La caduta di un sasso fatale al giovane comasco precipitato sul Bianco

Gli uomini del Sagf hanno sentito oggi, martedì 6 agosto, i quattro alpinisti che stavano salendo, assieme ad Elia Baraldi, alla cima del Bianco attraverso la via Bonatti-Oggioni, che prevede una scalata di roccia per arrivare in cresta.
Elia Baraldi, in una foto dal suo profilo Facebook.
Cronaca

C’è una caduta di materiale roccioso alla base dell’incidente costato la vita al giovane alpinista Elia Baraldi, 19 anni di Erba (Como), precipitato domenica scorsa dalla Cresta del Brouillard, sul massiccio del Monte Bianco. Lo hanno riferito, agli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di finanza, i quattro compagni dello scalatore. Sono stati sentiti stamattina ad Entrèves, dopo essere stati recuperati al rifugio del Goûter, dove erano arrivati autonomamente ieri pomeriggio, continuando l’ascensione dopo che i soccorsi non erano riusciti a raggiungerli per il maltempo.

Il gruppo era partito dai bivacchi Eccles (appena sopra i 3.800 metri di quota), raggiunti sabato 3 agosto, e non aveva scelto l’itinerario classico del Brouillard, ma la via Bonatti-Oggioni, che prevede una scalata di roccia, per arrivare alla cresta. I partecipanti avevano formato due cordate. Baraldi procedeva con un altro comasco, un 38enne, ed era il primo. Gli altri tre, tutti novaresi, anche loro giovani, erano leggermente più lenti e quindi appena più in basso. Rispetto al percorso affrontato, la loro progressione non appariva particolarmente lenta.

Al momento di sbucare sulla cresta – è continuato il racconto dei superstiti (incluso dalle “Fiamme gialle” nella relazione sull’accaduto destinata alla Procura) – il peso dell’alpinista su una pietra l’ha smossa, creando una sorta di “effetto domino” su tutto il materiale roccioso circostante, che è crollato. Il primo sasso ha reciso la corda che univa Berardi al compagno (contrariamente ad una prima ricostruzione, dal racconto dei superstiti è emerso che i due fossero legati) e lo ha fatto precipitare nel vuoto. Cadendo per centinaia di metri, fino ad arrivare nel punto dove è stato recuperato nella prima mattina di lunedì 5, si è procurato i traumi risultati fatali.

Il ragazzo era noto nella comunità di appassionati di montagna del comasco, tanto che da ieri sera – all’affiorare del suo nome – i messaggi di cordoglio si sono moltiplicati. Nonostante la giovane età, saliva in parete da tempo, soprattutto su roccia, e l’idea di diventare guida non gli era estranea. I suoi profili social restituiscono immagini di scalate anche di grado 7a, quindi tutt’altro che da debuttante. Questa passione era coniugata da Baraldi a quella per la fotografia, gestendo degli account dedicati ad immagini di arrampicate, che scattava seguendo amici e compagni nelle uscite.

“La mia relazione con la macchina fotografica è nata quando avevo più o meno dieci anni – si legge nella biografia di ‘Rocksclick’, la sua bacheca di immagini sulla verticalità – e l’amore per le montagne anche prima che io potessi camminare”. In uno degli ultimi post sulla sua timeline personale, con il tono assoluto che ti aspetti arrampicando sviluppa un rapporto simbiotico con gli elementi (ed è nella stagione della sua vita che, per antonomasia, fa rima con intransigenza), si era mostrato perplesso sull’apertura di una libreria a Punta Helbronner.

Non gli piaceva l’idea, malgrado arte e cultura avessero per lui un significato (si era diplomato da poco al liceo musicale “Ciceri” di Como) di aprire un ghiacciaio alle masse. Destino beffardo e tragico, è stata quella stessa montagna, il “tetto d’Europa” – per cui lui e gli amici avevano deciso un itinerario tutt’altro che “mainstream” – ad essere il teatro dell’ultima arrampicata della sua giovane vita. Interrotta da un volo in cui lui, se potesse parlarne, probabilmente vedrebbe il suggello di un sentimento intenso. Un’interpretazione romantica, che ad amici e parenti non basta tuttavia per colmare quell’altra sensazione, maledettamente terrena, chiamata assenza.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte