Crack, Hashish e Marijuana anche a minorenni: nove indagati
Otto misure cautelari, disposte dal Gip del Tribunale, sono state eseguite negli scorsi giorni dai Carabinieri nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di cessione di stupefacenti – in particolare, hashish e marijuana – nelle aree della stazione ferroviaria, dei giardini “Lussu”, degli istituti scolastici della zona e del “fossato” delle mura romane, che separa l’autostazione da via Matteotti, ad Aosta.
Il 19enne in manette
Si tratta della stessa indagine in cui, a metà aprile, era stato arrestato il 19enne di origini pakistane Tayyab Hassan, cui era stato trovato in casa un etto e mezzo circa di hashish. I militari si erano infatti originariamente recati nell’abitazione del 19enne per notificargli il divieto di dimora stabilito dal Tribunale a seguito delle investigazioni, iniziate nel 2021.
Avuto il sospetto che il giovane non avesse cessato lo smercio, avevano proceduto alla perquisizione domiciliare, rinvenendo due panetti di sostanza, in parte già frazionata in dosi, assieme a un bilancino di precisione e 4.930 euro in contanti. Hassan era così stato condotto in carcere ed il suo arresto era stato convalidato nei giorni seguenti.
Gli altri indagati
Nell’ambito dell’operazione antidroga, il divieto di dimora, che implica quindi l’allontanamento dalla regione, ha raggiunto quattro indagati. Si tratta di due connazionali dell’arrestato – Hassan Ghulam (30 anni, Aosta) e Hassan Shahzad (21, Sarre) – nonché del cingalese Dishal Rasika Mihindukulasuriya (24, Napoli) e del guineano Sene Embalo (27).
Per altre tre persone, anch’esse di origini pakistane – Ahmand Din Amin Muhammad (36, Aosta), Asad Abbas Butt (31, Villeneuve) e Rangazib Ali (30) – il Gip si è invece determinato per il divieto di dimora nel comune di Aosta, lasciando quindi loro la possibilità di poter permanere in altre località della Valle. Le misure erano state richieste dal pm Francesco Pizzato, che ha coordinato le indagini del Nucleo Operativo della Compagnia di Aosta dell’Arma (e che, per alcune posizioni, aveva invocato la custodia cautelare in carcere).
Le indagini
Un nono indagato, anch’egli di origine straniera, si è reso irreperibile all’esecuzione della misura. Durante le operazioni sono state sequestrate due dosi di crack e 29 grammi di hashish e di marjuana. Le molteplici cessioni ricostruite dai Carabinieri avvenivano anche a minorenni, pure in prossimità delle scuole frequentate dagli stessi.
I militari hanno compiuto servizi di osservazione, controllo e pedinamento, fermando gli acquirenti e sentendoli. Hanno confermato anche decine di acquisti, spiegando che in alcuni casi il contatto avveniva su social network, con successivo incontro. Le cessioni avvenivano per 5, 10 o 20 euro: prezzi ridotti, ma talvolta lo stupefacente risulta essere passato di mano anche gratuitamente. Segno, per gli inquirenti, di una “familiarità” raggiunta con i giovani clienti.
La scelta delle misure
Anche quest’ultimo elemento – visto il carattere non giuridicamente di spaccio di quelle cessioni – ha condotto il Gip a concedere alla Procura delle misure cautelari, a fronte dell’effettivo pericolo di reiterazione del reato ipotizzato da parte degli indagati, ma escludendo la loro custodia in carcere. E’ comunque stato accertato, dagli inquirenti, che diversi degli otto non avessero svolto attività lavorativa recente, ma si fossero rivolti ad agenzie per trasferire il denaro, con svariate operazioni a favore di altre persone, spesso nei Paesi d’origine.
Il teatro dello spaccio
Già al centro di precedenti polemiche in Consiglio comunale, per la sua natura di luogo di degrado (culminate nella successiva collocazione di videosorveglianza), il “fossato” a ridosso delle mura romane è emerso dalle indagini come il luogo “perfetto” per le cessioni. Secondo quanto annotato dal Gip Giuseppe Colazingari nel disporre le misure, garantisce infatti di restare defilati rispetto all’area circostante, nell’impossibilità di essere raggiunti dalle forze dell’ordine senza essere notati, ma anche di essere immediatamente rintracciabili dai potenziali clienti. L’operazione conclusa da poco può aver arginato il fenomeno, ma il punto rimane.