Chiusa l’inchiesta “Do ut des”: tutti gli indagati e le accuse

Le investigazioni su un “sistema” di corruzione con Valtournenche come “epicentro” sono emerse lo scorso 20 novembre, ma andavano avanti già da alcuni mesi. Ad innescarle, le rivelazioni di un imprenditore.
Loreno Vuillermin.
Cronaca

Carabinieri e Procura l’avevano battezzata “Do ut des”, cioè “Io do affinché tu dia”, a simboleggiare le dinamiche corruttive scoperchiate dall’indagine, con la Valtournenche come “epicentro”. Era emersa il 20 novembre scorso, con un blitz mattutino dell’Arma, per eseguire quattro arresti ed altrettante misure cautelari meno severe, ma l’inchiesta andava avanti già da mesi, innescata dalla rivelazione di un imprenditore taglieggiato e di alcuni dipendenti del municipio sotto il Cervino. Oggi, tirate definitivamente le somme di quel “dare e avere”, che per il pm Luca Ceccanti ha inciso su varie gare e procedure pubbliche, restano in tutto diciotto indagati, in vari filoni.

Il principale ruota attorno a Fabio Chiavazza (49 anni, di Cuneo), l’ex capo ufficio tecnico del comune di Valtournenche, arrestato allora e scarcerato proprio oggi, venerdì 10 maggio, dopo quasi sei mesi in cella trascorsi in ostinato silenzio. Per la Procura era il “motore” del “sistema” entrato in azione sotto il Cervino ed è accusato di corruzione, concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente ed abuso d’ufficio. Con lui erano finiti ai domiciliari (anche in questo caso revocati da poco) i tre soci della “Edilvu”, impresa di Challand-Saint-Victor: Loreno Vuillermin (68), Ivan Vuillermin (44) e Renza Dondeynaz (64). Considerati i principali “beneficiari” dei servizi non proprio pubblici di Chiavazza (cui avrebbero versato oltre 50mila euro, a fronte di fatture per prestazioni mai effettuate) sono chiamati a rispondere di corruzione e turbativa d’asta.

Dalle investigazioni è inoltre emerso come, in alcuni casi, l’alterazione delle procedure avvenisse tramite “cartelli” tra professionisti, preventivamente a conoscenza di essere tra gli invitati ad effettuare offerte. Si tratta, in particolare, dell’episodio (una gara per servizi tecnici della galleria di Etroubles bandita dall’Anas) che coinvolge tre liberi professionisti (l’ingegnere 54enne Corrado Trasino di Saint-Christophe, il 54enne Stefano Rossi di Piacenza e il 51enne Rosario Benincasa di Caravacio di Torino) e un funzionario dell’azienda stradale, Adriano Rosario Passalenti, 43 anni, di Saint-Nicolas. Anche nei loro confronti, la contestazione è di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Lo stesso addebito viene mosso dalla Procura, in ordine a varie altre vicende messe a fuoco dagli inquirenti (ricorsi anche alle intercettazioni ambientali), all’architetto Ezio Alliod di Verrès, all’addetta all’ufficio tecnico-lavori pubblici del comune di Valtournenche Cristina Camaschella (sorella dell’allora sindaco Deborah, oggetto di una perquisizione, ma non indagata), al legale rappresentante della ditta “Bertini Aosta srl” di Issogne Nicolò Bertini, all’ingegnere Giuseppe Zinghinì, nonché all’artigiano di Verrès Stefano Trussardi.

Completano il panorama degli indagati i coinvolti nella ristrutturazione del bar “Rocce Nere”, sulle piste di Cervinia, che sarebbe avvenuta in palese difformità rispetto ad alcuni strumenti urbanistici, oltre ad essere figlia di un “patto” indebito tra Chiavazza e Federico Maquignaz, presidente della “Cervino Spa” (società proprietaria dell’immobile). Per entrambi l’accusa è di abuso d’ufficio in concorso. Assieme a coloro che hanno preso parte al ciclo dell’opera – il direttore dei lavori Marco Zavattaro (48, Quart), l’amministratore unico dell’impresa appaltatrice “Ivies Spa” Enrico Giovanni Vigna (64, Quincinetto), nonché gli amministratori di due ditte subappaltatrici: Ivan Voyat della “Edilvi Costruzioni Srl” (52, Gressan) e Luca Frutaz della “Chenevier SpA” (44, Saint-Pierre) – gli viene poi contestata la violazione delle norme in materia di edilizia.

Condotta dalla Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent dell’Arma, “Do ut Des”, oltre ad aver visto le otto misure cautelari (cadute, appunto, con la fine delle indagini preliminari), è stata caratterizzata da numerose perquisizioni (sfociate nel prelievo di copioso materiale informatico e documentale, setacciato nelle settimane successive) e da diversi sequestri. Di spicco quelli che hanno interessato le scuole medie a Crétaz di Valtournenche (mirato a verificare la regolarità dell’esecuzione dei lavori di adeguamento antisismico e messa a norma antincendio dell’edificio, nel frattempo restituito all’ente proprietario) e il bar “Rocce Nere” (cui è poi stata consentita la ripresa dell’attività commerciale, a patto di non alterare strutturalmente lo stabile).

I Carabinieri, nei mesi trascorsi ad indagare, hanno inoltre messo i sigilli a circa 300mila euro dei soci della “Edilvu”, perché ritenuti l’importo complessivo dei lavori ottenuti indebitamente dall’impresa, attraverso le gare pilotate dal funzionario “amico in Comune”. La stessa misura, vale a dire il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, era scattata nei confronti di Chiavazza stesso. Sotto i “ceppi” erano finiti alcuni suoi immobili, compreso un garage, fino alla concorrenza di 70mila euro. Si tratta, per il pm Ceccanti, delle “tangenti” ricevute dal geometra 49enne: oltre 50mila euro per affidare lavori alla “Edilvu” e, il restante, dall’imprenditore concusso Enrico Goglio, che ha dato il via all’inchiesta in cui gli inquirenti hanno cercato di far luce su ciò che avveniva nell’avvolgente ombra della “Gran Becca”.

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