Oltre all’attuazione della campagna vaccinale e alle assunzioni interinali all’Usl sono almeno altri due gli ambiti della sanità valdostana oggetto, nelle ultime settimane, di accertamenti della Procura della Repubblica. Si tratta della gestione delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie ordinarie, sospese nel periodo dell’emergenza Covid-19, e dell’utilizzo delle sale operatorie del presidio ospedaliero regionale nella fase acuta della pandemia.
L’attenzione degli investigatori della Digos della Questura di Aosta, coordinati dal pm Luca Ceccanti, è rivolta ad un episodio in particolare, risalente allo scorso aprile: un intervento chirurgico al quale è stato sottoposto il parente stretto di un Consigliere regionale, per un problema di natura oncologica. L’inchiesta, non ancora chiusa, mira a stabilire se l’operazione sia avvenuta, o meno, nel rispetto della disciplina in vigore nei giorni della “terza ondata” del nuovo Coronavirus in Valle.
Dovendo riaprire reparti destinati ad accogliere i pazienti Covid-19 in aumento all’epoca, alcuni dei quali in condizioni tali da necessitare di cure intensive in rianimazione, la disponibilità di anestesisti per l’attività operatoria risultava ridotta (con il personale destinato ai contagiati dal virus “in corso d’opera”, con poco preavviso). L’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta aveva pertanto disposto il rinvio di un numero elevato di operazioni, riducendo di conseguenza l’attività delle sale.
L’intervento al congiunto del politico era in programma per alcune settimane prima, poi sospeso, quindi effettuato in aprile, assieme ad alcuni altri individuati come urgenti. Dalla ricostruzione è emerso come, prima del suo “sblocco”, il caso fosse stato posto all’attenzione delle strutture ospedaliere competenti dall’Assessorato alla Sanità, attraverso la segreteria dell’assessore Roberto Barmasse. Oltre alla compatibilità dell’operazione con il regime di funzionamento della chirurgia in quella parentesi pandemica (legato anche ai protocolli anti-contagio, al di là della carenza di personale), gli inquirenti intendono accertare se la lista d’attesa sia stata scorsa correttamente, o se quel paziente ne abbia “scavalcati” altri.
La circostanza è stata denunciata da alcune persone in attesa di intervento, a conoscenza dell’accaduto. Nell’ambito delle attività investigative svolte finora sono state sentite diverse “persone informate sui fatti”, tra le quali alcuni primari dei reparti coinvolti nella vicenda, infermieri e altro personale di segreteria. Le indagini, a quanto trapelato, non si limitano comunque all’episodio specifico, ma hanno per perimetro l’insieme delle procedure seguite dall’azienda sanitaria nel periodo della più recente recrudescenza Covid, in uno scrutinio di legittimità finalizzato ad appurare eventuali condotte di abuso d’ufficio.