La Procura: da Testolin e Montagnani “informazioni erronee” sul Covid-19
Informazioni “erronee e addirittura potenzialmente pericolose per la salute pubblica”, perché “hanno senza dubbio condotto all’adozione di comportamenti poco prudenti” e “hanno favorito l’afflusso in Valle d’Aosta di turisti provenienti da zone d’Italia in cui vi era, già nel periodo fine febbraio 2020-inizio marzo 2020, una significativa presenza del virus” Covid-19.
È la valutazione della Procura di Aosta, che ha indagato il presidente della Regione Renzo Testolin ed il coordinatore sanitario dell’emergenza Luca Montagnani per le dichiarazioni rese nel corso di alcune conferenze stampa tenutesi alla fine dello scorso febbraio, in cui la Valle d’Aosta veniva rappresentata come “una destinazione ideale e sicura”.
Il fascicolo a carico delle due figure – aperto per l’ipotesi di diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico (prevista dall’articolo 656 del Codice penale) – si è chiuso con la richiesta di archiviazione inoltrata, negli scorsi giorni, al Gip del Tribunale dal pm Francesco Pizzato. Ad avviso dell’ufficio inquirente “non sono ravvisabili gli estremi” del reato, “giacché le informazioni rese dagli indagati, seppure erronee, non hanno determinato un turbamento dell’ordine pubblico”.
Tuttavia, per la Procura (che ha svolto gli accertamenti nell’ambito delle indagini in corso sulla gestione dell’emergenza sanitaria nelle strutture per anziani), con le loro parole Testolin e Montagnani hanno favorito l’arrivo di persone in Valle in Valle da zone ove l’epidemia era in quel momento in impennata, “con ciò, forse – in termini di astratta ipostatizzazione concettuale – se non agevolando, non pare potersi dire efficacemente inibendo l’arrivo nel territorio regionale di soggetti già affetti dal coronavirus Covid-19”.
In questa prospettiva, si legge nella richiesta di archiviazione, “le condotte tenute dagli indagati si appalesano senza dubbio connotate da un apprezzabile grado di negligenza e imprudenza, specie laddove si consideri che esse sono state tenute da un soggetto che riveste la carica apicale nel governo regionale e la qualifica di prefetto” e da “un professionista che ha una specializzazione nel settore medico”. Oltretutto, sono state “rese dopo che il Governo italiano aveva già dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per l’epidemia da Coronavirus”.
Quali sono le frasi finite all’attenzione degli inquirenti? Il 24 febbraio, nella conferenza stampa dell’unità di crisi, Montagnani aveva definito il Covid-19 “una patologia che nella maggior parte dei casi ha una risoluzione benigna”, che “ha una letalità molto bassa rispetto a virus che ci sono stati in passato, pensate solo all’H1-N1 con una letalità del 19% quindi molto alta”.
Sicuramente, aveva aggiunto il Coordinatore sanitario dell’emergenza, “la popolazione ha paura perché c’è un grande impatto mediatico di questa vicenda”, ma “attualmente in Valle mi sento con le opportune limitazioni del caso in base all’evoluzione che sta avendo in tutta l’Italia la patologia di tranquillizzare le persone che vengono qua sia per fare turismo sia che ci vivono o che ci lavorano”.
Il giorno dopo, nell’incontro con gli operatori dell’informazione delle 18, il presidente Testolin si era rivolto agli organi di stampa chiedendo – ricostruisce il Pubblico ministero – “di non spaventare le persone che devono raggiungere la Valle d’Aosta con informazioni scorrette, che sottolineano solo i casi delle persone sottoposte a tampone per il Covid-19, che sono numericamente insignificanti, ma di sottolineare, invece, le opportunità di venire in Valle perché si è al sicuro”.
In quella stessa conferenza stampa, Montagnani aveva rafforzato il concetto affermando: “Se io fossi un turista e adesso dovessi scegliere un posto dove andare in vacanza verrei proprio in Valle d’Aosta perché un sistema così strutturato, che mi garantisca di entrare in Pronto Soccorso senza entrare in contatto con un paziente possibile sospetto di Coronavirus, non so quante regioni l’hanno messo in piedi in così poco tempo”.
Il giorno dopo, il 27 febbraio, il governo regionale, per il tramite dell’Assessorato del Turismo, sport, commercio, agricoltura e beni culturali “predispone una nota informativa ‘volta ad informare gli ospiti presenti in Valle e quelli che hanno intenzione di raggiungere la Regione che la destinazione Valle d’Aosta è una destinazione sicura e ideale per trascorrere una vacanza di divertimento e di relax all’insegna della natura, della cultura…’”.
La scheda, in italiano, francese ed inglese, “viene inviata a tutti gli operatori del turismo affermando: ‘l’invito dell’Amministrazione regionale a promuovere il concetto che la Valle d’Aosta è un luogo sicuro e ideale per una vacanza è rivolto a tutti gli operatori del turismo ai quali si chiede di condividere sui propri siti internet e sui canali social, affinché possa raggiungere la massima diffusione’”.
Infine, gli inquirenti hanno preso in esame le parole del presidente Testolin nella conferenza stampa sempre del 27 febbraio, alle 18. “E’ il momento di fare, come dire, gruppo, per riuscire a sfangare questo momento che è evidentemente un po’ difficile, non tanto per colpa delle scelte che sono state adottate, – aveva dichiarato il Capo dell’Esecutivo – anzi, per niente per le scelte che sono state adottate sul nostro territorio, che sono state sempre di attenzione nel non creare delle situazioni, diciamo, di enfasi o di preoccupazione, per quello che era la situazione, ma piuttosto per una situazione che è sfuggita di mano, diciamo, a livello nazionale, che ha dato adito a preccupazioni importanti nell’opinione pubblica in generale, soprattutto quella estera”.
In quei giorni, mentre a Codogno, Vo’ Euganeo e nel bergamasco prendeva corpo l’incubo da cui l’Italia, oltre tre mesi dopo non si è ancora svegliata, in Valle d’Aosta erano stati effettuati i primi tamponi Covid-19, risultati tutti negativi. I primi casi nella regione risalgono al 5 marzo. Solo da quel momento erano scattate misure di contenimento severe, come la chiusura degli impianti di risalita, attuata dall’8 marzo. Due giorni dopo veniva decretato il “lockdown” nazionale, con il blocco della mobilità interregionale quale aspetto basilare. Ad oggi, in Valle, risultano morte, a seguito del contagio, 144 persone.