Dopo varie supposizioni e rumors, per il processo di secondo grado alla Corte dei Conti sui 140 milioni di finanziamenti erogati dalla Regione al Casinò, negli anni tra il 2012 e il 2015, una data è infine nero su bianco. Si terrà mercoledì 22 aprile 2020, dinanzi alla terza Sezione centrale d’appello. Il procedimento alla sezione giurisdizionale per la Valle d’Aosta della Corte era finito, il 25 ottobre 2018, con 18 politici condannati a risarcire la Regione con 30 milioni di euro (per quasi tutti è ancora in essere, per quanto con cifre riviste rispetto alle contestazioni iniziali, il sequestro preventivo di beni e conti scattato il 7 marzo dell’anno scorso).
Secondo i giudici di piazza Roncas, dei quattro atti deliberativi di Giunta e Consiglio finiti al centro delle indagini (svolte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza), solo parte dell’importo di uno (la ricapitalizzazione della “Casinò de la Vallée” votata dall’Assemblea regionale nell’ottobre 2014) lo era, mentre gli altri – rappresentando dei finanziamenti sotto forma di mutui, destinati quindi ad essere restituiti – non erano stati considerati integrare alcuna ipotesi dannosa.
Una tesi che non aveva convinto il procuratore regionale contabile, Massimiliano Atelli, rapido nel ricorrere contro l’esito del giudizio di primo grado (i coinvolti iniziali erano 22, includendo anche un dirigente regionale, e per quattro era scattata l’assoluzione). Il vertice della Procura regionale non aveva infatti nascosto la convinzione che il tema corretto non fosse la restituzione, o meno, delle rate dei mutui, ma “se l’idea di impiegare liquidità nel tentativo di rilancio della Casa da gioco fosse, per le condizioni in cui in quel momento versava, un tentativo utile, o ormai già un tentativo inutile”.
L’orizzonte del giudizio di appello, inoltre, si era “arricchito” di un nuovo elemento con l’avvio del percorso concordatario intrapreso dalla “Casinò della Vallée”, il cui esito è atteso proprio in questi giorni. Nell’ambito della procedura, la società ha “postergato” un credito da 48 milioni 88mila e 55 euro vantato dalla Regione, tramite Finaosta, nei confronti della casa da gioco. Significa che il suo versamento è subordinato alla soddisfazione degli altri creditori. Considerando tuttavia che, secondo la proposta aziendale di concordato, questi verranno liquidati solo in percentuale, il Tribunale ritiene semplicemente “non pagabile” il credito.
Constatato che quei soldi appaiono destinati a non rientrare nelle casse della Regione (socia al 99.9% del Casinò, oltre a partecipare integralmente la finanziaria che l’ha erogato), il presidente del Tribunale Eugenio Gramola e il giudice delegato Marco Tornatore hanno inviato, lo scorso aprile, alla Procura regionale contabile – che a sua volta l’ha trasmessa a Roma, all’ufficio inquirente generale, in vista proprio dell’appello – una segnalazione di possibile danno erariale per la cifra del credito “postergato”.
A luglio di quest’anno, una nuova pagina della vicenda. Un disegno di legge votato dal Consiglio Valle ha disposto il trasferimento della somma nel patrimonio della Casa da gioco della somma attraverso l’emissione di uno “Strumento Finanziario Partecipativo”. Il presidente della Regione, Antonio Fosson, si era espresso in termini di “un atto di fiducia nella società”, che non aveva però convinto – in aula – più dei 18 consiglieri di maggioranza.
L’opposizione (con la sola eccezione della consigliera Daria Pulz) aveva abbandonato l’aula, gridando al “barbatrucco contabile”, dettato dai timori suscitati dal giudizio in secondo grado contabile (e al governo era rimasta la soddisfazione per la mancata impugnazione, da parte di Roma, della norma, peraltro duramente contestata dalla Lega). Se ne riparlerà, c’è da scommetterne, il 22 Aprile 2020.