Dai segnali intercettati risulta che sette delle vittime, quelle rintracciate, erano in possesso dell’Arva, l’apparecchio, spesso salvavita, utilizzato dagli alpinisti per essere rintracciati sotto la neve. Da quanto emerso i corpi degli otto alpinisti si troverebbero sotto uno spesso strato di neve, ad una profondità di 30 – 50 metri. Questo significa che gli otto dispersi sono stati inghiottiti dai crepacci. Un ulteriore motivo che giustifica la chiusura delle ricerche e che affida alla natura e allo scioglimento della neve la riconsegna delle vittime. I tempi per il recupero, oltre al rischio assurdo, sarebbero veramente lunghissimi e inoltre, i deboli segnali che arrivano dagli Arva, prima o poi termineranno, non appena si consumeranno le batterie degli apparecchi. Uno dei corpi è stato trascinato per circa 300 metri dal punto in cui è caduta la valanga, mentre gli altri sei risultano essere stati trascinati dal mare di neve e ghiaccio per circa 1500 metri.
Le ricerche per recuperare gli otto alpinisti non andranno avanti dunque, l’unica cosa che continuerà sono i voli in elicottero sul Mont Blanc du Tacul e nella parte alta del ghiacciaio dei Bossons. Non si scarta nessuna ipotesi, infatti, qualche corpo potrebbe affiorare dalla neve, così come zaini op altro ancora (ieri sono stati recuperati uno zaino, una scarpa e qualche lembo di giacca).