Bilanci sociali di mandato, uno strumento su cui Tribunale e Procura puntano sempre di più, per “fare sì – parole del sostituto procuratore Eugenia Menichetti, pronunciate stamane in occasione della presentazione dei due documenti – che al cittadino arrivi la risposta di giustizia che cerchiamo di dare”.
Dai dossier relativi all’attività 2019 delle due strutture, consultabili sui rispettivi siti Internet, emerge un sistema giudiziario valdostano che, dopo anni a due velocità (con l’apparato giudicante in apnea nel far fronte ai procedimenti generati dall’ufficio inquirente), si sta riallineando, grazie ad una serie di correttivi intrapresa negli ultimi due anni.
“Procura ai vertici nazionali”
A monte di ogni considerazione, vi è la prosecuzione del trend di decrescita dei delitti che vengono denunciati e dei reati in generale. Una diminuzione che, in Valle, si attesta in percentuale al 21.3% e nella quale si distinguono soprattutto i furti (-32.87%), in particolare quelli in abitazione (-33.5%).
L’ufficio diretto dal procuratore capo Paolo Fortuna ha visto scendere il costo per le intercettazioni (241.401 euro, contro i 284.189 del 2018), ma “non significa che abbiamo intercettato meno, anzi il numero è salito”, ha sottolineato il pm Menichetti. L’abbattimento è, in questo caso, il frutto della realizzazione del Centro Intercettazioni Telefoniche interno e del nuovo contratto.
Salita invece a 75.499 euro, da 25.100, la spesa degli ausiliari del magistrato (consulenti, periti, traduttori, interpreti, ecc…). “È una conseguenza del tipo di reato che dobbiamo approfondire. – ha aggiunto il Sostituto procuratore – Se servono competenze specifiche, serve la figura ausiliaria, che ha diritto al compenso”.
Quanto alla produttività dell’ufficio, l’arretrato è stato smaltito in maniera sostanzialmente integrale. Allo scorso 31 dicembre, solo due fascicoli risalenti al 2018 risultavano ancora pendenti. In questo modo, ha affermato Menichetti, “possiamo concentrarci sulla qualità delle indagini”, che “tendono a compiersi nell’arco di un anno”. Ritmi che pongono “la Procura di Aosta è ai vertici nazionali”.
Quanto all’efficacia dell’azione penale, nel 2019 si sono registrate 460 sentenze di rito monocratico. 172 sono state di condanna e 60 di assoluzione, ma accanto alle prime bisogna considerare anche quelle – “favorevoli alla tesi d’accusa” – di dichiarazione di estinzione del reato (46), di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (10), di esito positivo della “messa alla prova” (42) e di patteggiamento (102). Nel caso del Tribunale in composizione collegiale, 18 i verdetti: 12 di colpevolezza e 1 di assoluzione (4 i patteggiamenti).
Ricordando, oltre a questi dati, i 450 decreti penali di condanna emessi negli scorsi dodici mesi, di cui “solo 144 sono stati opposti”, il Sostituto procuratore responsabile della comunicazione parla di percentuali che “danno l’idea di come l’azione penale venga esercitata a fronte di indagini approfondite”.
Tribunale, l’ufficio Gip in ripresa
Il primo accenno del presidente Eugenio Gramola è dedicato alla durata dei procedimenti. Una causa civile che arriva a sentenza dura, ad Aosta, 429 giorni. “È poco, – dice – perché 290 sono quelli dei termini fissati dalla legge e 30 ne ha a disposizione il giudice per scrivere la sentenza. Fa 320 e, considerando che quel 429 comprende la fase istruttoria, è un dato medio ottimo, tra i migliori in Italia”. Quanto al penale, i procedimenti monocratici a dibattimento si concludono in 151 giorni, mentre quelli del rito collegiale in 114.
L’altro dato indicato come interessante dal Presidente è la percentuale di assoluzioni: è del 13% nel rito monocratico e del 5% in quello collegiale. “Vuol dire che Procura e Giudice per le Indagini Preliminari hanno lavorato bene, – dichiara Gramola – perché è arrivata a processo gente che aveva ragione di arrivarci”. La differenza non è rappresentata da assoluzioni, “ci sono anche remissioni di querela e riti alternativi”, ma “vuol dire che la Procura ci manda fascicoli che meritavano di essere approfonditi”.
Ciò premesso, per stessa ammissione del Presidente, “dei problemi il Tribunale li ha”, non è “una sorta di ‘Città ideale’ di Tommaso Campanella”. Il principale, annoso, è rappresentato dall’ufficio del Giudice di Pace: dall’organico completamente scoperto, richiede l’applicazione di giudici onorari in servizio a Palazzo di giustizia “e questo causa ritardo” nelle cause che sono chiamati a trattare nella loro sede principale. È stato tuttavia sviluppato “un piano di rientro con scadenziario preciso”, su cui il Presidente si è impegnato a vigilare.
L’ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, “ha avuto problemi di sovraccarico” (originati dal “rapporto estremamente sfavorevole tra quattro sostituti procuratore e sette giudicanti”, con “numeri non grossissimi, ma la qualità dei procedimenti aumentata molto”), però la “roadmap” di smaltimento, che ha incluso anche l’applicazione di un altro magistrato, ha dato i suoi frutti: “non ci sono sentenze arretrate civili o penali da depositare”. Mancano alcune archiviazioni, ma si sta procedendo (“solo nell’ultimo mese ne sono state fatte 400”). Il giudizio del Presidente Gramola è che, anche per queste criticità residue, nel giro di pochi mesi, “il Tribunale possa lavorare in maniera ottimale”.