Processo Cunial, il pm ipotizza la falsa testimonianza per quattro testimoni

05 Aprile 2022

E’ stata dedicata all’esame di sei testimoni l’udienza di oggi, martedì 5 aprile, del processo al Tribunale di Aosta alla deputata Sara Cunial, accusata di rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale, oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale. I fatti per cui la parlamentare è a giudizio risalgono al 24aprile 2021, quando si trovava nel capoluogo regionale per prendere parte ad una manifestazione contro la didattica a distanza e le misure di contenimento del Covid-19. Il “film” dell’accaduto è stato “srotolato”, dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore, anzitutto dai due componenti della pattuglia a cui l’imputata è accusata di non aver consegnato i documenti.

I finanzieri: “Ci chiedevano nome e cognome”

Entrambi hanno raccontato che si trovavano in servizio 117 (di pronto intervento) e vista l’emergenza pandemica di quel periodo “controllavamo anche assembramenti e mascherine e quant’altro”. Arrivata in via Festaz, la pattuglia viene avvicinata da un passante, per segnalare un gruppo di persone raggruppate in via Gramsci, nei pressi di un locale. Giunti sul posto, “abbiamo spiegato alle persone” (che “consumavano birra senza dispositivi di protezione”), che “dovevano allontanarsi”. “Ho chiesto loro i documenti. – ha detto un militare – Non mi sono stati dati”. “Chiedevano la nostra matricola e nome e cognome”, ha aggiunto l’altro.

Secondo un finanziere, Cunial “si è qualificata come una deputata della Repubblica, quindi immune ad ogni controllo”. In seconda battuta, “ha detto che se volevamo il suo documento, potevamo andare in piazza Chanoux, perché lei era impegnata in una manifestazione là”. I militari ritrovano quindi la deputata dietro al palco allestito per l’occasione. In quel frangente, “ha esibito il tesserino di riconoscimento della Camera” e il “basco verde” le chiede “se aveva un altro documento, perché il tesserino non riuscivo a inserirlo in banca dati”. Dopo poco, però, “è venuta e ha detto che ci stavamo mettendo troppo e lo ha ripreso”.

Le minacce ad un militare

Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Francesco Pizzato, quel gesto è avvenuto arbitrariamente. “La signora arriva e prende il tesserino dalle mani del mio collega”, ha sottolineato l’altro finanziere della pattuglia. Nel testimoniare, il militare che stava procedendo al controllo ha evocato che al suo indirizzo sarebbero state proferite da Cunial (eletta nell’M5S ed oggi nel Gruppo misto) le parole “Ti devi solo vergognare”, assieme a “Ti rovino”, qualora fossero stati presi dei provvedimenti nei confronti della birreria (che è stata poi sanzionata e chiusa per un periodo).

I militari, visto che la situazione poteva riverberarsi sull’ordine pubblico del contesto, decidono di “lasciare il posto e procedere d’ufficio”. Il difensore della deputata, l’avvocato Edoardo Polacco del foro di Velletri, ha incalzato il finanziere su “come vi siete lasciati?”. “Cordialmente”, è stata la risposta. “Vi siete dati la mano, non il pugno?” ha quindi chiesto. “Sì”, ha ribattuto il militare. E’ stato quindi il turno di quattro testimoni della difesa: tre erano assieme a Cunial dinanzi al bar, tra i quali il componente di un comitato contro il 5G, e il quarto un avvocato, altro relatore della manifestazione di quel giorno.

I testimoni della difesa

Sui fatti in via Gramsci, uno di loro ha riferito che “eravamo nell’unico spazio tra la birreria e un negozio vicino” e che – circostanza sostenuta anche da un altro – “ci hanno detto che eravamo senza dispositivi, ma stavamo bevendo, non potevamo averli”. Chi si trovava nei pressi della deputata nel retro del palco in piazza ha asserito che il tesserino è stato restituito dal finanziere e non strappato dalle sue mani dalla parlamentare. “In modo molto cordiale si sono salutati”, ha ricordato uno dei quattro.

Le “scintille” con il pm

Tutti hanno comunque negato di aver sentito le minacce finite nella relazione di servizio dei militari e lette in aula dall’avvocato. L’esame è stato caratterizzato da alcune “scintille” tra l’accusa e la difesa, rispetto a varie domande proposte dal pm Francesco Pizzato, deciso a sondare il perché di alcuni ricordi estremamente nitidi e di altre circostanze, di pochi minuti prima o dopo, condite dai “non ricordo” dai testimoni.

Il pubblico ministero ha quindi chiesto la trasmissione degli atti in Procura per i quattro, al fine di valutare l’imputazione per falsa testimonianza. Per uno di loro, che ha mostrato alle parti un video ripreso con il cellulare durante il controllo in via Gramsci, il pm ha ipotizzato anche il rifiuto d’indicazioni sulla propria identità, sicché le immagini rappresenterebbero la prova del non aver voluto esibire i documenti ai finanzieri. Il giudice si è riservato di valutare l’istanza e l’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 27 aprile, data in cui è attesa la sentenza.

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