Falsi pascolamenti a Etroubles, sequestro da 154mila euro all’allevatore indagato

La somma è relativa ai contributi dell’Unione europea che Ettore Capelloni, 51enne del bresciano, avrebbe percepito indicando, secondo gli inquirenti fittiziamente, il pascolo in alpeggi del comune di Etroubles.
Alcuni dei pascoli al centro dell'inchiesta.
Cronaca

154mila 354 euro. A tanto ammonta il sequestro di beni disposto dal Gip del Tribunale Giuseppe Colazingari ed eseguito, negli scorsi giorni, dalla Guardia di finanza nei confronti di Ettore Capelloni, l’allevatore 51enne di Gottolengo (Brescia) indagato dalla Procura di Aosta per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’importo è relativo all’ingiusto profitto che, per gli inquirenti, l’uomo ha ottenuto percependo, per le annualità dal 2014 al 2018, dei contributi dell’Unione europea senza soddisfare i requisiti richiesti.

Dalle indagini del Corpo forestale della Valle d’Aosta, il pm Luca Ceccanti contesta a Capelloni di aver fatto figurare nelle domande di pagamento – presentate a nome delle società “Euro Best srl” e “Agri Nord srls”, di cui risulta legale rappresentante – il pascolo in alpeggi locati dal comune di Etroubles (Crepon, Tsa de la Yette, Creux de Bleinze e Brenvey) senza che questo sia avvenuto (per due anni), o abbia interessato superfici minime rispetto a quelle affidate all’allevatore (per altri tre).

In particolare, dai sopralluoghi (anche con il drone del Corpo) e dalle testimonianze raccolte (pure fotografiche), gli inquirenti sostengono che nel 2013 e nel 2016 gli animali riconducibili alle due aziende (dedite all’allevamento di ovicaprini) non siano mai saliti sui pascoli valdostani. Nel 2018 e 2019, invece, la ricostruzione evidenza la frequentazione (solo parziale) di un versante, quello ubicato nel vallone del Menouve, senza spostarsi su quello opposto di Crepon.

Infine, nel 2014 e 2015 sarebbero stati portati sui pascoli non pecore, ma solo una quarantina di asini, lasciati incustoditi e finiti su proprietà private, mentre nel 2017 i 600 capi arrivati in Valle non sembrano essere rimasti a lungo nelle zone di monticazione, perché segnalati più volte dispersi nel bosco, sfuggiti a chi le aveva in custodia (i forestali ne hanno rinvenuti circa 150 a Gignod), visti su terreni di proprietà privata, oppure riscontrati oggetto di predazione del lupo.

Sulla base delle risultanze inquirenti, la Procura aveva chiesto una misura cautelare nei confronti dell’allevatore, che lo scorso 7 giugno era stato sottoposto al divieto di esercizio d’impresa nel settore agricolo per sei mesi. Ora, sempre nell’ambito dell'”Operazione pascoli d’oro”, la richiesta (accolta) di sequestro “per equivalente”, motivata dalla necessità di proteggere il credito che il 51enne lombardo dovrebbe ripianare qualora venisse provata l’indebita percezione dei contributi.

Alla base del sistema fraudolento che gli inquirenti ritengono avesse messo appunto vi era, secondo i Forestali, il deposito all’ufficio zootecnico regionale delle dichiarazioni di monticazione/anagrafe alpeggi relative ai pascoli affittati, indicando falsamente periodi di permanenza in quei terreni. Per questo, a Cappelloni (che è risultato affittare pascoli anche fuori Valle, con il coinvolgimento nell’inchiesta anche della Polizia provinciale del Verbano-Cuso-Ossola) è addebitata pure l’induzione alla falsità ideologica, aggravata dall’aver commesso il fatto ai fini di truffare l’organismo pagatore della Regione Lombardia, che gli ha versato le provvidenze comunitarie.

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