Garanzie al Casinò, sfila in Procura la Giunta “informata sui fatti”
Il primo dei componenti dell’Esecutivo in carica nella primavera del 2014 ad arrivare a palazzo di Giustizia per essere sentiti dal procuratore capo Paolo Fortuna (che ha affiancato il pm Luca Ceccanti per l’occasione), nell’ambito dell’inchiesta sulle tre lettere inviate all’epoca da piazza Deffeyes a banche creditrici del Casinò, è l’attuale presidente della Giunta, Antonio Fosson. Mancano pochi minuti alle 9 di oggi, sabato 23 marzo.
All’uscita, l’assessore alla Sanità dell’Esecutivo presieduto da Augusto Rollandin (al momento, unico indagato, quale firmatario delle missive, per l’ipotesi di abuso d’ufficio continuato) è la sola “persona informata sui fatti” a concedersi ai cronisti. “Ho ribadito quelle che erano le mie posizioni”, dice, ricordando che “sull’argomento ci siamo in altre sedi già pronunciati”. Assolutamente nulla, però, sul “faccia a faccia” odierno con i magistrati. Non è un caso: la Procura – in una scelta non frequente – ha disposto la “secretazione” degli atti. A chi ha testimoniato è cioè fatto divieto di riferire alcunché, pena l’incriminazione per “rivelazione di segreti inerenti ad un procedimento penale”.
Massima osservanza dell’obbligo (sottoscritto con il verbale conclusivo) anche dagli altri componenti di quel governo regionale, che arrivano e se ne vanno alla spicciolata, tra parole di circostanza e qualche volto tirato: Mauro Baccega, Luca Bianchi, Aurelio Marguerettaz, Joël Farcoz, Marco Viérin e Renzo Testolin, cinque dei quali ancora tra i banchi del Consiglio Valle. L’ultimo di loro a lasciare gli uffici di via Ollietti lo ha fatto quando pochi minuti separavano dalle 11. In tutto, un paio d’ore per sette persone: quindici minuti a testa (anche meno, di fatto, contando i tempi tecnici della verbalizzazione).
La sensazione, già nitida alla vigilia, è che la “sfilata” di oggi sia servita agli inquirenti per valutare e raccogliere formalmente, alla luce anche delle posizioni contradditorie emerse mediaticamente sul punto negli scorsi giorni, se i membri della Giunta fossero a conoscenza delle lettere inviate da Rollandin agli istituti bancari (Banca Passadore, Bccv e Banca Popolare di Sondrio) in cui la Casa da gioco era indebitata per un totale di 19 milioni di euro. Il nocciolo della contestazione mossa all’ex Presidente della Regione è infatti che quelle missive siano veri e propri atti di garanzia patrimoniale, emanati in assenza di copertura amministrativa (leggasi, un’apposita legge regionale) a monte.
Quello consumatosi stamane ha rappresentato l’atto conclusivo di una settimana intensa per gli inquirenti (ad indagare è il Gruppo Aosta della Guardia di finanza, comandato dal tenente colonnello Francesco Caracciolo). Da quando l’“affaire garanzie” è venuto a galla venerdì scorso, 15 marzo, con la perquisizione degli uffici della Presidenza della Regione e dell’Assessorato alle finanze, sono passati dal pm vari funzionari dell’amministrazione regionale e bancari, nonché una dirigente del Casinò. Altra documentazione è stata sequestrata in alcuni istituti e negli uffici dell’azienda di Saint-Vincent. Ritmi sostenuti, difficili da leggere se non come un “film” dell’accaduto ormai in stato avanzato di ricomposizione.