E’ in calendario per la tarda mattinata di oggi, alla Corte d’Assise d’Appello di Torino, l’udienza di secondo grado nei confronti di Gabriel Falloni, il 36enne originario di Sassari, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio volontario aggravato di Raluca Elena Serban, 32enne trovata senza vita in un alloggio del capoluogo, in viale dei Partigiani, il 18 aprile 2021.
A presentare ricorso è stata la difesa dell’imputato, rappresentato dall’avvocato Marco Palmieri (affiancato dal collega Davide Meloni del foro di Aosta), insoddisfatta dal mancato riconoscimento di due temi su cui aveva puntato molto nel processo al Tribunale del capoluogo regionale. Da un canto, il non aver preso in considerazione una “componente di pericolosità sociale” dell’imputato, perché la perizia ordinata dal Tribunale conclude che “Falloni non è, al momento dei fatti, incapace di intendere e di volere”.
Dall’altro, la ritenuta sussistenza dell’aggravante per cui la Procura contestava il reato (valsa, sulla base del codice, l’ergastolo), vale a dire che Falloni si sarebbe recato da Serban (con cui era in contatto da oltre un anno, dopo averla conosciuta tramite siti erotici d’incontri a pagamento) con il preciso intento di rapinarla. Secondo gli inquirenti, coordinati ad Aosta dai pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi, l’uomo aveva una serie di debiti e sapeva quale disponibilità di contanti avrebbe trovato in casa della donna.
Per l’accusa, la versione dell’imputato, che aveva confessato l’uccisione dopo essere stato arrestato a seguito di due giorni di fuga tra Valle d’Aosta e Liguria, è stata “opportunisticamente tesa a limitare le conseguenze del processo” e, attingendo alla perizia condotta dalla psichiatra Mercedes Zambella per il processo Aosta, Falloni viene considerato dai pm “un millantatore ed un simulatore”.
La difesa aveva ribattuto che l’imputato non ha mai negato di aver preso gli 8mila euro dall’alloggio, dopo aver tolto la vita a Serban, ma “non è andato a casa della persona offesa per questo”, anche perché “se faccio una rapina per arricchirmi non spendo i soldi come ha fatto lui (aveva acquistato anche due telefoni per delle nipoti, ndr.)”. Quindi, un furto, non una rapina. Argomenti che, stamattina, torneranno al centro del dibattimento, perché la difesa sin dal processo di Aosta aveva invocato una pena che “tenga conto del vizio parziale di mente” di Falloni.
Oltretutto, aveva osservato l’avvocato Palmieri al termine del giudizio precedente, “vogliamo credere all’imputato che confessa interamente il 12 maggio, o vogliamo credergli a spezzoni”? Qualora il nuovo accertamento sullo stato psichico dell’imputato dovesse essere accolto, i tempi dovranno considerare il suo svolgimento, altrimenti si andrà verso la nuova sentenza.