Lettere di patronage pronte ad entrare nel processo d’appello sul Casinò
Uscite di scena al Tribunale di Aosta, con il termine del processo ad Augusto Rollandin (chiusosi ieri con l’assoluzione dell’imputato), le tre lettere di patronage inviate nel 2014 dall’allora Presidente della Regione ad altrettante banche creditrici (per 19 milioni di euro) del Casinò sono destinate a diventare un tema del giudizio di secondo grado sui 140 milioni di finanziamenti erogati da piazza Deffeyes a Saint-Vincent, tra il 2012 e il 2015.
Il pm Eugenia Menichetti, che aveva coordinato le indagini in merito della Guardia di finanza, le ha infatti prodotte alla Corte d’Appello di Torino nell’ambito di alcuni motivi d’impugnazione depositati lo scorso 11 luglio (ulteriori a quelli già presentati lo scorso febbraio), alle sette assoluzioni di politici, ex manager e sindaci della Casa da gioco dalle accuse di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato, pronunciate dal Gup Paolo De Paola lo scorso 8 novembre “perché il fatto non sussiste”.
In particolare, secondo il Sostituto procuratore, le lettere confermano non solo la “assoluta e completa consapevolezza” dell’allora presidente della Regione Augusto Rollandin, imputato assieme ad Ego Perron e Mauro Baccega, già Assessori alle finanze, “della grave crisi economica in cui versava” il Casinò, ma anche che il Capo dell’Esecutivo e i titolari della relativa delega “non avevano certamente rappresentato ai restanti consiglieri ed assessori la reale situazione” dell’azienda di Saint-Vincent “durante le relazioni annuali e le sedute nelle quali si discuteva della concessione di nuovi finanziamenti.
In sostanza, per la Procura di Aosta, “Rollandin con una mano firmava la garanzia a favore delle banche e con l’altra sottoponeva ai consiglieri ed alla giunta le delibere di sostegno economico del Casinò motivate dalle –false- previsioni di ritorno all’utile contenute nei bilanci, guardandosi bene dall’informare l’organo assembleare” sia della crisi della società, sia “dell’assoluta inattendibilità delle prospettive di ritorno all’utile proclamate dall’amministratore”.
Un nuovo quadro probatorio che rende, agli occhi del pm Menichetti, “ancor più insostenibile l’assoluzione degli imputati, poiché è manifesto come l’intera operazione di finanziamento del Casinò sia stata architettata dagli esponenti politici di riferimento (in primis Rollandin) congiuntamente al management societario”, con l’unico scopo “di continuare a drenare denaro dalle casse regionali per mantenere in vita una società pressoché decotta”, nell’“ulteriore ed altrettanto evidente finalità di preservare un rilevante numero di consensi elettorali”.
L’emersione delle lettere di patronage corrobora – si legge nell’atto depositato in Corte d’Appello – una condotta “oltremodo penetrante” dell’ex presidente Rollandin, “sino ad intraprendere iniziative personali, di mercimonio della funzione pubblica”. Nella tesi della Procura diretta da Paolo Fortuna, “Rollandin e quantomeno Perron (assessore nel 2014) sapevano che le banche avevano richiesto una garanzia per il mantenimento delle linee di credito, in mancanza delle quali avrebbero evidentemente chiesto il rientro”.
Eppure, i due politici “nulla dicono in Consiglio regionale di tale situazione, con la conseguenza che viene deliberato”, il 23 ottobre 2014, un “aumento di capitale di 60 milioni di Euro”, soltanto “pochi mesi dopo la terza e ultima lettera di patronage” firmata da Rollandin. Guardando agli altri imputati (gli ex au Luca Frigerio e Lorenzo Sommo e i già sindaci Laura Filetti, Fabrizio Brunello e Jean Paul Zanini), via Ollietti ritiene pienamente provata, dal panorama composto dal rinvenimento delle lettere, “la dolosa alterazione” dei bilanci del Casinò, “tramite lo stanziamento di crediti per imposte anticipate”.
Si tratta dell’“escamotage” contabile che, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto apparire le perdite della Casa da gioco inferiori rispetto alla realtà. Il pm chiede quindi alla Corte d’Appello l’acquisizione al fascicolo processuale delle lettere inviate dalla Presidenza della Regione alla Bccv, alla Banca Passadore e alla Banca Popolare di Sondrio (assieme ad altra corrispondenza intercorsa tra istituti di credito ed amministrazione regionale). I nuovi motivi includono poi alcuni passaggi della sentenza del Tribunale di Aosta nei confronti dell’ex au Luca Frigerio, giudicato (per le stesse imputazioni) separatamente dagli altri imputati e condannato a quattro anni di reclusione.
Tale verdetto, annota la Procura aostana, “passa in rassegna tutti gli interventi dei diversi esponenti politici in occasione dei quattro finanziamenti, concludendo nel senso che tutte e quattro le delibere sono state adottate sulla base di false prospettive di crescita e su una conoscenza della casa da gioco appresa pressoché esclusivamente da quanto rappresentato dal Presidente, dall’assessore al bilancio e dall’amministratore”. Per il pm, insomma, il Casinò era, per gli amministratori regionali dell’epoca, come quel vino degli anni ottanta: tema per molti, ma non per tutti.