Coronavirus, aggiornata l’autodichiarazione al nuovo decreto sugli spostamenti

L'autodichiarazione non prevede più, perché abolito, il rientro “tout court” nel luogo di domicilio, abitazione o residenza. Questo deve essere legato a una delle ragioni consentite per uscire.
Immagine di archivio
Cronaca

Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di domenica scorsa, 22 marzo, che ha rimodulato le misure per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, ha ristretto le circostanze che legittimano gli spostamenti al di fuori della propria abitazione. Di conseguenza, è stato aggiornato il modello di autodichiarazione da compilare per comprovare l’uscita e da esibire in caso di controllo, disponibile sui siti istituzionali di governo e forze dell’ordine.

Le ragioni valide sono comprovate esigenze lavorative, necessità di assoluta urgenza (che includono la spesa, possibile solo all’interno del comune di residenza, con le indicazioni segnalate ieri dalla Protezione civile regionale, per le località sprovviste di esercizi pubblici) e motivi di salute. Il nuovo provvedimento del premier Conte ha abolito la previsione del precedente decreto che assicurava il rientro “tout court” nel luogo di domicilio, abitazione o residenza. Questo tipo di spostamento è consentito solo se connesso solo ai motivi per cui è possibile uscire.

Ad esempio, il sito della Polizia di Stato ricorda che “rientra negli spostamenti per comprovate esigenze lavorative, il tragitto (anche pendolare) effettuato dal lavoratore dal proprio luogo di residenza, dimora e abitazione al luogo di lavoro”. Inoltre, tra i casi di assoluta urgenza contano quelli “in cui l’interessato si rechi presso grandi infrastrutture del sistema dei trasporti (aeroporti, porti e stazione ferroviari) per trasferire propri congiunti alla propria abitazione”.

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