Accogliendo l’istanza dei difensori degli indagati, il Tribunale del Riesame ha disposto, negli ultimi giorni, il dissequestro dei 49 scatoloni di documenti relativi a Charlie Chaplin finiti sotto i sigilli lo scorso 5 settembre. Il materiale, che include storyboard, certificati di conformità e corrispondenza del celebre cineasta era su un furgone diretto ad una sede museale in Svizzera, fermato al tunnel del Gran San Bernardo dagli uomini dell’Agenzia delle dogane. Al momento del controllo del mezzo, era stata constatata l’assenza di un attestato di libera circolazione, con il contestuale sequestro del carico.
La Procura della Repubblica (il fascicolo è affidato al pm Giovanni Roteglia) attende ora di leggere le motivazioni del provvedimento del Riesame, per determinarsi di conseguenza e stabilire lo sviluppo dell’inchiesta, non ancora chiusa. Nel registro degli indagati, per l’ipotesi di uscita illecita di beni culturali, sono stati iscritti in due: la persona che era al volante del furgone ed un responsabile della Cineteca di Bologna. L’ente è impegnato in un progetto di valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio artistico (anche documentale) di Chaplin e da là il mezzo era partito alla volta della Svizzera.
Dagli accertamenti svolti, non erano emersi altri illeciti. Il materiale di cui ora è stato deciso il dissequestro risultava di provenienza legittima, arrivato in Italia da Parigi, ove hanno sede la società che detiene i diritti di tutti i film del cineasta e l’associazione che protegge i diritti morali relativi alla sua opera e alla sua immagine. L’attestato di libera circolazione è un certificato previsto dalla legge per gli spostamenti di materiale di valore culturale, che viene rilasciato dalla Soprintendenza dei beni culturali, previa notifica del trasferimento e di altre informazioni sulle opere.