malAosta: non solo droga. Gli arrestati e le immagini del “blitz”
La cocaina era il “core business” del sottobosco portato alla luce dall’operazione “malAosta” della Guardia di finanza, ma dall’indagine è emerso anche uno scenario di violenza, corroborato dal porto di svariate armi, dall’“occupazione” criminosa del territorio (in particolare, il quartiere Cogne) e da modalità intimidatorie tutt’altro che consuete, tale da sorprendere (e preoccupare) gli inquirenti stessi.
Gli arrestati sono sette. Nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 giugno sono finiti in manette, in flagranza di reato, Raffaele D’Agostino e Caterina Battaglia, ritenuti coloro che facevano arrivare lo stupefacente in Valle, approvvigionandosene personalmente in Campania. In un locale nella loro disponibilità è stato trovato e sequestrato oltre un etto di stupefacente. Oltre a quel quantitativo, una trentina di altri recuperi di “neve”, a seguito di cessioni “intercettate” dai finanzieri, ha avuto luogo nel corso delle indagini, durate complessivamente sei mesi.
Nel “blitz” dell’alba di oggi, venerdì 14, per effetto dei fermi di indiziato di delitto disposti dai sostituti procuratori Luca Ceccanti e Francesco Pizzato, coordinati dal procuratore capo Paolo Fortuna, sono poi state prelevate e accompagnate al carcere di Brissogne altre cinque persone. Si tratta di Francesco Battaglia (porto d’arma da fuoco e concorso in spaccio di droga), Antonio D’Agostino, Marino D’Agostino, Giuseppe Caponetti e Albert Bushaj (tutti per lo smercio della “bamba”).
Nelle oltre venti perquisizioni eseguite, cui si riferisce il video, sono state ritrovate, tra l’altro, una sbarra di ferro di oltre un metro, un machete, una balestra, un taser, quattro coltelli a serramanico e tre di altro tipo. Armi che venivano portate con nonchalance (altro elemento sottolineato con vigore dal comandante regionale della Guardia di finanza, il generale di brigata Raffaele Ditroia, e dal comandante del Gruppo Aosta, il tenente colonnello Francesco Caracciolo), spesso in auto, sul sedile accanto a quello del conducente. Per questo frangente dell’indagine è stato denunciato a piede libero anche Gaetano Nicotera.
A cosa servivano? A intimidire. Dall’attività inquirente condotta per “malAosta” (anche con intercettazioni ambientali e telefoniche) è emersa una propensione all’estorsione tutta da approfondire investigativamente, anche riguardo alla spartizione delle piazzole di sosta, tra vari soggetti che stabilivano a quali venditori ambulanti assegnare lo spazio, dirimendone i conflitti con minacce e ottenendo in cambio prodotti alimentari ed ortofrutticoli. Per i finanzieri, un vero e proprio “racket dei camioncini”.