Medicina di montagna, dal 2007 ad Aosta oltre 1.100 pazienti

Il servizio dell’Usl, costruito su un gruppo trasversale di medici, fa del “Parini”, secondo l’azienda sanitaria, “il vero ospedale delle Alpi”. Ultimo ricovero “eccellente” quello dell’alpinista Francesco Cassardo, feritosi sul Gasherbrum VII.
La conferenza stampa all'Usl.
Cronaca

“Siamo il vero ospedale delle Alpi”. Parola di Guido Giardini, responsabile del Centro di medicina di montagna dell’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta. Per i vertici dell’azienda sanitaria, il recente ricovero al “Parini” dell’alpinista (e medico) Francesco Cassardo, ferito durante la discesa dal Gasherbrum VII (in Pakistan) è stata l’occasione per informare sulle condizioni del paziente, ma anche per fare il punto su un servizio attivo dal 2007, in cui opera un gruppo di specialisti “trasversale a tutto l’ospedale”.

A spiegare come sta l’alpinista giunto al nosocomio regionale venerdì scorso è stato il dottor Gianluca Iob, primaio di chirurgia vascolare. “È arrivato con un congelamento di terzo grado, con necrosi delle dita e di altre parti del corpo, come il naso. – ha detto – Un’insufficienza renale molto grave, alle soglie della dialisi, e in pre-edema polmonare, aveva acqua nei polmoni”.

Un quadro tutt’altro che semplice, ma “oggi siamo a valori quasi normali per i reni” e “domani i colleghi dell’ortopedia ridurranno una frattura al polso”. Quindi “interverremo sull’edema” e, in prospettiva, “forse perderà l’apice di un dito, ma sta andando molto bene”. Comunque, “prima di determinare il livello e se dovranno essere amputare delle dita” dovrà passare “almeno un mese”. Di fatto, “le condizioni generali sono buone”.

Com’è arrivato, ad Aosta, Cassardo? Il segreto è nelle sinergie, attivate dal Centro di medicina di montagna, “con tutti gli ospedali su un lato e sull’altro delle Alpi”, ha “svelato” il commissario Usl Angelo Pescarmona. Rapporti che permettono di mettere “in comune neurologia, chirurgia vascolare, ortopedia, per intervenire non solo su eventi traumatici, ma anche su altri tipi” di patologie. “Ci siamo formati da tempo e c’è uno scambio di immagini in telemedicina” è andato oltre Giardini.

Così, dopo che dal Pakistan hanno scritto a Chamonix segnalando la situazione di Cassardo, l’ospedale francese, che purtroppo ha perso un anno fa il suo massimo specialista nel campo, ha indicato, anche per la nazionalità italiana del paziente, il “Parini”. Pier Eugenio Nebiolo, direttore sanitario dell’Usl, ha ribadito che “i casi complessi fanno sì che cresciamo. I professionisti devono alzare l’asticella, devono inventarsi strategie. La medicina di montagna non è un problema in più”.

All’incontro convocato per fare il punto della situazione era presente anche l’assessore alla Sanità, Mauro Baccega. “Fare sanità in montagna costa più che in pianura – ha sottolineato. Lo continuo a ripetere. Ieri ero a Roma in Commissione Salute. La carenza di medici è un problema nazionale ed alcuni hanno riferito che dovranno chiudere temporaneamente reparti e anche ospedali minori. In Valle stiamo mettendo in campo tutte le energie affinché questo non succeda. Qui ci sono professionalità da anni e vanno salvaguardate”.

Il Centro di medicina di montagna, negli ultimi anni, ha gestito, a livello ambulatoriale, oltre mille pazienti, di cui il 30% da fuori Valle. Si tratta di lavoratori in alta quota, di appassionati della montagna, di alpinisti di élite, anche anziani (per cui nell’équipe c’è anche un geriatra). In ospedale, invece, sono passate un centinaio di persone. Dati che fungono anche da elemento di attrattività per l’ospedale, secondo Giardini: “stiamo facendo quattro tesi di laurea” su vari aspetti dell’esperienza valdostana e “in futuro queste persone vorrebbero venire a lavorare ad Aosta”, nell’ospedale “più affermato nel campo delle patologie di montagna”.

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