Il processo sulle false dichiarazioni di pascolo dovrà tenersi a Brescia

Il giudice Tornatore, accogliendo un’eccezione della difesa dell’allevatore Ettore Capelloni, ha dichiarato l’incompetenza territoriale del Tribunale di Aosta, disponendo l’invio degli atti alla Procura lombarda.
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Cronaca

Il processo all’allevatore lombardo accusato di aver reso false dichiarazioni di pascolo in Valle dovrà ripartire da Brescia. Accogliendo l’eccezione dell’avvocato Paolo Bartesaghi del foro di Como, difensore del 51enne Ettore Capelloni, il giudice Marco Tornatore ha dichiarato oggi, venerdì 22 ottobre, l’incompetenza territoriale del Tribunale di Aosta, disponendo l’invio degli atti del procedimento alla Procura di Brescia.

La questione sollevata dal legale atteneva al fatto che, essendo l’addebito legato ai contributi dell’Unione europea richiesti dall’imputato (e liquidatigli) nel periodo tra il 2014 e il 2019, la sede competente a giudicare la sussistenza del reato fosse quella ove avveniva il pagamento, a cura di un organismo della Regione Lombardia.

“Sosteniamo che i capi di imputazione siano infondati in punto di diritto e di fatto e lo dimostreremo, a questo punto, nella sede opportuna”, ha dichiarato l’avvocato Bartesaghi lasciando, assieme al suo cliente, il palazzo di giustizia del capoluogo dopo l’udienza, durata pochi minuti.

I reati contestati dal pm Luca Ceccanti a Capelloni erano la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (sia in forma consumata, sia tentata) e l’induzione alla falsità ecologica. Nella ricostruzione del Corpo forestale della Valle d’Aosta, che aveva curato l’operazione “Pascoli d’oro”, i contributi erano stati ottenuti indebitamente dall’allevatore, che avrebbe dichiarato la presenza dei suoi ovicaprini su alcuni alpeggi locati dal comune di Etroubles.

Utilizzando anche il drone in dotazione al Corpo, i forestali avevano concluso che gli animali di Cappelloni in alcune stagioni non si fossero proprio visti nella valle del Gran San Bernardo, mentre in quelle in cui erano stati presenti avevano brucato in aree minime rispetto alle superfici affidate all’uomo (e da lui indicate nelle richieste del sostegno economico).

L’imputato, durante le indagini era stato anche sottoposto, per sei mesi, alla misura cautelare dell’obbligo di dimora e al divieto d’esercizio d’impresa nel settore agricolo. Con la dichiarazione d’incompetenza territoriale odierna, la Procura di Brescia dovrà valutare il materiale inquirente e riprendere il procedimento.

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