Non si è fatto attendere il verdetto del Riesame sull’istanza di dissequestro dei conti dell’associazione Forte di Bard e di un immobile dell’ex consigliere delegato Gabriele Accornero. A poco più di ventiquattr’ore dall’udienza in cui l’istanza è stata discussa, I giudici hanno annullato il decreto con cui il Gip aveva deciso, il 16 agosto scorso, di porre i sigilli a poco meno di 1,2 milioni di euro, ritenuti dalla Procura l’ammontare di una presunta evasione dell’Iva negli anni 2015/6.
Per il collegio del Riesame (composto dai magistrati Giuseppe Colazingari, Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco), non appare “neppure ipotizzabile in astratto la commissione del reato prospettato dal Pubblico ministero” e la richiesta di cancellazione del provvedimento di sequestro – avanzata tramite gli avvocati Roberto Calleri (per l’associazione) e Corrado Bellora (per Accornero) – è fondata. Depositi e bene verranno quindi restituiti all’ente e al manager.
La tesi d’accusa (del fascicolo è titolare il pm Luca Ceccanti) è fondata sul mancato assoggettamento all’imposta dei contributi straordinari erogati dalla Regione in favore del Forte. L’imposizione, nella lettura della Procura, sarebbe dovuta avvenire sulla base “del prevalente esercizio da parte dell’associazione di attività di natura commerciale” e “della non applicabilità, per carenza di almeno uno dei presupposti normativi”, dello “speciale regime agevolato” stabilito in favore degli enti non commerciali (categoria in cui rientra la “partecipata” che gestisce la fortezza, oggi presieduta da Ornella Badéry).
Il Tribunale del Riesame, nella sua ordinanza, ritiene tuttavia che “le contribuzioni regionali non possano ritenersi corrispettivi” (su cui si applica l’imposta sul valore aggiunto), in ragione di varie circostanze. Su tutte, il fatto che i loro importi non siano predeterminati, né desumibili dalla convenzione che disciplina i rapporti tra piazza Deffeyes e l’associazione, o dallo statuto associativo, ma vengono stabiliti unilateralmente dalla Regione, “in funzione di proprie ed autonome valutazioni”.
Inoltre, non sono stabilite forme o scadenze di pagamento dei contributi annui (caratteristica che, se esistesse, indurrebbe a qualificarli diversamente) e, pur variando l’ammontare riconosciuto ogni volta al Forte, le funzioni dell’associazione sono rimaste immutate nel tempo. Pertanto, “le erogazioni in esame risultano in definitiva dei contributi a fondo perduto non assoggettabili ad Iva” e non “il prezzo di prestazioni erogate in favore della Regione”. Venuta meno la misura cautelare del sequestro, resta in essere l’inchiesta (Accornero è indagato per dichiarazione infedele).