Autostrada A5, respinto il ricorso di Rav sul mancato aumento delle tariffe nel 2023

Nel 2023 Rav, la società che gestisce il tratto Aosta- Monte Bianco aveva chiesto un incremento tariffario del 21,51%, negato dal Mit.
autostrada Monte Bianco
Cronaca

Mentre da una settimana sono entrati in vigore i nuovi aumenti autostradali, decisi dal Ministero dei trasporti, arriva dal Tribunale Amministrativo Regionale della Valle D’Aosta il “no” a Rav, Raccordo Autostradale Valle d’Aosta Spa, a vedersi riconoscere gli incrementi tariffari negati nel 2023, pari al 21,51%. 

Nel ricorso la società ricorda come dal “2014 ha sottoposto diverse proposte di revisione del PEF  (Nda il piano economico finanziario) per approvazione al Concedente senza che le amministrazioni competenti abbiano mai provveduto alla conclusione dell’iter di aggiornamento. Tuttavia, nelle more dell’iter di aggiornamento del PEF, parte attrice ha chiesto di anno in anno l’adeguamento tariffario, che è stato negato con provvedimenti poi annullati dal Tar Valle d’Aosta”.

Questa volta però i giudici amministrativi hanno dichiarato il ricorso “infondato”, respingendolo.

Rav chiedeva con il ricorso l’annullamento della nota del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che, il 4 gennaio 2023, aveva sancito “l’assenza dei presupposti per il riconoscimento dell’adeguamento tariffario a decorrere dal 1° gennaio 2023” , ma anche che la normativa sull’adeguamento tariffario venisse sottoposta dal Tar alla Consulta.

Secondo il Tar della Valle d’Aosta l’atto del Ministero “non si esprime in sé sull’adeguamento tariffario, che ben la concessionaria potrà reclamare presentando un PEF nel rispetto della normativa vigente, è irrilevante che l’atto non sia stato adottato di concerto dai competenti Ministri, cui spetta, appunto, l’approvazione dell’adeguamento tariffario, non tutta l’attività istruttoria prodromica. Inoltre “manca in atti una prospettazione che possa consentire di ritenere integrata, rispetto al caso specifico e dunque agli aggiornamenti tariffari spettanti alla ricorrente per l’anno 2023, una ingiustificata concreta compressione delle pretese della società non potendosi un sistema predicare né sproporzionato né ingiustificato a priori ed in astratto”.

 

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