L’esito dell’assemblea dei soci del Casinò de la Vallée di venerdì scorso, 7 giugno, in cui la bozza di bilancio 2018 predisposta dall’amministratore unico Filippo Rolando ha incontrato il voto negativo del presidente della Regione Antonio Fosson, stava scritto. Non nelle stelle, ma nel parere reso due giorni prima, mercoledì 5, dal pool legale cui la Presidenza della Giunta aveva affidato un incarico di consulenza per accertare “quale condotta debba tenere l’azionista Regione Autonoma Valle d’Aosta” in occasione della seconda convocazione dell’assemblea e “se ricorrano le condizioni per l’approvazione del progetto medesimo”.
Nelle conclusioni del documento, l’avvocato Andrea Zoppini – e gli altri quattro legali che lo sottoscrivono con lui (Daniele Gallo, Giulio Angeloni, Giovanni Diele e Giorgio Vercillo) – sottolineano che “i vizi di chiarezza e di contenuto” del progetto di documento contabile sono “suscettibili di dare luogo alla nullità della deliberazione assembleare di approvazione, con la conseguenza che” chiunque “dimostri di averne interesse (non solo collegio sindacale e soci, ma anche ‘ogni terzo’, ndr.) sarebbe legittimato a richiedere l’annullamento” dell’atto eventualmente assunto.
“Quella delibera non si può votare”
Valutato poi che le “irregolarità attinenti al procedimento di formazione e al contenuto” del bilancio sono state chiaramente “poste in luce dal Collegio sindacale” e che, dunque, i soci ne “sono certamente consapevoli”, per i legali incaricati da piazza Deffeyes sembrava “doversi ritenere, in linea generale” che ogni azionista a conoscenza “di potenziali profili di invalidità di una determinata deliberazione assembleare sulla quale è chiamato ad esprimere il proprio voto” non possa “concorrere all’approvazione di una siffatta delibera, esprimendo voto favorevole alla medesima”.
Inoltre, considerato, che “il Collegio sindacale e la società di revisione” KPMG “(come da essi riferito) non siano stati messi in condizione di svolgere i propri controlli nei tempi previsti dalle norme di legge”, stando al parere i soci “dovrebbero attivarsi (mediante una espressa richiesta in tal senso o l’espressione di un voto negativo all’approvazione del bilancio) affinché si proceda al riavvio del procedimento di formazione del progetto di bilancio 2018”, assicurando così “all’organo di controllo e alla società di revisione di disporre di un tempo adeguato (secondo le previsioni di legge) per lo svolgimento dei propri controlli ed accertamenti”.
L’alternativa non percorsa
Un’alternativa al voto contrario, in estrema ratio, era stata lasciata alla Regione. In assemblea, il Presidente avrebbe potuto “eventualmente valutare di approvare il progetto di bilancio 2018 qualora l’Amministratore unico si risolva a ritirare” l’attuale versione, per decidere di sottoporne all’assemblea una nuova, “emendata dai vizi che affliggono” la bozza sottoposta ai soci. È però arrivato prima il “semaforo rosso” del presidente Fosson, accompagnato dalla richiesta di riformulazione dell’atto contabile.
Le carenze formali…
Quali sono, al netto del voto finale, le illegittimità che vengono lamentate? I legali le mettono nero su bianco richiamando, in particolare, le osservazioni contenute nella relazione del Collegio sindacale (molto meno quelle del parere di KPMG). Alcune appaiono di carattere formale: l’amministratore unico, ad esempio, non avrebbe rispettato il termine di 120 giorni per l’approvazione del bilancio ed avrebbe iscritto nell’attivo circolante le immobilizzazioni “no core”, ma la delibera che ne autorizza la cessione è del marzo di quest’anno, per cui “in alcun modo può considerarsi indicativa di una condizione già esistente nel corso dell’esercizio 2018”.
…quelle di merito
Entrando nel merito, “un ulteriore profilo di illegittimità del progetto” viene poi individuato dai legali nelle modalità con cui Rolando avrebbe condotto “l’‘impairment test’ delle attività materiali ed immateriali – al quale è principalmente imputabile il risultato ampiamente negativo dell’esercizio 2018” (la perdita di esercizio è di 55 milioni di euro). Gli si imputa infatti di aver usato, per tale valutazione, piani industriali predisposti in violazione del Disciplinare per la gestione della Casa da gioco, giacché predisposti da lui, senza essere stati “sottoposti alla necessaria approvazione del Consiglio regionale”.
Sulla “prospettiva della continuazione dell’attività”, criterio cui l’Au ha dichiarato di essersi ispirato nella redazione del bilancio, il pool di avvocati rileva “valutazioni altamente opinabili”, per i “significativi profili di incertezza su di essa gravanti”, primo fra tutti “quello relativo all’approvazione della proposta di concordato preventivo” presentata dalla società. Il parere interviene anche sulle possibili ricadute delle scelte assembleari di piazza Deffeyes su tale procedura, sottolineando che “non sembra potersi rintracciare alcuna disposizione di legge” dalla quale desumere che l’approvazione del bilancio “costituisca presupposto necessario per la celebrazione dell’adunanza dei creditori” ed “eventualmente per la successiva omologazione del” piano concordatario.
Cosa non dice il parere?
Se si rintracciano osservazioni sulla già discussa “svalutazione” dei beni immobili (è il riferimento all’“impairment test”), nelle ventisette pagine del documento nessun cenno compare sul credito postergato da oltre 48 milioni vantato da Finaosta nei confronti della Casa da gioco, ritenuto “punto nodale” della vicenda (assieme proprio all’approvazione del bilancio) dal commissario giudiziale Ivano Pagliero. Il professionista torinese nominato dal Tribunale (cui dovrà relazionare sull’esito dei lavori di venerdì scorso) aveva chiesto alla Regione di dichiararne espressamente la sorte prima dell’incontro tra i creditori, in calendario per il 9 luglio, nella relazione inviata ai creditori. Nemmeno di questo documento, tuttavia, vi è traccia nel parere arrivato sulla scrivania del Presidente della Regione. Peraltro, logica vorrebbe che, avendone bocciato il bilancio, piazza Deffeyes (in qualità di socio al 99.9%), proponesse la revoca dell’Au, ma questo passo è oltre il quesito posto allo studio Zoppini.