Piscine regionali: per il giudice c’è stata frode nell’appalto, quattro condanne

A Gianluca e Maurizio Fea, un anno e quattro mesi di reclusione ognuno, a Nicola Abbrescia e Pamela Sorbara, cinque mesi e dieci giorni a testa. Le indagini, coordinate dal pm Ceccanti, erano state svolte dai Carabinieri.
Maurizio e Gianluca Fea lasciano il Tribunale dopo l'udienza.
Cronaca

Per il Gup Davide Paladino nell’appalto delle piscine regionali di Aosta, Pré-Saint-Didier e Verrès si è consumata una frode. Il giudice al termine dell’udienza di oggi, martedì 18 febbraio, ha condannato i quattro imputati del processo nato dalle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo a proposito del “subappalto”, da parte della società aggiudicataria (la “Regisport”) a due associazioni sportive, dell’organizzazione di lezioni di nuoto. Queste ultime – secondo la Procura – sarebbero avvenute a durate e prezzi inferiori rispetto a quelli previsti dal capitolato della gara.

Gianluca Fea, membro del Consiglio di Amministrazione della “Regisport” e dirigente regionale dell’assessorato delle opere pubbliche, nonché suo fratello Maurizio Fea, legale rappresentante della “ASD Natatio Omnibus”, sono stati condannati a un anno e quattro mesi di reclusione ognuno. Per tutti e due, il giudice ha inoltre stabilito l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno. Entrambi erano difesi dall’avvocato Maria Rita Bagalà. Nella scorsa udienza, il 5 febbraio, il pm Luca Ceccanti, che ha coordinato l’inchiesta, aveva chiesto per ognuno un anno e sei mesi di carcere.

A Nicola Abbrescia (legale rappresentante della “Regisport”, difeso dall’avvocato Andrea Giunti) e Pamela Sorbara (legale rappresentante della “ASD Aosta Nuoto”, assistita dal legale Laura Marozzo) sono stati inflitti cinque mesi e dieci giorni a testa. Per il primo, il pm aveva invocato un anno di carcere e, per la seconda, cinque mesi e dieci giorni. Nelle rispettive arringhe, gli avvocati avevano richiamato anche indagini difensive svolte, legate alle modalità per cui quello contestato come “subappalto” sarebbe stato, in realtà, un “affitto di spazi d’acqua”.

Nel processo, svoltosi con rito abbreviato (condizionato, per la sola Sorbara, all’audizione in aula di un testimone) si era inizialmente costituita parte civile, su decisione della Giunta, la Regione. All’udienza in cui si è chiusa la discussione, tuttavia, il rappresentante dell’avvocatura interna non si è presentato per depositare delle conclusioni (cioè l’indicazione di pretese economiche nei confronti degli imputati) e la costituzione è stata considerata implicitamente revocata. Piazza Deffeyes ha perso così il diritto ad eventuali risarcimenti.

Le resta da percorrere, se sceglierà di farlo, la strada della rivalsa esterna sui condannati, qualora divenisse definitivo l’accertamento delle loro responsabilità. Un cammino giuridicamente diverso, comunque possibile, per quanto meno diretto della costituzione di parte civile, che avrebbe condotto il Gup a calcolare e “presentare il conto” dei danni ritenuti riportati dall’ente pubblico (a livello patrimoniale, in ragione della frode ipotizzata, e d’immagine) contestualmente alla sentenza. Ma così non è stato.

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