Certificati medici falsi, sedici mesi al maresciallo “infedele”

Antonio Russo, 44 anni, sospeso dal servizio nella Guardia di finanza, è stato condannato per falso, truffa e violazione delle norme sul lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione. Otto, per l’accusa, le attestazioni falsificate.
Guardia di Finanza
Cronaca

Si è chiuso oggi, dinanzi al Gup del Tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari, il primo grado di giudizio di uno dei procedimenti che coinvolgono Antonio Russo, maresciallo ordinario della Guardia di finanza attualmente sospeso dal servizio. L’uomo, 44 anni originario del leccese, è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a cinquecento euro di multa, per falso, truffa e violazione delle “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”.

Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Luca Ceccanti, l’imputato, all’epoca in servizio al Gruppo Aosta delle Fiamme gialle, avrebbe – in otto diverse occasioni tra il novembre 2016 e il febbraio successivo, per due volte ogni mese – giustificato “la sua assenza dal servizioproducendo “all’amministrazione di appartenenza” certificazioni mediche “integralmente false, o comunque falsamente attestanti l’esecuzione di visite mediche e esami presso le strutture sanitarie in orari diversi e più estesi rispetto a quelli effettivi”.

Quelle attestazioni sarebbero state “fabbricate” autonomamente da Russo, tramite “l’alterazione dei certificati effettivamente rilasciati dall’Azienda Usl”, attuata “riproducendo con mezzi informatici o formando integralmente” i documenti che poi consegnava a giustificazione dell’assenza. A quanto appurato dai finanzieri che hanno indagato, comandati dal tenente colonnello Francesco Caracciolo, la durata delle assenze era stata “gonfiata” anche fino a sette ore in più, rispetto a quella originariamente indicata dalle strutture sanitarie. Così facendo, l’imputato si sarebbe garantito il “pagamento della retribuzione per ore non lavorate pari a dieci giornate”.

Per le accuse contestate, il pm Ceccanti aveva chiesto al giudice una condanna a due anni di carcere. Russo era difeso dall’avvocato Davide Meloni, del foro di Aosta, che ha già annunciato appello alla sentenza odierna. Le indagini avevano visto non solo accertamenti negli ambulatori indicati nella documentazioni, ma anche delle perquisizioni e l’analisi forense del computer in dotazione al militare. Proprio da quest’ultima attività investigativa è scaturito l’altro procedimento penale in cui è coinvolto Russo, per la detenzione di materiale pedopornografico.

Nel pc e in altri dispositivi di archiviazione gli inquirenti hanno infatti individuato “copioso materiale pornografico con immagini inequivocabilmente riferito a minorenni”. Per quell’ipotesi di reato, su cui risultano chiuse le indagini preliminari della Procura di Torino (pm Lisa Bergamasco), Russo è stato arrestato lo scorso 7 giugno, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del Gip del capoluogo piemontese. Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia, il 44enne risulta ancora detenuto. Sul suo conto, la Guardia di finanza ha avviato un procedimento disciplinare cosiddetto “di stato”, che va cioè ad incidere anche sull’eventuale permanenza nel Corpo.

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