Omicidio Gilardi, il chewing-gum finisce nel mirino delle difese

Secondo i legali di Salvatore Agostino, indagato cui il dna è risultato compatibile a quello estratto all’epoca dei fatti dalla gomma da masticare trovata in casa della vittima, l’esame originario è “inutilizzabile”. Il Gip, però, all’udienza di oggi, nega la ripetizione della prova.
Sapia altri
Cronaca

E’ durata una cinquantina di minuti l’udienza in cui nella mattinata di oggi, giovedì 3 febbraio, dinanzi al Gip Giuseppe Colazingari, sono stati esaminati gli esiti della consulenza tecnica disposta dal Tribunale nell’ambito dell’incidente probatorio sull’omicidio di Giuliano Gilardi, ucciso a coltellate il 27 dicembre 2011 nella sua casa di Saint-Christophe. La genetista torinese Sarah Gino, incaricata dal giudice, ha confermato che il dna prelevato per l’esame su Salvatore Agostino – uno dei quattro indagati nel fascicolo sul caso, riaperto lo scorso aprile dalla Procura – è compatibile con la sequenza estratta all’epoca dei fatti dal chewing-gum rinvenuto nei sopralluoghi degli inquirenti nell’abitazione della vittima.

La difesa di Agostino, 61enne già noto alle forze dell’ordine, contesta l’operazione originaria. “Riteniamo che quell’esame – ha detto l’avvocato Gianfranco Sapia, che lo assiste con il collega Giuseppe Gallizzinon sia utilizzabile e che si debba ripetere l’estrazione del dna dalla gomma, o da quello che fosse residuato da quella gomma”. “Abbiamo un codice che prevede che l’indagato possa partecipare, con i propri consulenti, agli accertamenti tecnici”, ha proseguito il legale. Siccome “si parla di un omicidio, siccome si dice che il Dna su quella gomma è del nostro assistito – ha concluso Sapia – sarebbe corretto che anche il nostro consulente possa partecipare”, in modo “che il contradditorio tecnico possa essere garantito”.

Il Gip respinge la richiesta

La richiesta, avanzata anche durante l’udienza, è stata respinta dal Gip, che ha ritenuto al momento superflua la ripetizione chiesta dalla difesa di Salvatore Agostino. Il tema dell’utilizzabilità, ai fini probatori, di alcuni atti resta comunque un aspetto su cui l’attenzione delle difese è massima, anche perché – come ha sottolineato l’avvocato Giacomo Francini, difensore di Cinzia Guizzetti, altra indagata – “rischia di travolgere, per le valutazioni che farà poi il tribunale, in seguito, anche il risultato dell’incidente probatorio”. “I campioni presi a supporto, per fare il paragone con il dna del ‘cicles’ – ha sottolineato il legale – erano stati estratti in una forma che potrebbe essere criticabile quanto a procedura e la sanzione è l’inutilizzabilità del risultato raggiunto”.

Francini e altri
Al centro, l’avvocato Giacomo Francini.

Relativamente alla posizione della sua assistita, donna al tempo vicina alla vittima ed unica indagata nell’inchiesta seguita ai fatti (conclusasi con l’archiviazione nel 2014, senza addebiti di responsabilità), il legale ha ribadito che l’odierno “incidente probatorio non fa che confermare l’ipotesi difensiva dell’assoluta estraneità”. A ciò l’avvocato ha aggiunto che “il presupposto movente, che era stato cucito nell’ipotesi accusatoria addosso alla Guizzetti era già stato ritenuto, con una motivazione molto corposa, del tutto insussistente da parte del Tribunale del Riesame”.

La palla nel campo della Procura

La palla passa quindi nel campo della Procura, che dovrà decidere i prossimi passi (l’incidente probatorio era stato chiesto dalle difese). Il fascicolo sul “cold case” di Saint-Christophe, affidato dal Procuratore capo Paolo Fortuna ai sostituti Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi, vede iscritti anche l’ex marito di Guizzetti, Armando Mammoliti, oltre al pregiudicato Domenico Mammoliti, 24 anni (già coinvolto nelle operazioni “Hybris” e “Home Delivery”). Il caso è stato riaperto sulla base di un’annotazione dei Carabinieri di Châtillon/Saint-Vincent, contenente elementi che gli inquirenti hanno ritenuto di consistenza utile ad ipotizzare il concorso degli odierni indagati nell’omicidio.

Restano tuttavia non noti, al momento, i tratti della ricostruzione d’accusa. In particolare, relativamente al legame tra Guizzetti, posizione già esaminata nell’inchiesta originaria, e i nuovi indagati. Sul nuovo possibile movente a carico della donna, l’avvocato Francini al momento si limita ad osservare che non è emerso “nulla di significativo che la Procura abbia osteso negli atti”, aggiungendo poi che “noi ci confrontiamo con le prove, non con le ipotesi”. Per il difensore, pertanto “la posizione di Guizzetti è quella cristallizzata già anni fa, con la riprova che l’incidente probatorio nulla ha offerto in termini indiziari o accusatori nei confronti” della donna. L’ideale partita a scacchi tra difesa e accusa, su un caso aperto da undici anni, vive quindi l’attesa per la prossima mossa della Procura.

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