Convalidati dal Gip sei arresti dell’operazione “malAosta”

Per due dei fermati, Antonio D’Agostino e Francesco Battaglia, si aprono le porte del carcere: il primo va ai domiciliari, mentre il secondo è stato sottoposto all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli altri cinque restano in cella a Brissogne.
L'operazione malAosta della GdF.
Cronaca

Sono stati convalidati sei dei sette arresti scattati la settimana scorsa nell’operazione “malAosta” della Guardia di finanza, relativa a spaccio ed episodi estorsivi al quartiere Cogne ed in altre zone della Valle. Raffaele D’Agostino (54 anni) e Caterina Battaglia (44), i primi a finire in manette, nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 maggio, perché sorpresi dalle Fiamme gialle con circa un etto di cocaina, sono comparsi dinanzi al Gip del Tribunale, Luca Fadda, nella mattinata di sabato scorso.

Entrambi – accusati di spaccio di stupefacenti, porto illegale di arma ed estorsione – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande e sono stati riportati in cella. Stamattina, alla casa circondariale di Brissogne, sono invece stati sentiti dal giudice Giuseppe Colazingari i cinque arrestati nel blitz scattato alle prime ore di venerdì 14 con l’impiego di 60 uomini del Gruppo Aosta, in esecuzione dei “fermi di indiziato di delitto” disposti dai pm Luca Ceccanti e Francesco Pizzato, coordinati dal procuratore capo Paolo Fortuna.

Il magistrato ha ravvisato “la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di tutti i fermati”, con la convalida degli arresti, tranne quello di Francesco Battaglia (46enne, fratello di Caterina, accusato di porto illegale di arma da fuoco e concorso nello smercio di cocaina). Il pericolo che fugga, agli occhi del magistrato, “deve escludersi alla luce del suo coinvolgimento in due episodi non connessi allo spaccio di stupefacenti ed al suo radicamento, quale militare, sul territorio”. Ha così potuto lasciare il carcere, ma gli è stato applicato l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

L’uomo, nell’interrogatorio di oggi, ha dichiarato che l’arma di cui aveva curato la riparazione (per gli inquirenti, di proprietà della sorella e di Raffaele D’Agostino, usata anche in episodi estorsivi) era, in realtà, una scacciacani. Al giudice quelle parole non appaiono però “convincenti alla luce del fatto che Raffaele D’Agostino si è dichiarato (nelle conversazioni intercettate, ndr.) in possesso di una Browning alla quale ben si attaglia la necessità di pulire il serbatoio”.

Scarcerato anche un altro dei fermati, Antonio D’Agostino, 39enne nipote di Raffaele (cui è contestato lo spaccio di stupefacenti), andrà ai domiciliari. Restano, per ora, a Brissogne Marino D’Agostino (37), Giuseppe Caponetti (43) e Albert Bushaj (39, Châtillon). Per tutti i fermati di venerdì notte, secondo il Gip, a favore del rischio di ripetizione dei reati depongono “la tipologia delle gravissime condotte contestate, l’indiscussa caratura criminale di gran parte degli indagati, nonché le concrete modalità di sistematica e reiterata consumazione dei delitti”.

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