C’erano una volta, in Valle d’Aosta, otto sale “videolottery”. Quelle che sembrano dei piccoli (ma nemmeno troppo) casinò, con le slot collegate in rete ad un jackpot nazionale ad accumulo progressivo. C’erano, perché ora ne è rimasta una sola. Le licenze delle altre sette sono state revocate a fine settembre dal Questore di Aosta, verificato che non rientravano nei parametri fissati dalla legge regionale sull’azzardopatia, entrati in vigore lo scorso 1° giugno.
Cosa dice la legge
La normativa, approvata nel 2015, ma oggetto di tre modificazioni successive (l’ultima lo scorso marzo), stabilisce il divieto di apertura di sale da gioco ad una distanza inferiore a 500 metri da vari obiettivi sensibili. La lista è lunga ed include, tra l’altro, istituti scolastici, strutture ricettive per categorie protette e ludoteche per minori, ma anche istituti di credito e sportelli bancomat, esercizi di compravendita di oro e luoghi di culto.
La legge, nella sua versione iniziale, prevedeva una sorta di “clausola transitoria”, per cui – per le sale da gioco già in esercizio – la disposizione non si applicasse per un periodo di otto anni. Significava nel 2023, ma con la variazione al testo apportata dal Consiglio Valle lo scorso dicembre, il termine è stato anticipato al 1° giugno 2019. In sostanza, le norme sono scattate quattro anni in anticipo (decidendolo, oltretutto, sei mesi prima del termine).
La Questura si muove
Una volta effettiva la norma, la Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura ha iniziato le attività di verifica, richiedendo ai Comuni sede delle otto “videolottery” (cinque ad Aosta, due a Quart ed una a Pont-Saint-Martin) – deputati dalla legge a redigere ed aggiornare l’elenco dei luoghi sensibili – le distanze dagli stessi, in linea d’aria, delle sale, aperte in passato dopo aver ottenuto la licenza del Questore (vista la tipologia delle “macchinette” in attività).
Il risultato, considerate le dimensioni dei paesi e vista la varietà dei siti sensibili individuati dalla legge, è stato perentorio: solo una sala a Quart si è “salvata”. Per le altre sette, tutte a meno di cinquecento metri da qualche obiettivo, il Questore ha sottoscritto i decreti di revoca delle autorizzazioni. Per alcuni locali ha significato abbassare la serranda, per altri – in cui le “vlt” affiancavano altri giochi ed intrattenimenti – continuare rinunciando a quell’attività (con contrazioni che, in alcuni casi, hanno riguardato anche il personale).
Il primo ricorso al Tar
Ad oggi, una società di Brescia (gestore della “Joyvillage” di Quart, rientrante in un circuito di altre sale nel resto d’Italia) si è rivolta al Tar della Valle d’Aosta, impugnando il provvedimento. La richiesta di una sospensiva monocratica cautelare del decreto è stata respinta dal Presidente del Tribunale, con una decisione dell’altro ieri, lunedì 14 ottobre, perché “non appare ravvisabile” in capo al ricorrente “una situazione di estrema gravità ed urgenza tale da non consentire neppure la dilazione fino alla prima camera di consiglio utile”.
La discussione nel merito del ricorso avverrà quindi il 5 novembre. Per la legge regionale sull’azzardopatia si avvicina quindi il primo esame in sede di magistratura amministrativa. La norma, però, non riguarda esclusivamente le “videolottery”, ma anche le altre tipologie di “macchinette” presenti in numerosi locali, come bar, ristoranti e stazioni di servizio. In questo caso, tuttavia, la competenza sulla licenza cambia, essendo dei Comuni (con i divieti che, in questo caso, erano effettivi già dallo scorso 1° gennaio).
La situazione ad Aosta
Una differenza che potrebbe tradursi in un’applicazione “a due velocità” di sanzioni e possibili revoche? “Aosta si è dotata di un regolamento sull’azzardopatia anni prima della legge regionale – risponde il sindaco Fulvio Centoz – ed è per questo che va allineato alla norma di riferimento, soprattutto in tema di sanzioni. Progettiamo di farlo nella seduta consiliare di novembre, sfruttando il ‘testo tipo’ del Celva, cui il nostro stesso ente ha contribuito”.
La situazione appare comunque già chiara al primo cittadino, perché già oggetto di analisi: “di fatto, ad Aosta, non dovrebbero restare in nessuna attività. Un solo ‘cono d’ombra’ pare esistere a Porossan, ma si tratta di una zona residenziale, in cui non è possibile l’apertura di attività del genere”. Peraltro, “dai servizi della Polizia locale emerge che molti bar, sapendo dell’entrata in vigore della legge le abbiano tolte spontaneamente”.
Obiettivi quasi ovunque
Insomma, per chi volesse investire legalmente nell’azzardo, nella regione sede di uno dei tre Casinò d’Italia (Campione è stato dichiarato fallito nell’estate 2018) la porta, tra obiettivi molto presenti e territori comunali modesti, appare socchiusa. Non sbarrata, perché uno scampolo di suolo “al riparo” da obiettivi s’intravede: è a Quart, in località Amérique, quasi all’imbocco dello svincolo autostradale, proprio dove sorge la sola “vlt” non oggetto di revoca. Non è un caso che i “rumors” sull’interessamento di imprenditori di fuori valle si rincorrano.
E i giocatori? Posto che smettere di giocare fa bene anzitutto a sé stessi, non potranno comunque più farlo sotto casa. Chissà che gli irriducibili non rispolverino quel passo del regolamento del Casinò di Saint-Vincent per cui “i residenti in Valle d’Aosta possono accedere alle sale da gioco, ma prendere parte ai soli giochi elettronici (e ai tornei di Poker Texas Hold’em)”. Chissà pure se, discutendo di come combattere la ludopatia, la politica regionale ci abbia pensato.