Corruzione sotto il Cervino: chiuse le arringhe per 14 imputati, resta l’avvocato di Chiavazza

Con l’udienza di oggi, lunedì 14 giugno, si avvicina alla conclusione la discussione del processo con rito abbreviato su una serie di episodi corruttivi con la Valtournenche come “epicentro”. L’ultimo difensore è in calendario per il prossimo 21 giugno.
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Cronaca

Con l’udienza di oggi, lunedì 14 giugno, si sono concluse le arringhe dei difensori di quattordici dei quindici imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo su una serie di episodi corruttivi con la Valtournenche come “epicentro”. Dopo le richieste di pena del pm Luca Ceccanti, che superano i vent’anni complessivi, gli avvocati hanno offerto al Gup Davide Paladino, in due diverse tornate, le argomentazioni per cui ritengono infondate le accuse mosse ai loro assistiti, cui sono contestati – a vario titolo – concussione, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, falso ideologico, abuso edilizio e reati tributari.

La posizione che resta da discutere è quella della figura chiave dell’inchiesta, l’allora capo dell’ufficio tecnico comunale Fabio Chiavazza (51 anni, Challand-Saint-Victor), per cui la Procura ha sollecitato la condanna più elevata, a 7 anni e 4 mesi di carcere. L’uomo, dopo aver reso dichiarazioni spontanee per circa tre ore lo scorso 10 maggio (uscendo dal silenzio tenuto fino ad oggi nell’inchiesta), ha chiesto al giudice di poter rendere alcune ulteriori precisazioni su fatti oggetto del processo. Potrà farlo in apertura della prossima udienza, in calendario per il 21 giugno, dopodiché la parola passerà al suo legale, l’avvocato torinese Anna Rossomando, per l’ultima arringa del processo.

Nella tesi d’accusa, Chiavazza era il “perno” di un sistema di “addomesticamento” di gare ed incarichi del Municipio all’ombra del Cervino affiorato dall’inchiesta dei Carabinieri. Gli occhi degli inquirenti si erano posati anche su varie procedure di appalto in ambito Anas e sulla ristrutturazione del bar “Rocce Nere”, sulle piste di Cervinia. Secondo la Procura, quei lavori sono frutto di un “patto indebito” tra Chiavazza e l’allora presidente della Cervino SpA Federico Maquignaz (54, Valtournenche, oggi non più in carica). La difesa di quest’ultimo, l’avvocato Corrado Bellora, ha arringato stamane, respingendo tutti gli addebiti.

Il legale, sul piano della presunta violazione edilizia, ha sostenuto la legittimità dell’opera, mentre per l’altra accusa mossa al suo cliente, l’abuso d’ufficio, ha sottolineato che, non essendoci violazione di legge, l’ipotesi di reato contestata non può trovare fondamento. Nel procedimento si sono costituite altresì tre parti civili: il Comune di Valtournenche, l’Anas e l’imprenditore Enrico Goglio, dalle dichiarazioni del quale (riguardanti il “taglieggiamento” che Chiavazza avrebbe operato nei suoi confronti, ancora ai tempi in cui era in servizio al comune di Saint-Pierre) era partita l’inchiesta.

Oltre ai quindici imputati per i quali il processo è in corso con l’abbreviato, ve ne sono tre che non hanno chiesto riti alternativi al Gup. Si tratta dei tre soci dell’impresa “Edilvu” di Challand-Saint-Victor: Loreno Vuillermin (69), Ivan Vuillermin (45) e Renza Dondeynaz (65). Per loro, ritenuti dall’accusa i maggiori “beneficiari” delle assegnazioni di lavori “creative” di Chiavazza, il giudice dovrà decidere sul rinvio a giudizio, con dibattimento ordinario. Con la conclusione della discussione, il momento della sentenza – ad oggi attesa per il 28 giugno – si avvicina.

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