell’allevatore lombardo Ettore Capelloni (52 anni), comparso ieri, venerdì 1° aprile, dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore, per rispondere dell’abbandono e dei maltrattamenti di un centinaio di asini e pony ritrovati vaganti dal Corpo forestale nella “Coumba Freida” all’inizio dell’ottobre 2020. L’accusa era rappresentata in aula dal pm Cinzia Virota.

A Capelloni, nel settembre 2021, il Gip Davide Paladino aveva comminato 19.300 euro di multa, emettendo due decreti penali di condanna. L’allevatore, attraverso il suo legale, ha presentato opposizione, discussa nell’udienza di ieri mattina. I reati ipotizzati nei suoi confronti erano due: i maltrattamenti agli animali e il loro abbandono. Ritenuto che anche la prima ipotesi integrasse quella dell’aver abbandonato i capi, il giudice Tornatore ha ammesso l’imputato all’oblazione.

L’inchiesta

Dalle indagini della Forestale era emerso che l’uomo – quale affittuario di alcuni pascoli dall’amministrazione comunale di Etroubles – aveva effettuato la monticazione in ritardo sulla stagione pastorale (a metà settembre). Gli animali, di proprietà di società agricole riconducibili a Capelloni, poco dopo avevano iniziato a disperdersi, abbandonando, anche a causa della riscontrata scarsa vigilanza del personale indicato dall’allevatore per la conduzione, l’area in cui erano supposti pascolare.

L’abbandono e i maltrattamenti

I forestali erano riusciti a raggrupparli (le segnalazioni di animali sparsi erano giunte da Allein a Doues) e porli sotto sequestro (anche se, con più istanze, l’indagato aveva ottenuto la revoca di quei provvedimenti). Con il primo decreto, a Capelloni era stata inflitta una multa da 18mila euro. Era relativa all’aver cagionato a circa 60 equini lesioni” come “dermatite, scolo nasale e oculare, polmonite, rogna, cachessia, lesioni cutanee da morsi e congiuntivite”, frutto dell’averli lasciati “gravitare in assenza di una idonea custodia e in modo promiscuo e senza precauzioni o forme di isolamento”.

Inoltre, lo stesso atto era relativo all’aver detenuto gli animali “in condizioni di estrema magrezza o di zoppia e in un luogo caratterizzato da condizioni climatiche proibitive (temperature rigide, terreni gelati o innevati e erba secca)”, nonché dalla “presenza di zone impervie tali da renderne difficoltoso il pascolo e la deambulazione”. L’imputazione si riferiva, inoltre, a ad aver esposto gli equini “a privazione di cibo, considerato che nei terreni dove gravitavano (senza un’adeguata custodia) l’erba era secca e non edibile”. Buona parte dei capi si trovano ancora in varie località italiane, presso gli affidatari individuati dall’associazione cui erano stati affidati inizialmente in custodia.

Le carcasse non smaltite

L’altro decreto di condanna, che disponeva una ammenda da 1.300 euro, era riferito all’“abbandonare, o far abbandonare, sul suolo le carcasse di quattro equini morti e nell’omettere di procedere al loro smaltimento”, così effettuando “attività di produzione, trasporto o smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi”. Entrambi i provvedimenti erano stati chiesti dal pm titolare del fascicolo Francesco Pizzato, a conclusione degli accertamenti dei forestali.

L’inchiesta sui contributi europei

Capelloni era noto alle cronache valdostane anche per un altro procedimento di cui era stato inizialmente protagonista, quello seguito all’indagine “Pascoli d’oro” del Corpo forestale valdostano e relativo alla presunta percezione indebita di contributi dall’Unione Europea. Per quella vicenda, però, non è più imputato ad Aosta. Lo scorso ottobre, accogliendo l’eccezione del suo legale (l’avvocato Paolo Bartesaghi del foro di Como), il giudice ha dichiarato l’incompetenza territoriale del Tribunale aostano, disponendo l’invio degli atti alla Procura di Brescia, dove il processo dovrà ripartire.

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