Omicidio Serban, al processo è il giorno di Falloni: “non le avrei mai fatto del male”

Interrogato da accusa e difesa, l’imputato reo-confesso dell’uccisione della 32enne romena ha raccontato, tra l’altro, di essere tornato, il mattino dopo i fatti, all’alloggio dove aveva incontrato la vittima: “non era possibile che era successo questo”.
Processo Falloni
Cronaca

Il giorno dopo l’omicidio di Raluca Elena Serban, l’uomo reo confesso della sua uccisione, il 36enne Gabriel Falloni, è tornato davanti all’alloggio di viale dei Partigiani in cui aveva incontrato la vittima. Una volta là, “ho visto, mi sembra, anche i Vigili del fuoco arrivare” e la Polizia. Quell’intervento, per aprire la porta dell’abitazione, vista l’assenza di risposte della 32enne romena alle chiamate dei parenti, ha portato a galla la tragedia. Quindi si è allontanato, recandosi da una escort in un’altra zona della città, perché “lei parla tanto con me” e “mi sono rifugiato tutta la vita” da lei.

“Volevo solo andare via…”

Scampoli del racconto dell’imputato stesso nell’udienza di oggi, lunedì 20 dicembre, del Processo alla Corte di Assise di Aosta sulla morte della giovane. Falloni, rispondendo alle domande del pm Manlio D’Ambrosi (titolare del fascicolo con il collega Luca Ceccanti), ha spiegato che, a quel punto, “volevo solo andare via” ed è tornato sul luogo perché “non era possibile che era successo questo”. Quindi, si è recato a Genova, con l’idea di “andare dal pm” che a Sassari si era occupato di lui in precedenti vicende giudiziarie, perché “volevo raccontargli tutto”. Però, poi, è tornato in Valle perché “mi ha chiamato il mio amico”, che “abitava a Nus” e “mi ha dato un appuntamento il giorno dopo”. Nel viaggio di rientro, la Squadra Mobile della Questura di Aosta lo ferma e arresta.

“Non andavo da lei solo a far sesso”

Falloni, interrompendosi più volte perché in lacrime, ha quindi raccontato a giudici e giurati di essere andato da Elena, che “conosceva da un anno circa”. Ha affermato di aver incontrato la ragazza – che sugli annunci pubblicati sui siti di escort “non aveva la sua foto”, ma un’altra – “dieci/undici volte” in tutto. “Non potevo andare sempre, – ha sottolineato – perché lei voleva i soldi e io non me lo potevo permettere. Andavo solo quando avevo i soldi”. In verità, “non andavo da lei solo a far sesso, andavo a parlarle perché lei mi aiutava”. Una volta, “abbiamo solo parlato” e “non ha voluto i soldi”.

“Quel giorno mi ha preso in giro”

Il 17 aprile scorso, però, nel racconto dell’uomo, qualcosa va diversamente da altre. “Non riuscivo ad avere il rapporto e quel giorno – è la versione dell’imputato, detenuto dall’arresto, avvenuto quattro giorni dopo il fatto – mi ha preso in giro”, dicendo “tante parole brutte”, tra le quali “che ero malato, che dovevo andare dal dottore, che dovevo prendere pastiglie come un uomo anziano”. Falloni sospira ripetutamente, oscilla nervoso, continua dicendo che “lei rideva”. Il pubblico ministero gli porge un fazzoletto. “Mi stavo vestendo, me ne stavo andando”, continua, poi “l’ho presa per la gamba, non lo so perché”.

Processo Falloni
L’udienza del processo Falloni.

“Lei ha preso il coltello”

In aula, l’imputato ammette di averla “afferrata per il collo, da dietro, con il gomito mi sembra”, per averla poi lasciata ed “era strana in faccia, aveva cambiato colore”. Il diverbio, per come riportato da Falloni, continua con la donna che “ha detto che chiamava la Polizia” ed “è andata in cucina, ha preso il coltello”. Una ricostruzione confutata dall’accusa, invitando il 32enne a riflettere su come un individuo paonazzo potesse avere le energie per spostarsi in un’altra stanza, ma l’imputato ha alzato la voce, rivolgendosi al sostituto procuratore: “lei non lo sa, non c’era”.

I continui “non ricordo”

Da qui, il racconto, anche di fronte alla rilettura delle dichiarazioni rese nell’interrogatorio in cui ha confessato i fatti, è continuato con ripetuti: “non so, non ricordo”. “C’era tanto sangue per terra – ha detto l’imputato – io non so cosa ho fatto, l’ho chiamata più volte e non rispondeva”. Rispetto all’aver messo a verbale di aver colpito la ragazza alla gola con il coltello, Falloni ha reagito con “io non ricordo questa cosa, ricordo il sangue per terra. Non ce la faccio più a levarmelo di dosso”. Al pm, con la testa tra le mani e il capo chino, Falloni ha anche detto: “per lei è semplice, per me non è semplice. Lei non ha perso una persona a cui voleva bene”.

“Io le volevo bene”

Ancora: “cerco tutti i giorni nella mia testa di capire”, ma “non ci riesco, io me ne stavo andando. Io le volevo bene. Io non le avrei mai fatto del male”. L’imputato ha quindi ammesso di aver “cercato qualcosa per mettere via il coltello e, nell’antibagno, ho trovato una sacca”. Vicino alla borsa, ha aggiunto di aver trovato una busta in cui “c’erano tanti soldi”, però “non  li ho contati”, “ho preso tutto e ho messo tutto dentro”. Sul denaro, sollecitato dal suo avvocato Marco Palmieri (che lo difende assieme al collega Davide Meloni), Falloni ha dichiarato di averli “spesi, così, perché non li volevo”. Sollecitato a ricordare, ha quindi sostenuto di averli “portati in chiesa”, “dati alla gente per strada”, oltre a usarli per gli spostamenti in taxi. I telefoni, invece, “li ho spediti in Sardegna alle mie nipotine”.

“Mi hanno sempre trattato male tutti”

Sull’infanzia in Sardegna e sui rapporti con i suoi familiari, il 36enne ha mostrato uno scenario a base di difficolta ed abusi: “mi hanno sempre trattato male tutti. Io non sono mai stato come gli altri, perché avevo il sostegno” a scuola e “nessuno mi voleva, nessuno mi portava ai compleanni di nessuno”. Nemmeno “mia madre mi ha mai voluto, mi lasciava sempre con i miei nonni”. Il presidente Eugenio Gramola gli ha chiesto direttamente se abbia mai capito il motivo di queste condotte, ma lui ha risposto “no, anche adesso non mi volevano mai”.

Processo Falloni
I legali Marco Palmieri (a dx) e Davide Meloni.

La Procura integra l’imputazione

Al termine dell’esame, l’accusa ha modificato il capo d’imputazione, aggiungendo alla contestazione di omicidio volontario l’aggravante di averlo commesso per futili e abbietti motivi (la reazione alla frase pronunciata dalla vittima), che integra quella di rapina. In apertura dell’udienza, è stata affidata anche la perizia psichiatrica che dovrà chiarire se Falloni era in grado di intendere e volere al momento del delitto e se l’uomo è socialmente pericoloso.

Prossima udienza il 23 marzo 2022

Il perito ha richiesto 60 giorni per completare la relazione, dall’inizio delle operazioni, stabilito per l’11 gennaio prossimo. La difesa ha nominato un consulente di parte. La prossima udienza è stata quindi calendarizzata per il 23 marzo del 2022. Sarà utilizzata per sentire il perito sui risultati del suo esame e inizierà la discussione tra le parti, avvicinando il processo alla sentenza. L’imputato, alla luce delle contestazioni, rischia l’ergastolo.

Processo Falloni
L’avvocato Marco Palmieri.

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